Sono oltre 6 milioni gli italiani con patologie oculari, dei quali un terzo con una riduzione della vista invalidante, costretti ad attendere mesi, se non anni, per una visita oculistica o per un intervento di cataratta. E questo accade un po’ ovunque sul territorio nazionale. L’attuale disagio di accedere a prestazioni oculistiche di qualità, sia diagnostiche che chirurgiche, è dovuto a molteplici condizioni: tra queste il fatto che le cure oculistiche sono ritenute “elettive”, non salvavita; da ciò la scarsa attenzione delle Istituzioni per questa specialità medica, talmente sottofinanziata da assorbire solo l’1% della spesa sanitaria pubblica.
Da queste premesse nasce la “Carta della salute dell’occhio”, la prima e unica in Italia, promossa da APMO – Associazione Pazienti Malattie Oculari e realizzata nell’ambito della campagna per la prevenzione e il trattamento dei disturbi e patologie oculari “La salute dei tuoi occhi non perderla di vista”, in collaborazione con AIMO – Associazione Italiana Medici Oculisti e SISO – Società Italiana di Scienze Oftalmologiche, con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dell’Intergruppo parlamentare prevenzione e cura delle malattie degli occhi e di 18 Associazioni pazienti e Società scientifiche.
«Investire in Oculistica significa investire nella salute dei pazienti e nel risparmio per il sistema sanitario. La campagna nazionale “La salute dei tuoi occhi non perderla di vista” ha lo scopo di sensibilizzare e informare i pazienti e le Istituzioni per mettere in atto strategie di prevenzione delle malattie oculari e garantire ai pazienti l’accesso ai percorsi di diagnosi e cura migliori», dichiara Francesco Bandello, Presidente APMO, Direttore Clinica Oculistica Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. «La “Carta della salute dell’occhio” vuole spiegare quali sono le malattie dell’occhio, il loro impatto sulla vita e sui costi, quali benefici e vantaggi si possono ottenere con le cure e l’importanza della prevenzione e di regolari controlli della vista. L’oculistica è una specialità penalizzata, nella misura in cui le patologie oculari non portano a morte il paziente e non mettono a rischio la sua vita: per tale motivo non è una priorità nell’agenda istituzionale. Eppure la vista è il senso più importante: la qualità della vista condiziona fortemente la vita della persona».
Il 70-80% dei rapporti con il mondo esterno passa dagli occhi, un valore che non può essere trascurato o ignorato. Senza contare che con l’invecchiamento le prestazioni di diagnosi e cura oculari sono destinate ad aumentare. La “Carta della salute dell’occhio” tratteggia l’attuale realtà delle principali e più severe patologie oculari (retinopatie e maculopatie, cataratta, occhio secco, glaucoma e miopia), con dovizia di numeri e aggiornamenti su epidemiologia, prevenzione, fattori di rischio, diagnosi, trattamenti e novità dalla ricerca. Nei vari capitoli si parla di maculopatie e retinopatie, un gruppo eterogeneo di malattie che colpiscono la retina, come la retinopatia diabetica (RD) e la degenerazione maculare legata all’età (DMLE). C’è poi la degenerazione maculare legata all’età che coinvolge la macula, l’area centrale della retina, quella che ci permette di vedere chiaramente i colori e i dettagli. È la principale causa di cecità nei Paesi industrializzati e la terza nel mondo. La gestione delle maculopatie è radicalmente cambiata grazie all’arrivo dei farmaci intra-vitreali (anti-VEGF) che contrastano i processi pro-infiammatori e inducono il riassorbimento di liquidi. Purtroppo questi farmaci sono molto costosi e non tutte le strutture sanitarie li utilizzano. Altro capitolo della Carta è dedicato al glaucoma, determinato da un aumento della pressione intraoculare, definito anche “ladro silenzioso” della vista, causato dallo schiacciamento del nervo ottico che provoca una lenta riduzione del campo visivo e, se non curato, porta alla cecità completa.
