Il 65% dei giovani è stato vittima di violenza: di questi il 63% ha subito bullismo, più diffuso tra i ragazzi, e il 19% cyberbullismo di cui sono più vittime le ragazze. Atti che “colpiscono” l’aspetto fisico (79%), l’orientamento sessuale (15%), la condizione economica (11%), l’origine etnica e geografica (10,5%), l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e la religione (4%), secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Indifesa 2024 di Terre des Hommes. Dati ministeriali, inoltre, riportano che più di 330 mila studenti delle scuole secondarie (14%) si espone a comportamenti a rischio sul web e che il 45% degli studenti è stato vittima di cyberbullismo. Dati, preoccupanti, che sono stati diffusi in occasione delle Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo (7 febbraio) e della Giornata Mondiale della sicurezza in Rete (11 febbraio), istituite da MIUR e dalla Commissione Europea per sensibilizzare al problema, fare prevenzione e trovare soluzioni. «La fragilità individuale delle vittime le fa percepire come diverse dal gruppo – spiega Graziella Madeo, direttrice dell’Unità di Neuromodulazione e Ricerca Clinica del Centro Brain&Care Rimini – così diventano bersagli di atti di bullismo, una forma di violenza verbale, fisica o psicologica perpetuata in maniera intenzionale. Anche la frequentazione incauta della rete espone i preadolescenti a rischi quali cyberstalking, cioè molestie insistenti e intimidatorie online, furto di identità, adescamento, alienazione dalla vita reale, insidie che spesso agiscono in sinergia». Fondamentale è non perdere di vista alcuni possibili segnali: lesioni fisiche inspiegabili, perdita o danneggiamento di oggetti personali senza spiegazione, calo del rendimento scolastico, crescente riluttanza a frequentare la scuola o certi ambienti, alterazioni del sonno e dell’appetito, ansia o disagio durante l’uso di dispositivi elettronici, rifiuto di accedere ai social media, ritiro sociale, difficoltà di concentrazione nello studio, mal di testa e insonnia, che spesso riflettono lo stress emotivo. Alcuni suggerimenti di BRAIN & CARE possono aiutare a riconoscere e contrastare il bullismo:
- Mai minimizzare il problema, ovvero non considerare il bullismo come un’esperienza “formativa” o inevitabile, in quanto banalizza il dolore delle vittime e legittima la prevaricazione.
- Responsabilizzare genitori e insegnanti. È fondamentale, oltre che sensibilizzare i ragazzi, anche formare gli adulti a riconoscere i segnali del (cyber)bullismo per pervenire o intervenire in modo efficace e creare ambienti sicuri.
- Riflettere a fondo sulle dinamiche familiari. Anche un’eccessiva protezione dei genitori può impedire ai bambini di sviluppare le competenze per affrontare difficoltà sociali, rendendoli più vulnerabili.
- Monitorare la violenza in famiglia. Questa situazione vissuta da vittime o spettatori, può favorire il maggiore coinvolgimento in situazioni di bullismo, come aggressore o vittima.
- Incoraggiare l’intelligenza emotiva. Aiutare i giovani a riconoscere, gestire e comunicare le proprie emozioni in modo sano è utile a ridurre comportamenti aggressivi e migliorare le relazioni.
- Creare spazi sicuri di dialogo. È importante creare un clima di fiducia in cui le vittime si sentano ascoltate e protette nel comunicare esperienze positive e negative. Questo consente anche di accettate le differenze di genere, orientamento sessuale, etnia o abilità, promuovendo in questo modo una cultura dell’ inclusione, alla base della prevenzione del bullismo.
- Lavorare sulle fragilità e dare supporto alle vittime. La fragilità individuale espone al rischio di diventare bersagli: con l’aiuto di uno specialista, occorre lavorare su questo aspetto, fornendo alla persona adeguato supporto. Alcune vittime che non hanno elaborato il trauma possono, infatti, sviluppare aggressività o la tendenza a prevaricare sugli altri, diventando a loro volta bulli.
Francesca Morelli