Innovativa, interattiva, coinvolgente: affissioni in punti strategici di 15 città italiane sull’intero territorio nazionale, poster interattivi, divulgazione sui canali social. Sono questi i concept, gli strumenti e i contenuti con cui torna per il secondo anno consecutivo, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete (14 Novembre), #DiabeteFalsiMiti. Supporter della campagna di sensibilizzazione pazienti, influencer, divulgatori, medici, content creator uniti dall’impegno corale di fare (in)formazione sulla patologia, contrastare stigma e falsi miti che ancora la circondano, in particolare la forma di tipo 1, caratterizzata dall’assenza totale di secrezione insulinica, tipica di persone più giovani, e che porta spesso all’assunzione di comportamenti e stili di vita scorretti. Cause indiscusse del peggioramento della malattia, invece evitabile e contenibile. Ma non va meglio per il diabete di tipo 2, più specifico dell’adulto, determinato dalla ridotta sensibilità dell’organismo all’insulina normalmente prodotta dai tessuti bersaglio (fegato, muscolo e tessuto adiposo) e/o dalla scarsa secrezione di insulina da parte del pancreas.
Insomma la campagna ha l’obiettivo di aprire una nuova visone ed educazione sul diabete, contrastando la “diversità”, spesso avvertita da chi è affetto da diabete: un recente studio conferma, infatti, quanto lo stigma possa incidere oltre che sulla malattia anche sulla salute, peggiorandone lo stato generale, del benessere psicologico e comportamentale. «Le ricerche più recenti – spiega Riccardo Candido, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) – attestano che i pregiudizi possono portare nel paziente diabetico ad un aumento dei livelli di emoglobina glicata (HbA1c), comunque a un controllo non adeguato dei livelli di glicemia e a disordini alimentari. Comportamenti che, insieme, possono incrementare episodi di ipoglicemia e complicazioni croniche nel medio-lungo periodo, con impatti sull’autogestione del diabete e al deterioramento della qualità di vita. Non solo l’“awareness”, quindi la consapevolezza e la conoscenza della malattia, ma anche nuove tecnologie possono contribuire ad abbattere lo stigma e quindi a rompere il circolo vizioso del peggioramento del diabete. Oggi disponiamo di strumenti avanzati, molto discreti, che passano quasi del tutto inosservati, e consentono di monitorare e gestire il diabete molto efficacemente permettendo così a chi ne soffre di vivere questa condizione senza compromessi. Soluzioni che oltre allo scopo terapeutico hanno l’obiettivo di promuovere una visione del diabete libera da stigma nella quotidianità». E soprattutto di fare educazione su falsi convincimenti, secondo cui con il diabete non si può fare questo e quello, imponendo solo rinunce. «È fondamentale – prosegue il dottor Candido – che la popolazione capisca come questa condizione non impedisce di condurre una vita piena e sana così come di coltivare i propri sogni. La sinergia di una dieta equilibrata, il supporto della tecnologia e un’adeguata gestione e aderenza alla terapia evitano la possibile insorgenza di complicanze gravi. Primo passo, insieme al contrasto dello stigma, è quindi sensibilizzare alla migliore conoscenza del diabete che interessa mezzo miliardo di persone nel mondo, secondo i dati dell’International Diabetes Foundation, di cui 5 milioni stimati in Italia, 1 milione di persone inconsapevoli di avere il diabete e circa 4 milioni ad alto rischio di svilupparlo. A tutta questa popolazione vanno dati gli strumenti, informativi, non solo per gestire al meglio la propria condizione e godere di una buona qualità di vita».
Quali sono o principali pregiudizi? Comunemente si dice e si crede che:
- I dolci con il diabete sono da bandire in assoluto. Falso: anche i diabetici possono mangiare dolci, gestendo carboidrati e insulina.
- Sono giovane, non ho l’età per sviluppare il diabete. Falso: la malattia può insorgere a qualsiasi età, inclusi bambini e giovani: non è un problema esclusivo dell’età che avanza.
- Niente sport, ho il diabete. Falso: il diabete non impone la sedentarietà. Anzi, l’attività fisica è altamente raccomandata, naturalmente con una gestione adeguata.
- Lo zucchero, solo e da solo, è responsabile di diabete. Falso: molti fattori, inclusi genetica e stile di vita, concorrono alle manifestazioni di malattia.
- Niente carboidrati a tavola. Falso: i carboidrati complessi, a cui appartengono pasta, pane, riso, patate, castagne, alimenti che contengono amido e che sono a più lenta digestione e a più lento rilascio di energia prolungando il senso di sazietà, fanno parte di una dieta equilibrata per chi ha il diabete.
- È necessario seguire una dieta speciale. Falso: è sufficiente impostare un’alimentazione sana ed equilibrata per gestire adeguatamente il diabete.
- Il diabete è una questione di ereditarietà. Falso: la genetica è solo uno dei fattori e si potrebbe manifestare anche senza storia familiare.
- Il diabete rende deboli o più esposti ad ammalarsi/essere malati. Falso: una buona gestione della patologia permette di condurre una vita attiva e sana.
