Arriva dagli Stati Uniti e avrà presto un polo di ricerca e produzione anche in Italia a Mirandola (Emilia), un nuovo sistema progettato per mantenere gli organi donati in uno stato metabolicamente attivo, simile a quello fisiologico: una condizione che consente di aumentare la percentuale di organi utilizzabili e salvare più vite. “Ogni organo non utilizzato è una vita non salvata”. Con queste parole il Dottor Waleed Hassanein, fondatore di TransMedics, che ha messo a punto l’Organ Care System (O.C.S.), tecnologia certificata CE in Europa e approvata dalla F.D.A. negli U.S.A, ha sintetizzato il significato e il valore di questa rivoluzionaria innovazione, oggi impiegata per cuore, fegato e polmone. Una tecnologia che, consentendo di mantenere gli organi donati in una condizione para-fisiologica, cioè caldi, perfusi e funzionanti, permette di validarne la vitalità e aumentare il numero di organi trapiantabili, salvando un maggior numero di vite.
O.C.S. (cuore, polmone e fegato) è quindi un sistema di monitoraggio portatile, caratterizzato dall’essere normo-termico ad organo funzionante (il cuore batte, il polmone respira, il fegato produce bile); un sistema progettato per mantenere l’organo donato in uno stato metabolicamente attivo, simile a quello fisiologico. I medici possono così monitorare i parametri chiave dell’organo funzionante, valutandone le condizioni generali, la vitalità e la potenziale idoneità. Un’innovazione grazie alla quale è possibile conseguire una percentuale di utilizzo degli organi, dopo morte cardiaca o cerebrale, superiore all’80%, che arriva sino al 98% nel caso del fegato.
«Troppo frequentemente accade che gran parte degli organi donati non venga utilizzata per il trapianto a causa dei limiti derivanti dalla loro conservazione a freddo, cioè in contenitori termici con ghiaccio», ha sottolineato il dottor Hassanein. «Questo prolungato tempo senza apporto di sangue, può causare danni permanenti agli organi. Inoltre, essendo gli organi stessi conservati in questi contenitori, non è possibile valutarne la condizione e la vitalità. Problematiche superabili con l’impiego della tecnologia O.C.S. che consente di monitorare i parametri chiave anche durante il loro trasporto».
Le ricadute positive che l’adozione della tecnologia O.C.S. potrebbe produrre anche in Italia sono state al centro dell’intervento del professor Igor Vendramin, direttore della struttura operativa complessa di Cardiochirurgia dell’Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale di Udine. «La carenza di organi è ancora elevata e alta la percentuale di pazienti che muoiono in lista d’attesa. È ben noto come il cuore rappresenti l’organo più delicato a causa della ridotta tolleranza al periodo di ischemia, che ne impone una selezione molto attenta, limitando fortemente il numero di cuori disponibili. L’innovazione tecnologica offerta dal sistema O.C.S. e la nuova modalità di gestione dell’organo ha aperto nuovi scenari nell’utilizzo di cuori definiti “marginali”, che non verrebbero utilizzati con le tecniche convenzionali, allargando il numero di pazienti trapiantabili ed offrendo, così, nuova speranza alle tante persone in attesa di un organo».
In Italia lo squilibrio tra organi disponibili e liste d’attesa ha un forte impatto anche per quanto riguarda il trapianto del polmone. «Questa situazione impone di ricorrere a donatori in morte cardiaca (CDC) o anche a coloro i cui organi hanno una idoneità marginale», ha dichiarato il Professor Marco Schiavon, della divisione di Chirurgia Toracica e Centro Trapianto del Polmone del Policlinico Universitario di Padova. «In questi casi la tecnologia O.C.S. lung viene in aiuto consentendo il trattamento e la valutazione della funzione d’organo e riducendo il tempo di ischemia polmonare. L’implementazione di questo sistema nella pratica clinica ha permesso un aumento del numero di trapianti nel nostro centro (54 procedure nel 2023), riducendo il tempo di attesa dei riceventi e, di conseguenza, la mortalità in lista d’attesa».
Considerazioni analoghe sulle positive ricadute della tecnologia O.C.S. sono venute, per quanto riguarda il trapianto del fegato, dal Professor Umberto Cillo che guida l’Unità di Chirurgia Epatobiliare e il Centro Trapianti di Fegato dell’Università di Padova.
L’Italia registra ancora un elevato numero di pazienti in lista d’attesa e quindi in pericolo di vita. I dati relativi al 2023 del Centro Nazionale Trapianti evidenziano uno squilibrio nel rapporto tra trapianti effettuati e pazienti in lista di attesa: per il cuore, a fronte di 370 trapianti effettuati, la lista di attesa evidenziava 668 pazienti, per il polmone 188 a fronte di 254 e per il fegato 701 a fronte di 920.
«Siamo consapevoli del fatto che questo divario possa, prima o poi, venire colmato con la disponibilità di un maggiore numero di organi da trapiantare», conclude Teresa Petrangolini, direttore di Patient Advocacy Lab ALTEMS, molto sensibile alle problematiche dei pazienti in attesa di trapianto. «Abbiamo anche costituito un Comitato per dare voce a queste persone che magari devono attendere anni prima di ricevere un organo. Anche perché la carenza di organi, soprattutto nel nostro Paese, è un grave problema. C’è ancora tanto da lavorare per superare la resistenza delle persone alla donazione. Siamo perciò fiduciosi che questa innovazione possa permettere l’utilizzo di un maggior numero di organi, che prima magari non si potevano trapiantare, per garantire un futuro a chi ha bisogno di un trapianto e salvare la vita di un numero sempre maggiore di persone».
di Paola Trombetta