Per approfondire il tema del ruolo della donna nella cultura alimentare, all’interno di EXPO abbiamo intervistato la professoressa Evelina Flachi, presidente della Fondazione Italiana per l’Educazione Alimentare e membro del Comitato “Cibo e Scuola” del MIUR di EXPO 2015.
Un evento come EXPO focalizza l’attenzione sull’importanza dell’alimentazione. Quale ruolo ha la donna nell’educazione al cibo?
«Il ruolo della donna è fondamentale e deve essere recuperato in tutte le culture. Si concretizza soprattutto nella famiglia, come moglie e mamma che raccomanda di mangiare bene; nella scuola, come insegnante che spiega agli allievi le caratteristiche del cibo sano e genuino; in cucina come depositaria di ricette tradizionali che valorizzano i prodotti del proprio Paese. Il cibo non è solo fonte di calorie, di nutrienti. E’ anche un momento importante nell’arco della giornata per tenere unita la famiglia, per condividere gli affetti. Ed è un modo per conservare e tramandare tradizioni e culture del passato. E’ partendo dalla cultura del proprio territorio che la donna, soprattutto nelle società rurali, si “prende cura” anche della produzione degli alimenti, più attenta ai valori legati alla eco-sostenibilità. Il tutto nella ferma convinzione che il cibo deve far bene alla salute dell’intera famiglia. E deve anche “soddisfare il palato”. Non a caso le tradizioni culinarie si sono tramandate soprattutto grazie alle donne, che hanno arricchito le vecchie ricette delle nonne con qualche sfiziosa innovazione».
All’EXPO non mancheranno proposte innovative e confronti di cucine multietniche, anche se la dieta mediterranea la farà da padrona. Come vede l’approdo sulle nostre tavole di prodotti e ricette di altre cucine?
«La dieta mediterranea è indubbiamente considerata la migliore, dal punto di vista nutrizionale e della salute, come è stato di recente riconosciuto anche dall’UNESCO. Da altri Paesi provengono input di gusti e alimenti differenti che, in parte, potrebbero mescolarsi e arricchire i nostri piatti. Ma questo mix deve essere equilibrato e integrarsi al meglio con i cibi tradizionali, altrimenti ad alcuni soggetti potrebbe creare nel tempo problemi, anche di salute. Gli alimenti possono essere “buoni”, ma se vengono cucinati male diventano “cattivi”. Un esempio è il pollo: come carne bianca, cotta al naturale, fa bene alla salute, ma se viene fritto o consumato con salse troppo piccanti può nuocere all’organismo che non è abituato a utilizzare questi metodi di cottura. I cibi devono essere cucinati e consumati rispettando le tradizioni dei Paesi da dove provengono. E’ bene variare l’alimentazione e conoscere piatti di altri Paesi, consumando cibi nuovi che possono arricchire il nostro organismo di nutrienti utili, senza però dover cambiare radicalmente gusti e sconvolgere le nostre ricette».
Un altro problema che si pone è la provenienza e la certificazione degli alimenti, a garanzia del consumatore. In questo settore l’EXPO farà scuola?
«Certamente EXPO darà delle direttive ben precise relative alla produzione, distribuzione e consumo dei prodotti. A febbraio ho preso parte al “Tavolo dell’educazione alimentare”, uno dei 42 Tavoli della Carta di Milano verso EXPO, dove numerosi esperti hanno cercato di mettere a punto idee e raccomandazioni, che sono state ufficialmente formulate nella Carta di Milano, presentata in questi giorni, che verrà sottoposta all’ONU. Da questi incontri è stato particolarmente apprezzato il modello italiano della sicurezza e eco-sostenibilità dei prodotti, che molti Paesi prenderanno come esempio perché è una garanzia, oltre che di buon gusto, di salute. E allora se il cibo è salute, la donna, che è principale “artefice” della preparazione degli alimenti, deve per prima imparare a dare il giusto valore al cibo, per poi educare al corretto uso e consumo degli alimenti ed essere così garante della salute della famiglia, della società, del pianeta intero. E questo potrà diventare un messaggio importante di EXPO».
di Paola Trombetta