- Il diabete porta inevitabilmente a complicanze gravi. Falso: tenuto sotto controllo con il diabete si convive senza complicanze.
Qual è la caratteristica della campagna? Essere innanzitutto partecipativa: chiama al centro persone, pazienti con diabete e il loro coraggio di esporsi e raccontare il proprio vissuto, perché ogni storia merita di essere raccontata. Una landing page dedicata consentirà a chiunque voglia partecipare di dare voce e condividere esperienze, generare la propria card personalizzata, inserire un falso mito o una frase ricorrente, e postarla se lo desidera sui propri social.
Per aderire alla Campagna, promossa da Theras: https://falsimitidiabete.contheras.it/gmd-2024/
di Francesca Morelli
Le vaccinazioni, strumento da non sottovalutare
Sono “fragili”, eppure i pazienti diabetici si sentono “forti” di fronte alla possibilità di poter contrarre virus o patologie infettive potenzialmente pericolose, come Herpes Zoster e virus respiratorio sinciziale, e non si vaccinano, per disinformazione e mancata consapevolezza dei rischi che corrono. Meno del 40% ha infatti eseguito la vaccinazione contro tetano, morbillo/parotite/rosolia, polmonite, pertosse, difterite, meningite, a fronte di un dato migliore per la prevenzione vaccinale contro influenza e Covid che raggiunge punte di oltre il 75%. Ma ancora lontano dai livelli ottimali. È quanto emerge da un’indagine dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) condotta su 430 dei propri assistiti, finalizzata a comprendere gli atteggiamenti nei confronti dei vaccini: quali conoscono e/o hanno eseguito, le ragioni che li hanno spinti a sottoporsi o viceversa a rinunciare a questa preziosa opportunità di prevenzione terapeutica. «Rispetto alla popolazione generale – dichiara il dottor Candido, Presidente Nazionale AMD – le persone con diabete hanno maggiori probabilità di contrarre un’infezione, un rischio quattro volte superiore di ospedalizzazione a seguito dell’infezione e un rischio doppio di decesso. Il rischio di contrarre malattie infettive, da quelle più note a quello sottovalutate perché più rare, come il Fuoco di Sant’Antonio (o Herpes Zoster), la polmonite pneumococcica, la meningite batterica, l’epatite B, può avere un impatto diretto anche sul diabete, aumentando temporaneamente ad esempio i livelli di glicemia, quindi peggiorando la gestione del diabete stesso. Le vaccinazioni che permettono di difendersi da queste patologie diventano pertanto strumenti di salute irrinunciabili per chi convive con il diabete, che può approfittare dell’offerta gratuita estesa, secondo quanto previsto dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2023-2025, a vaccini Antinfluenzale e Anti-SARS-CoV-2, Anti-pneumococcico, Anti-Herpes Zoster, Antimeningococcico, Anti-Epatite B, Anti-Morbillo-Parotite-Rosolia (MPR) e anti-Varicella».
Parte così la campagna di sensibilizzazione “Con il diabete vacciniamoci”, attiva nei centri di diabetologia di tutta Italia tramite la distribuzione di locandine e brochure informative e post sui canali social, per fare corretta (in)formazione su vaccini, le loro finalità e le malattie a rischio: un bisogno insoddisfatto secondo gli stessi pazienti con diabete. «Il Fuoco di Sant’Antonio, ad esempio – aggiunge Marcello Monesi, Segretario del Consiglio Direttivo Nazionale AMD e componente del board nazionale diabete e vaccini AMD – espone, a insaputa dei pazienti, a ulteriori gravi patologie come l’ictus. Vero è che il 24% degli intervistati dichiara di non essersi sottoposto alle vaccinazioni per le poche informazioni ricevute o per l’assenza di specifiche raccomandazioni da parte del medico curante (20%), mentre il 92% degli intervistati vorrebbe essere “stimolato” dal proprio diabetologo. È necessario che il team diabetologico lavori per migliorare l’empowerment della persona con diabete, quindi non solo sulla consapevolezza nella gestione della terapia, il monitoraggio glicemico, l’alimentazione e l’attività fisica, ma anche sull’opportunità di vaccinarsi per migliorare gli esiti di salute». Occorrerà, inoltre, fare formazione anche ai diabetologi affinché affrontino il tema con i pazienti durante l’attività ambulatoriale e potenziare la collaborazione con i dipartimenti di prevenzione puntando alla creazione di percorsi dedicati all’immunizzazione, con l’organizzazione di giornate ad hoc in cui le persone con diabete possano valutare le vaccinazioni già eseguite e programmare quelle necessarie. «Anche le Associazioni pazienti possono svolgere un ruolo prezioso nell’informazione – conclude Marcello Grussu, Vicepresidente di Diabete Italia – facendo da raccordo tra il sistema sanitario e le persone. Accogliamo con favore la campagna di sensibilizzazione promossa da AMD e siamo disponibili per amplificarne i messaggi, nella convinzione che fornire strumenti di conoscenza sia essenziale per raggiungere l’obiettivo di una maggiore copertura vaccinale della popolazione». L’iniziativa è sponsorizzata in modo non condizionante da GlaxoSmithKline. F. M.