«La prevenzione è fondamentale per cogliere all’esordio i sintomi di un glaucoma: purtroppo i pazienti ancora oggi seguono la cosiddetta “medicina del sintomo”, recandosi a un controllo dallo specialista solo quando si manifesta un problema», fa notare Teresio Avitabile, Presidente SISO, Direttore Clinica Oculistica Università di Catania. «Lo screening per il glaucoma è semplice: basta misurare la pressione endoculare attraverso una semplice manovra che richiede pochi secondi. Stessa raccomandazione vale per i difetti refrattivi, come la miopia. I controlli della vista vanno programmati sin dalla prima infanzia per proseguire da adulti. Tra le istanze che abbiamo suggerito alla politica, quella di rendere rimborsabili i nuovi dispositivi miniaturizzati per il glaucoma, mentre per i difetti della vista andrebbero promossi programmi di prevenzione circa lo stile di vita corretto e screening per gli studenti scolastici. La prevenzione è fortemente raccomandata sin dall’età pediatrica: se la visita oculistica evidenzia una miopia nel bambino, questa va attenzionata subito, perché correggere subito questo difetto visivo serve a non farlo progredire. Gli oculisti consigliano attività all’aria aperta almeno per 2 ore al giorno e una drastica riduzione dell’uso di device elettronici, e poi vale la regola del 20-20-2: 20 minuti di impegno visivo da vicino, 20 secondi in cui si guarda lontano, 2 ore all’aperto».
Cataratta e occhio secco: due patologie frequenti nelle donne
E veniamo ora a due patologie molto frequenti, in particolare nelle donne, spiegate dalla dottoressa Alessandra Balestrazzi, Presidente AIMO (Associazione Italiana Medici Oculisti), Responsabile Servizio Cornea UOC Oculistica ASL Roma 2.
«Innanzitutto la cataratta, malattia dovuta all’opacizzazione del cristallino, la lente che aiuta a mettere a fuoco le immagini sulla retina, con conseguente visione sfocata e offuscata. Si stima che il 60-70% delle persone sopra i 70 anni abbia una qualche forma di cataratta, percentuale che supera l’80% negli ultraottantenni. L’incidenza della patologia è in aumento e riflette l’invecchiamento della popolazione. Ogni anno in Italia sono eseguiti più di 650mila interventi chirurgici, uno dei numeri più alti in Europa, ed entro il 2030 potrebbero avvicinarsi al milione. La diagnosi precoce è fondamentale e l’intelligenza artificiale potrebbe rivoluzionare il modo in cui viene effettuato lo screening. L’intervento di cataratta è tra le procedure chirurgiche più sicure e frequenti in tutto il mondo e quella con il miglior costo-efficacia».
Come avviene l’intervento? Potrebbe comportare dei rischi?
«L’intervento chirurgico è uno dei più sicuri e più eseguiti al mondo. Tuttavia, è pur sempre un intervento invasivo e come tale può comportare qualche volta l’insorgenza di complicanze che con le nuove tecnologie automatizzate molto precise e raffinate, sono sempre meno frequenti. È comunque importante studiare attentamente il paziente prima dell’intervento per classificare il tipo di cataratta: ci sono casi più complicati per i quali l’intervento va preparato in maniera adeguata, prendendo tutte le precauzioni possibili. Un’altra questione fondamentale per evitare complicazioni, riguarda il paziente. È importante attenersi a tutte le prescrizioni e alle raccomandazioni che lo specialista rilascia dopo l’intervento, che vanno seguite con scrupolo, comprese le date dei controlli post-intervento».
Quali i costi per un intervento di cataratta con il SSN?
