Rischio di frattura: non basta la MOC

Per diagnosticare l’osteoporosi e accertare il rischio di frattura, non è sufficiente sottoporsi alla MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), ma è necessario analizzare elementi predisponenti e intercettare i fattori di rischio. A spiegarlo è il dottor Fabio Vescini, segretario generale della SIOMMMS  (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro) e direttore della struttura operativa complessa di endocrinologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Udine, in occasione della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi (20 ottobre). <L’osteoporosi è una malattia sottodiagnosticata e sottostimata, non solo perché si eseguono poche MOC, ma soprattutto perché si pone poca attenzione alle condizioni fragilizzanti. Dobbiamo superare il paradigma che individua nella densità ossea il solo parametro in grado di restituirci la capacità dell’osso di resistere alla frattura: la bassa densità, infatti, non spiega tutto l’evento fratturativo>, sottolinea il dottor Vescini. <Sebbene sia comunque importante fare una MOC, secondo le linee guida, vi sono altri fattori da prendere in considerazione, come la qualità e l’elasticità dell’osso, nonché la familiarità per le fratture, l’età, la presenza di comorbilità, l’assunzione di cortisone protratta nel tempo, uno stile di vita poco sano o l’eccessiva magrezza. La valutazione non si esaurisce alla diagnosi densitometrica di osteoporosi; lo specialista competente deve domandarsi se quel valore di densità minerale ossea, dato il profilo personale della paziente, genererà un rischio aumentato in virtù delle condizioni fragilizzanti presenti>. È su questi elementi che Theramex, insieme al supporto di esperti e società scientifiche, vuole creare consapevolezza sia tra la classe medica che tra il pubblico, portando questi messaggi alle donne tramite i social media con la community “Sisthers” su Facebook e Instagram, e tramite il sito web “TheramexMed”.

Ecco in sintesi alcune raccomandazioni:

Analizzare tutti i fattori di rischio. Non tutte le osteoporosi portano a frattura: pur in presenza dello stesso grado di osteoporosi, un uomo su cinque e una donna su tre si fratturerà. È importante sottoporsi all’analisi del rischio e prendere in considerazione con lo specialista tutti i fattori, come la familiarità a fratture, l’età, la presenza di comorbidità, l’abuso di fumo e alcool.

Anticipare i tempi. In presenza di importanti fattori di rischio, è bene non aspettare l’evento fratturativo e sottoporsi a MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) e analisi del rischio anche prima dei 65 anni, soglia individuata dalle linee guida per eseguire la MOC nella popolazione generale: le terapie farmacologiche oggi disponibili, infatti, sono altamente efficaci anche in ottica di prevenzione, in quanto capaci di aumentare la densità minerale ossea.

Adottare uno stile di vita sano: indipendentemente dalla presenza di condizioni fragilizzanti, e ancor più in presenza di queste, si consiglia di adottare uno stile di vita sano, che comporti un’alimentazione varia e bilanciata, la pratica regolare di esercizio fisico e buone abitudini per gestire e ridurre lo stress.

Affidarsi alle terapie farmacologiche: dopo aver considerato tutte le condizioni fragilizzanti e individuata una paziente ad alto rischio, è necessario ricorrere alle terapie farmacologiche, in grado di ridurre significativamente la possibilità di frattura. Queste terapie devono essere integrate ad una corretta alimentazione e all’assunzione di integratori e di vitamina D, che comunque svolgono un’importante azione.

In menopausa, in assenza di controindicazioni, ricorrere alle terapie ormonali: la mancanza di estrogeni nell’organismo, che si verifica con l’arrivo della menopausa, può avere un impatto duraturo sulla salute della donna, determinando l’aumento del rischio di sviluppare alcune malattie, tra cui l’osteoporosi. In assenza di controindicazioni, le terapie ormonali possono offrire significativi benefici e ridurre considerevolmente il rischio di frattura. La somministrazione di estrogeni, soli o in combinazione con progestinici, o di tibolone, sono in grado di aumentare la massa ossea.

Paola Trombetta

 

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