Asma grave: la parola alla professoressa Bilò

Respira. Invece non si può, perché il fiato non arriva o non abbastanza. E così anche una banale passeggiata nella natura, salire le scale, tirare un calcio al pallone, lavorare, studiare, giocare con i propri figli, vivere, diventano un ostacolo, insormontabile. Bloccato dall’asma, che tutto avvolge nella nebbia dell’incertezza di un nuovo attacco, nel silenzio che attende una nuova terapia, più efficace, che funzioni davvero. Come racconta il cortometraggio “Respira. Un nuovo vento per l’asma grave”, promosso da AAIITO (Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri) presentato a Milano, che apre a opzioni di cura importanti per i pazienti con asma grave, la forma più severa di malattia. Una vita “da vivere” in serenità, grazie ai farmaci biologici. Abbiamo parlato di asma grave, che interessa in Italia circa il 5% degli asmatici, stimati in circa 5 milioni di persone e di opportunità di cura con la Professoressa Maria Beatrice Bilò, allergologa dell’Università Policlinica delle Marche e Responsabile Formazione AAIITO.

Quali sono le maggiori criticità legate all’asma e all’asma grave?
«La diagnosi, spesso tardiva, e di conseguenza l’inizio di un trattamento mirato. Si tratta di due fattori chiave per il controllo della malattia. Ancora troppo spesso i pazienti asmatici non riconoscono di avere una malattia cronica importante, che necessita di una terapia attenta e costante. Trascurano o sospendono il trattamento quando iniziano a stare meglio, col rischio che la malattia tenda a “sfuggire al controllo”, quindi ad essere più esposta al rischio di evolvere, o riacutizzarsi anche dopo una banale influenza. Questo per ribadire che il paziente ha invece bisogno di una terapia “ad alte dosi” di spray bronchiali, una volta verificata la sua capacità di aderenza terapeutica e di utilizzo dei device».

Qual è l’indicatore che deve spingere il paziente a sospettare di avere un’asma grave?
«Di norma il paziente ne è consapevole perché la malattia sin dalle fasi inziali si presenta grave, con i tipici segnali, quali sibili, dispnea, tosse, più severi rispetto all’asma classica. Quando il paziente si rende conto di utilizzare i famaci al bisogno, ad esempio broncodilatatori, in maniera più frequente, come anche il cortisone per via orale fino alla necessità di autosomministrazione, di svegliarsi di notte, di non riuscire a correre o compiere azioni che richiedono maggiore intensità e prestazione, o l’asma tende a riacutizzarsi dopo eventi banali, come un raffreddamento (tutti indicatori da non sottovalutare), deve prendere consapevolezza del fatto che l’asma non è ben controllata, nonostante la terapia e deve rivolgersi a specialisti. È fondamentale, infatti, riconoscere e gestire precocemente e adeguatamente l’asma grave perché nell’80% dei casi si associa a delle comorbidità, cioè a delle patologie associate di cui le più importanti sono la rinosinusite cronica, la poliposi nasale, il reflusso, l’obesità che vanno trattate in parallelo, poiché potrebbero determinare, se trascurate, un aggravamento dei sintomi asmatici, una minore aderenza alla cura anche in funzione delle molteplici terapie da assumere o indurre interferenze farmacologiche. L’asmatico, in particolare l’asmatico grave, è un paziente complesso che in una percentuale non trascurabile di casi è “obbligato” per la severità della malattia a far uso continuativo di cortisone (steroidi) per via orale con tutte le complicanze che ciò comporta, in primis la possibilità che insorgano altre problematiche: ipertensione, diabete, cataratta, osteoporosi, che complicano ulteriormente il quadro clinico. È indubbio che la malattia e il contesto terapeutico incidono sensibilmente sulla qualità della vita dei pazienti, sull’attività lavorativa o di studio, sulle relazioni sociali e sullo stato emotivo che si sfoga con stati di ansia, stress, frustrazione, depressione. È quindi un dovere del clinico e un diritto del paziente giungere prima possibile ad una corretta “presa in carico” del soggetto affetto da asma grave».

Ci sono delle caratterizzazioni che differenziano l’asma nella donna rispetto all’uomo?
«Dopo l’adolescenza l’asma è più frequente nelle donne rispetto agli uomini e questo è dovuto a fattori diversi di carattere ormonale, immunologico, ambientale. La disparità di genere scompare dopo la menopausa. L’asma è inoltre più severa nelle donne, con un maggiore rischio di accessi al Pronto Soccorso, ospedalizzazioni e mortalità. Ancora, sembra che nelle donne l’asma grave si associ più frequentemente ad alcune comorbidità, come obesità e reflusso gastroesofageo. Sono in corso studi sulla popolazione femminile che ci consentiranno di profilare con più accuratezza la malattia nella donna e soprattutto la sua risposta terapeutica, aiutandoci a scegliere meglio anche in relazione ai nuovi farmaci biologici».