«Lìintervento chirurgico di cataratta è ambulatoriale. Questo porta a ritenere che si tratti di una procedura “semplice”; nella realtà non è proprio così. Infatti, se l’intervento viene eseguito secondo gli standard delle linee guida più aggiornate e adottando le migliori tecnologie e i device innovativi, i costi sono elevati. La strumentazione è molto sofisticata, vengono impiegati lenti e farmaci piuttosto costosi e la preparazione è delicata e impegnativa, così come la diagnostica preoperatoria; inoltre, bisogna considerare anche il coinvolgimento del personale medico e infermieristico specializzato nella fase preoperatoria, durante l’intervento e nel post-intervento. I costi di un intervento di cataratta, secondo una stima approssimativa, si aggirano tra 2.000 e 3.000 euro. Eppure, attualmente la tariffa che il SSN rimborsa all’azienda sanitaria per un intervento di cataratta è di soli 900 euro. Nell’ ultimo aggiornamento dei LEA, la quota fissata era di 800 euro, una riduzione che penalizza ulteriormente il numero di interventi di cataratta eseguiti in un anno in regime di Servizio Sanitario Nazionale e peggiora l’allungamento delle liste d’attesa. Tutto ciò comporta che i pazienti debbano necessariamente rivolgersi a strutture private, se hanno possibilità economiche. Naturalmente un intervento di cataratta nel privato ha costi molto elevati, non accessibili alla maggioranza dei pazienti che, costretti a lunghi tempi di attesa, assistono impotenti al peggioramento della vista e della loro qualità di vita. Nella Carta della salute dell’occhio si suggerisce la revisione delle tariffe di rimborso per le prestazioni ambulatoriali e l’incremento delle coperture economiche destinate alla chirurgia della cataratta, al fine di potenziare l’erogazione degli interventi da parte degli ospedali pubblici, ridurre i tempi d’attesa e coprire i costi delle procedure, delle strumentazioni e delle tecnologie più innovative».
Nella Carta si parla anche dell’occhio secco, il disturbo più frequente della superficie oculare, in cui compare l’alterazione del film lacrimale accompagnata da infiammazione, molto diffuso nelle donne.
«Colpisce dal 15 al 50% della popolazione adulta, soprattutto donne. Fattore predisponente è l’età, gli squilibri ormonali, oltre all’utilizzo di alcune categorie di farmaci. La diagnosi si avvale di esami di primo e secondo livello, mentre le terapie prevedono sostituti lacrimali per uso cronico e diversi tipi di colliri. La malattia dell’occhio secco, se di grado severo, impatta seriamente sulla qualità della vita. L’occhio secco si origina da un’alterazione del film lacrimale da cui deriva l’insorgenza di sintomi quali bruciore, sensazione di sabbia nell’occhio, fastidio alla luce. Una sintomatologia piuttosto aspecifica all’esordio che nel tempo diventa molto fastidiosa e rende difficile la vita quotidiana, specialmente per chi lavora al computer o se si trova all’aperto con il vento o al chiuso con l’aria condizionata. La secchezza oculare è più frequente nelle donne, correlata alle alterazioni ormonali che si verificano in menopausa. Ulteriori fattori di rischio sono alcune patologie autoimmuni, trascorrere molte ore davanti agli schermi di cellulari, tablet e computer, l’utilizzo di farmaci antidepressivi, antipertensivi e terapie per la tiroide. La diagnosi si basa sulla storia clinica del paziente, sulla visita oculistica completa e su una serie di test che possono identificare le eventuali alterazioni qualitative e quantitative della lacrimazione ed evidenziare alterazioni della congiuntiva e della cornea. Per il trattamento si inizia con terapie semplici come i sostituti lacrimali, l’utilizzo di occhiali da sole, la correzione delle abitudini davanti ai terminali. Importante ripetere i controlli oculistici e in alcuni casi è necessario ricorrere ad un approccio multidisciplinare che comprenda l’immunologo e il reumatologo, in quanto a volte si possono associare alla patologia dell’occhio secco problematiche in altri distretti dell’organismo. Sarebbe utile organizzare screening specifici per gli studenti delle scuole, che fanno intenso uso di tecnologie digitali e introdurre percorsi di prevenzione per i pazienti oncologici, che possono incorrere in problemi della superficie oculare a causa degli effetti collaterali delle chemioterapie».
Per info: https://associazionepazientimalattieoculari.it/Carta-salute-occhio
di Paola Trombetta