Questa sembra essere la settimana più rovente dell’estate. Quando ci si espone al sole, la prevenzione dai raggi UVA e UVB è il comportamento corretto da mantenere. Creme solari con adeguati filtri, per grandi e piccini, ad alta protezione, da applicare più volte al giorno, indumenti come magliette, ancora meglio se dotati di certificazione UPF, cappelli a tesa larga, occhiali da sole, sono gli strumenti per non incappare in scottature e altri effetti collaterali da eccessiva o inadeguata esposizione e nel tempo al possibile sviluppo di tumori della pelle.
• Pelle ambrata, la protezione continua! È convinzione comune che il “bruno” sia garanzia di pelle protetta, schermata dai rischi del sole. Non è così: anche quando la pelle ha perso il suo biancore, c’è bisogno della crema solare e il fattore di protezione non va scalato. «La pelle – spiega la dottoressa Rosa Frisario, dermatologa del gruppo di Doctolib.it, l’app gratuita che aiuta i cittadini nella gestione della propria salute (https://www.doctolib.it/)– possiede uno schermo naturale “integrato”, la melanina, che le offre un livello di protezione pari al massimo a 5, mediamente intorno a 3 o 4. Non sufficiente a tutelarla da tutti gli effetti del sole, ciò significa che diminuendo il fattore di protezione solare, anche quando si è già scurita, si riduce notevolmente la barriera di fronte ai danni causati dai raggi. Pertanto rimane valida l’indicazione ad utilizzare il fattore di protezione più elevato possibile, a prescindere dal fototipo e dal periodo, anche prolungato di avvenuta esposizione e dal colore più o meno ambrato della pelle».
• Faccio la lampada, ecco la soluzione! No, questa è sconsigliata dai dermatologi. E la ragione è subito detta: «L’intensità delle radiazioni emesse dalle lampade abbronzanti, di qualunque tipo – prosegue la dottoressa – è paragonabile a quella delle zone equatoriali, decisamente superiore a ciò a cui è abituata la nostra pelle. Inoltre, i raggi UVA emessi da questi macchinari, ossidano la melanina e non ne stimolano la produzione, un “compito” svolto invece dai raggi UVB. Quindi la lampada non prepara la pelle all’abbronzatura, anzi danneggia la cute in profondità, colpendo in particolare sostanze preziose come collagene, elastina e acido ialuronico, favorendo l’invecchiamento cutaneo, soprattutto sul viso, e la comparsa di rughe e macchie. Sono sconsigliate anche le nuove “lampade al collagene”: se da un lato l’esposizione alla luce LED, “rimpolpa” in parte il collagene presente nella pelle, aumentandone leggermente la produzione, i danni indotti dai raggi UVA, superano questo possibile “beneficio”».
• Il must protettivo è sempre il solare giusto che va anche correttamente applicato. Ogni due ore, sempre dopo i bagni al mare e in abbondanti quantità, pari a circa 2 mg per cm2 di pelle, che corrispondono in un adulto a circa 36 grammi per il corpo e a 2 grammi per il viso che andrebbe protetto con il solare tutto l’anno. È bene poi fare sempre, dopo il bagno, la doccia di acqua dolce per togliere i cristalli di sale, sia perché tendono a irritare la pelle, sia perché svolgono un “effetto specchio” che aumenta il rischio di scottature. «Se compare la febbre dopo una giornata di sole – raccomanda Frisario – è bene valutare anche l’eventuale presenza di eritema (rossore) su una zona estesa di pelle e di bolle. In questi casi, occorre recarsi al Pronto Soccorso perché potrebbero esserci anche importanti perdite di acqua, con aumento del rischio di disidratazione e le implicazioni associate». Soprattutto evitare le ore centrali della giornata (anche se non si è bambini) per esporsi al sole perché l’energia dei raggi UBV, maggiormente responsabili di scottare, di provocare danni all’epidermide e tumori della pelle, nel corso del tempo è più intensa.
