Con la fine delle vacanze e la ripresa dell’anno scolastico, inizia un periodo problematico per molti bambini. Il rientro in aula costituisce per i ragazzi in età scolare un fattore di stress, che in molti casi si manifesta con il mal di testa. Sembra infatti che la ripresa delle abitudini quotidiane coincida anche con il maggior picco di episodi di emicrania. Lo ha rivelato un vasto studio americano, condotto dal Nationwide Children’s Hospital di Columbus in Ohio, e presentato durante il 57° Meeting Annuale dell’American Headache Society di Washington, che ha preso in considerazione un totale di 1300 visite per mal di testa al Dipartimento di emergenza dell’ospedale negli anni 2010-2014. È stato così possibile per i ricercatori scoprire che le consulenze per questo problema aumentavano sensibilmente dopo il rientro a scuola, rispetto ad altri momenti dell’anno, in bambini e ragazzi di età compresa fra i 5 e i 18 anni (la situazione illustrata si riferisce a studenti americani, ma si stima che sia riferibile anche ad altre nazioni).
Le ragioni di questo incremento, spiegano i ricercatori, sono probabilmente correlate alla difficoltà di recuperare i ritmi sonno/veglia imposti dagli obblighi scolastici, di studio e impegni in genere, ma anche dal tempo eccessivo trascorso in estate davanti a tablet e pc. A questo si aggiungono pasti irregolari, un’inadeguata idratazione, il consumo eccessivo di caffeina, contenuta ad esempio in parecchie bibite gassate, e infine riposo e attività fisica insufficienti per svariati mesi.
Insomma alla fine sembrerebbe che anche la vacanza e soprattutto il post-vacanza, possano influenzare lo stato di benessere dei piccoli per colpa di un’energia cerebrale sottotono. «Il cervello – ha spiegato Howard Jacobs, specialista in materia di cefalee infantili – è come un telefono cellulare. Se non lo si ricarica, non può funzionare bene. Così avviene anche per il cervello: se non lo si collega, ovvero non gli si fornisce energia, non lavora bene e questo può essere causa di mal di testa».
Eppure per evitarne l’insorgenza sembrerebbero bastare pochi accorgimenti, attraverso l’adozione di alcune misure preventive, come l’abitudine a consumare regolarmente tre pasti al giorno, dormire a sufficienza durante la notte e non fare sonnellini durante la giornata, bere liquidi a sufficienza, cercare di ridurre il più possibile lo stress e le tensioni del bambino.
Meglio infatti ricorrere a soluzione pratiche piuttosto che a rimedi farmacologici: «Gli antidolorifici – aggiunge lo specialista – possono essere utili da un lato, ma anche peggiorare i sintomi, specie se vengono assunti troppo frequentemente. L’indicazione è quella di stringere una collaborazione tra genitori e medico di famiglia o pediatra, al fine di gestire e prevenire nel migliore dei modi il mal di testa dei più piccoli».
Ma questa non è la sola indicazione da tenere presente: occorre osservare anche il tipo di mal di testa che colpisce il bambino, perché non tutti sono uguali: «Si dovrebbe fare maggiore attenzione ai dolori che compaiono all’improvviso, con forti attacchi o le cui caratteristiche cambiano rapidamente». Quello cioè che la scienza definisce come “il primo o il peggiore” mal di testa, sebbene non sia da sottovalutare neppure la forma che arriva a interferire con la normale routine quotidiana del bambino, indicando in questo caso l’eventuale necessità di impostare una terapia medica utile a fare recuperare al bambino la sua vita di tutti i giorni. È un dato di fatto che la “vera” cefalea (non il mal di testa da capriccio per saltare un giorno di lezione) resta ancora una delle prime cause di assenza da scuola per i bambini e i ragazzi.
Ma come capire che siamo in presenza di una patologia? Va detto anzitutto che le cefalee si dividono in due grosse categorie, ovvero le cefalee tensive e le emicranie. Queste ultime sono meno diffuse e di norma si associano a un dolore più forte che può anche accompagnarsi a nausea e/o vomito, sensibilità particolare alla luce, ai rumori e agli odori, mentre la cefalea tensiva, più frequente, è paragonabile alla sensazione di una stretta intorno alla testa, senza tuttavia impedire al bambino lo svolgimento delle normali attività quotidiane nonostante il malessere.
A fare la differenza nel mal di testa sono però anche l’età e il sesso: «Generalmente il mal di testa compare e persiste dai 5 ai 9 anni di età – ha precisato Ann Pakalnis, principale autore dello studio americano e Direttore del Comprehensive Headache Clinic presso il Nationwide Children’s Hospital – con tendenza a sparire, soprattutto nei ragazzi, nella tarda adolescenza. Nelle ragazze adolescenti, invece, le emicranie di norma si presentano per la prima volta durante la pubertà, ma resistono nella maggior parte dei casi anche in età adulta».
C’è sempre in ogni studio scientifico un “take home message”, un’indicazione utile da non dimenticare. E anche questo americano non fa eccezione e suggerisce: per evitare che il mal di testa influenzi troppo la vita dei ragazzi, la prima cosa è una corretta e sufficiente idratazione nell’arco della giornata e in secondo luogo, fare attenzione che non trascorrano troppo tempo davanti a monitor e dispositivi elettronici di varia natura. Non si tratta di palliativi, lo assicurano gli esperti.
di Francesca Morelli