Questa volta non sono gli studenti a dovere sostenere gli esami di riparazione, ma le scuole stesse. Almeno per quanto attiene la promozione della salute all’interno degli istituti. Un’indagine realizzata dalla Fondazione Gimbe, condotta tra giugno e dicembre 2023, a cui hanno risposto 493 scuole italiane, attesta che di queste quasi la totalità, all’incirca il 95,8%, promuove nell’ambito del proprio programma scolastico un consumo e un ambiente sostenibili, ma di contro solo il 61,9% ha aderito a “Scuole che promuovono salute” (Sps), un programma dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che ha l’obiettivo di rendere la scuola un luogo che sostiene attivamente la salute e il benessere degli studenti. Allora perché rimandare le scuole a settembre? In questo quadro apparentemente positivo, emergono diverse criticità: ad esempio il 25% circa degli istituti, nonostante la formale adesione, non possiede o non è a conoscenza di un piano dedicato al programma stesso, mentre nel 40% delle strutture scolastiche non è prevista formazione del personale e il supporto all’alfabetizzazione sanitaria.
«È invece essenziale – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – che tutte le scuole sviluppino e implementino piani completi e ricevano il supporto necessario per creare ambienti di apprendimento sicuri e sostenibili, condizione necessaria per garantire un futuro migliore e più sano ai nostri studenti. Dall’altro, i mancati investimenti nella formazione del personale scolastico sui temi dell’alfabetizzazione sanitaria costituisce un ostacolo importante per l’implementazione di scuole che promuovono la salute». La survey evidenzia, inoltre, che solo poco meno del 61% degli istituti monitora regolarmente l’attuazione del programma scolastico che si incentra principalmente su alcune tematiche, trattate da oltre il 70% delle scuole: la prevenzione di violenza, bullismo e cyberbullismo, l’educazione alimentare, l’esercizio fisico, le life skills. In due scuole su tre viene approfondita anche la dipendenza da internet e videogame. «I risultati della survey – aggiunge Cartabellotta – sottolineano la necessità di implementare quanto più possibile il programma Sps, così come di progettare iniziative a sostegno delle scuole italiane per la promozione della salute pubblica e l’utilizzo consapevole dei servizi sanitari». Fondazione GIMBE con questo obiettivo ha sviluppato “La salute tiene banco”, che oltre a promuovere la salute pubblica, intende favorire la migliore conoscenza del Servizio sanitario nazionale. «Il nostro progetto – conclude Elena Cottafava, segretaria generale della Fondazione – ha l’obietto fare cultura tra i ragazzi in tema di alfabetizzazione sanitaria, materia sulla quale non è fornito supporto al personale scolastico quasi in due scuole su cinque». In buona sostanza c’è ancora molto da lavorare e da fare per migliorare, almeno per quanto concerne l’educazione alla salute nelle scuole.
Francesca Morelli