NUOVI RIMEDI CONTRO I DISTURBI GASTROINTESTINALI BABY

microflora intestinale, può svolgere anche un effetto protettivo, soprattutto nei confronti delle infezioni alla mucosa intestinale e al sistema immunitario.
Non sempre però la causa di insorgenza di questi disturbi è batterica; talvolta è di natura infettiva o provocata da comportamenti alimentari scorretti, come nel caso dei rotavirus e della stipsi, per i quali sono emerse alcune novità terapeutiche al recente Congresso nazionale di Antibioticoterapia in età pediatrica.
Una particolare attenzione è stata riservata alla celiachia, una malattia in aumento tra grandi e piccoli, che quasi sempre inizia in età pediatrica, con serie implicazioni nella gestione del problema per la mamma e un impatto sulla qualità di vita nei piccoli. Ecco, caso per  caso, le novità emerse nel trattamento di queste tre patologie.

Il rotavirus – Inquadriamo innanzitutto il problema. Il rotavirus rappresenta la principale causa di diarrea infettiva tra i bambini: è una forma molto contagiosa, che si trasmette per via oro-fecale o per contatto diretto ed è molto diffusa nelle comunità scolastiche. Il contagio può avvenire infatti nelle occasioni di gioco, quando ad esempio i bimbi toccano oggetti utilizzati dai compagni e mettendosi poi le mani sporche in bocca, consentono al virus di arrivare indisturbato nell’intestino dove comincia ad agire. Ma non da subito: «La malattia ha un periodo di incubazione di circa due giorni – spiega la professoressa Susanna Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e presidente SITIP (Società Italiana di Infettivologia Pediatrica) – dopo i quali insorgono febbre, disturbi gastrici, vomito e diarrea per 3-8 giorni. Nella maggior parte dei casi, quando si sviluppa una forma blanda di diarrea, i piccoli guariscono senza alcun trattamento, ma in fase acuta occorre maggiore attenzione poiché si può incorrere in disidratazione che può avere un impatto importante sull’organismo».
Per prevenire la diffusione delle malattie diarroiche, quindi anche del rotavirus, la prima azione è mantenere buone condizioni igieniche in casa, negli asili nido e in tutti gli ambienti collettivi a maggior rischio, dove convivono molti bambini, ma anche anziani o soggetti immunodepressi che possono essere fonte di contagio, a cui si aggiungono norme igieniche personali, come ad esempio lavare frequentemente le mani: aiuta ad allontanare il pericolo di virus ma non a eliminarlo.  Esiste però, nel caso specifico del rotavirus, anche una prevenzione farmacologia più efficace, che consiste nella somministrazione di un vaccino. Ed è proprio questa modalità preventiva ad essere stata rivalutata nel corso del congresso: «Perché svolga un’azione corretta e adeguata, il vaccino deve essere somministrato già dai primi mesi di vita», presegue la professoressa Esposito. «Normalmente bisogna iniziare all’età di circa un mese e completare il ciclo entro i 6 mesi di vita». Il vaccino non è una pratica nuova: la somministrazione è già routine in molti Paesi, ma non ancora in Italia, non almeno nel “calendario vaccinale”.

La stipsi – E’ comunemente nota con il nome di stitichezza e, al contrario del rotavirus con il quale non condivide neppure la natura infettiva, la stipsi denuncia una difficoltà o eccessivo rallentamento del transito intestinale. La cura è legata essenzialmente a un’adeguata alimentazione. «Da qui l’importanza per il bambino di una dieta corretta  – continua la Presidente SITIP – che preveda un adeguato apporto di fibre e un rapporto bilanciato tra grassi, proteine e carboidrati». È vero però che le fibre, spesso correlate alle verdure, agli alimenti vegetali o alla frutta, non sono affatto amate dai piccoli. Allora che fare? Il problema può essere raggirato cercando di identificare alcuni alimenti verdi graditi ai piccoli, presentandoli magari in maniera accattivante. La frutta, ad esempio, può essere servita con un cucchiaio di gelato o qualche altro stratagemma culinario, o semplicemente abbellita con un po’ di fantasia, tagliandola a spicchi per comporre un fiore, un sole, una faccia sorridente. La verdura, invece, può essere tritata e nascosta nel sugo o nel ripieno di una polpettina. E se mamma e papà dimostrano di apprezzare le verdure, di mangiarne normalmente a tavola, è molto probabile che col tempo anche il bambino impari ad apprezzarle.

La celiachia – E’ una malattia cronica, derivata da una predisposizione genetica che innesca un meccanismo di intolleranza al glutine, con varie espressioni di gravità che si possono manifestare nei primi 6 mesi di vita del bambino fino all’età scolare e all’adolescenza. «Oggi disponiamo di nuovi test – aggiunge la professoressa – che ci hanno permesso di conoscere meglio anche le forme parasintomatiche di malattia. Il che significa fare diagnosi più accurate e precoci, seguire meglio i piccoli pazienti impostando diete ad hoc, anche molto varie e con prodotti che consentono ai celiaci di avere una vita quasi del tutto normale».
E infine la professoressa Esposito dà un consiglio prezioso a tutte le mamme: «L’introduzione molto precoce del glutine, ovvero prima del 4° mese, non si fa quasi più». Un’indicazione confermata anche da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine condotto, tra il 2003 e il 2008, da medici di venti centri italiani che hanno osservato 944 bambini: tutti positivi al test genetico per la predisposizione alla celiachia e tutti con almeno un parente di primo grado celiaco. Al termine dello studio è stato possibile stabilire che né l’allattamento al seno prolungato, né l’inserimento del glutine nella dieta, tra il quarto e sesto mese di vita nel neonato, sono in grado di arrestare la degradazione della mucosa intestinale presente nei celiaci.

 

di Francesca Morelli

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