Di che farmaci si tratta?
«I biologici sono la novità terapeutica ed hanno rappresentato una svolta epocale nel trattamento dei pazienti con asma grave perché, a differenza dei farmaci per via inalatoria che sono sintomatici, in quanto alleviano una specifica manifestazione della malattia, i biologici vanno a incidere sul meccanismo biologico che scatena l’asma. Hanno la capacità di andare a colpire bersagli molecolari specifici, tra cui le cellule o proteine, ad esempio le interleuchine, che svolgono un ruolo fondamentale nel processo infiammatorio alla base della malattia asmatica. Inoltre, le conoscenze degli ultimi anni si sono accresciute a tal punto che oggi sappiamo che non esiste un solo tipo di asma grave, ma tante forme che possono essere identificate da fattori genetici, ambientali e molecolari diversi. Ciò per spiegare che i pazienti non sono tutti uguali, hanno caratteristiche infiammatorie di malattia diverse e come tali anche le terapie vanno diversificate e somministrate “su misura”. Oggi disponiamo di cinque biologici che ci consentono di differenziare e personalizzare la terapia andando a colpire il meccanismo infiammatorio principale in quel tipo di asma e in quel paziente, secondo precise caratterizzazioni: una “best practice” che si traduce in un sensibile miglioramento clinico della malattia – migliore controllo dell’asma e della funzione respiratoria, riduzione delle riacutizzazioni, minore ricorso al cortisone per via orale fino alla possibile riduzione e/o in alcuni casi interruzione – ovvero in un guadagno importante in qualità di vita».

Come si accede ai farmaci biologici?
«L’iter è determinato: il medico di medicina generale, nel sospetto di asma grave, avvia per conferma il paziente allo specialista pneumologo o allergologo, il quale a sua volta, lo potrà indirizzare se necessario a un centro di riferimento di alta specializzazione che disponga al proprio interno di un team multidisciplinare in grado di gestire il paziente a 360°. Qui la persona potrà accedere, se idonea, anche a una terapia con biologici. Terapia che può essere prescritta, dai centri regionali autorizzati, a pazienti che abbiano avuto riacutizzazioni nell’anno precedente in corso di trattamento, quindi che abbiano fallito con tutte le altre terapie disponibili, nell’ottenere un efficace controllo dell’asma grave. Va detto che i biologici non sono in sostituzione della terapia inalatoria, che va sempre effettuata, ma sono farmaci “add on”, cioè aggiuntivi e da somministrare in combinazione ad altri farmaci. L’efficacia dei biologici è talmente importante da poter consentire generalmente la riduzione del cortisone per via orale».

Quali sono i tempi di risposta alla terapia con biologici?
«Variano da paziente a paziente: alcuni rispondono immediatamente fin dalla prima iniezione sottocute nel braccio; altri più lentamente ma comunque con graduale miglioramento, in corso di terapia, della qualità della vita. Normalmente la risposta terapeutica va valutata a 4-6 mesi dall’inizio del trattamento con biologici. Farmaci che lo confermo, sono davvero innovativi, in tutti i loro aspetti».

di Francesca Morelli

Il cortometraggio “RESPIRA”

“Respira”, termine che ritorna come un mantra, filo conduttore del cortometraggio, ispirato da 11 testimonianze di pazienti raccolte nel libro “Dottore, ho l’asma. È grave?”, parte dell’omonima campagna di sensibilizzazione partita nel 2020. Realizzato da Filippo Losito, Riccardo Milanesi e Giovanni Abitante di Holden ai.StoryLab, il cortometraggio sfrutta l’intelligenza artificiale per generare immagini e musiche evocative capaci di trasmettere la complessità di questa condizione: una narrazione musico-visiva che guida lo spettatore in un labirinto metaforico di emozioni, timori, attese e ritorni, in cui ogni respiro diventa una sfida, rappresentando una quotidianità soffocata da blocchi invisibili, ma opprimenti. Attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia il cortometraggio trasmette un messaggio di speranza: grazie ai progressi della medicina, in particolare all’introduzione di farmaci biologici personalizzati, è oggi possibile spezzare le catene di questa malattia debilitante e restituire ai pazienti una vita più normale. “Respiriamo. Un nuovo vento soffia per tutti noi, portando nuove possibilità, nuova speranza, nuova vita. Respiriamo. Insieme”: così conclude il cortometraggio con una iniezione di speranza per un domani in cui sia possibile respirare. «Il progetto – spiega il Dottor Antonino Musarra, Responsabile comunicazione AAIITO – attraverso uno strumento originale e innovativo, vuole arrivare al grande pubblico per diffondere un messaggio di fiducia e porre una maggiore attenzione nei confronti di una condizione che colpisce profondamente chi ne è affetto. Progetti come questo ci aiutano a dare un segnale forte ai pazienti, affinché possano uscire da quella sensazione di nebbia di cui si parla nel corto». Il cortometraggio enfatizza infatti come una diagnosi corretta e l’adozione di cure mirate possano fare la differenza per questi pazienti. «Da tempo le associazioni pazienti chiedono di poter agire in sinergia con tutti gli attori coinvolti in questa patologia, per promuovere azioni efficaci e innovative», conclude Simona Barbaglia, Presidente di Respiriamo Insieme APS. Raccontare in un cortometraggio la complessità di una patologia come l’asma grave è stata una grossa sfida, un percorso tortuoso che si snoda tra mille ostacoli. È necessario aumentare l’informazione e l’educazione e bisogna lavorare affinché tutti i pazienti abbiano accesso alle più innovative opzioni terapeutiche».

Il progetto è stato realizzato con la collaborazione dell’Associazione pazienti Respiriamo Insieme APS e il contributo incondizionato di AstraZeneca, GSK e Sanofi. “Respira” è disponibile sul sito dottoreasmagrave.it e sul canale You Tube Dottore ho l’Asma. È Grave?  al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=Hkh1qh7uOi8.
Per maggiori informazioni sul progetto:

Francesca Morelli

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