• In caso di particolari problematiche della cute. Alcune patologie come la psoriasi o la dermatite atopica possono trarre giovamento dal sole, altre invece soffrono come la rosacea ad esempio o l’acne, potendo peggiorare. «La rosacea – aggiunge la dermatologa – è causata dall’iperattività dei vasi sanguigni a specifici stimoli, nelle fasi iniziali con la comparsa di couperose sulle guance e nel tempo di piccoli vasi sanguigni (teleangectasie), dovute alla minore capacità dei vasi stessi di controllare efficacemente vasodilatazione e vasocostrizione. Il sole potrebbe contribuire a fare “impazzire” questa attività, quindi meglio evitare o comunque esporsi con adeguata protezione e cappelli con ampia visiera (indicato anche in caso di pelle iperpigmentata, con melasma tipico delle donne ad esempio o lentigo solari, o per evitare iperpigmentazioni). Mentre in caso di acne la protezione solare va utilizzata tutto anno per evitare il peggioramento di brufoli e cicatrici a seguito dell’esposizione ai raggi luminosi, iperpigmentazione post-infiammatoria e rischio di tumori della pelle».
• Indumenti anti UV, aumentano la protezione dai raggi del sole. Sì e sono un alleato importante per adulti e bambini. I tessuti hanno per natura, in base a tramatura, colore e altre caratteristiche, un proprio “Ultraviolet Protection Factor” (UPF), ma gli indumenti che riportano in etichetta la dicitura UPF, sono arricchiti di ossido di zinco e biossido di titano, gli stessi ingredienti contenuti nelle creme solari. Quindi sono altamente protettivi. Magliettine e costumi anti UV d’uso e diffusi per i bambini, sono indicati anche per gli adulti, soprattutto in caso di gite in montagna, passeggiate sul bagnasciuga o in occasioni in cui non sia possibile applicare la crema con frequenza. È bene spalmare la protezione solare anche sotto gli indumenti, soprattutto se non sono anti UV, comunque sempre nelle zone non protette da questi capi di abbigliamento speciali. Inoltre per i bambini, oltre a questa strategica soluzione, usare sempre una crema solare ad alta protezione, fluida, che offre maggiore gradevolezza per la pelle e più facilità di applicazione e non unge: regole che valgono anche sotto l’ombrellone.
• Vitamina D e abbronzatura (non) vanno d’accordo. Anche solo 20 minuti di esposizione al sole delle braccia sono sufficienti per stimolare la produzione di una adeguata quantità di vitamina D. Va detto tuttavia che la pelle abbronzata riduce la produzione di questa sostanza a causa del maggiore inspessimento e all’azione “effetto barriera” generati dal sole stesso.
• Alimentazione e integratori: fanno bene al sole (e all’abbronzatura)? Sfatiamo un mito: alimenti come carote e zucca o gli integratori contenenti beta-carotene non “preparano” la pelle al sole, ma la possono aiutare a contrastare eventuali danni già avvenuti. Per una azione protettiva e preparatoria occorre fare uso invece di integratori contenenti ad esempio polipodium e nicotinamide che favoriscono l’innalzamento della MED (Dose Eritemigena Minima), quindi che aumentano la tolleranza della pelle al sole. Vanno sempre accompagnati dall’applicazione di creme durante l’esposizione.
•Mappatura dei nei, quando è da programmare. Non nel post-estate, se la pelle è abbronzata: meglio attendere che torni al colore naturale, permettendo al dermatologo una migliore osservazione dei nei. «Nei bambini – conclude la dottoressa Frisario – la prima mappatura è consiglia in adolescenza, a meno che sin dall’età pediatrica non siano presenti nei congeniti o molto estesi, superiori ai 10-15 cm. Questo perché nei bimbi è normalissimo che queste macchioline “spuntino” o si ingrandiscano con la crescita».
di Francesca Morelli