I NUOVI FATTORI DI RISCHIO DELL’ASMA PEDIATRICA

Si è celebrata, lo scorso 31 Maggio in concomitanza con la Giornata Mondiale senza tabacco, anche la “Giornata del Respiro”, promossa dall’Agenzia Nazionale per la Prevenzione (ANP) in collaborazione con i medici del Policlinico Universitario Agostino Gemelli e di altre strutture ospedaliere di Roma, con l’aiuto di Agetica (Agenzia Etica per il terzo settore) e delle Associazioni di pazienti promotrici BPCO e FederASMA e ALLERGIE Onlus. Perché quello del “fiato corto” è un problema che riguarda molti e ha diverse cause: fumo, tumori polmonari, questi ultimi in aumento fra le donne tanto da indire la “Campagna (permanente) di sensibilizzazione polmone rosa” (anch’essa presentata il 31 Maggio a Roma), infezioni croniche e asma, con percentuali in crescita per quest’ultima patologia soprattutto in età pediatrica. Anche in Italia dove a soffrirne è già un bambino su 10. Complici alcuni nuovi fattori di rischio che si aggiungono ai già accreditati acari, pollini e inquinamento.

I più recenti studi internazionali riconoscono, ad esempio, fra i moderni impulsi all’insorgenza di questa patologia respiratoria l’utilizzo precoce di antibiotici, assunti cioè entro il primo anno di vita. Lo attesta una ricerca dell’Università di Manchester, pubblicata sulla rivista The Lancet Respiratory Medicine, condotta su quasi 1000 bambini seguiti dalla nascita fino agli 11 anni, secondo cui i farmaci sarebbero responsabili di un aumentato rischio di sviluppare il fiato corto in età adulta. Ma non solo; gli antibiotici aumenterebbero anche la suscettibilità a infezioni virali, dovute a un’alterata immunità antivirale e ad alcune varianti di uno specifico gene (locus genico 17q21), indicatore della propensione all’asma.

Sono ancora geni e farmaci – secondo un altro studio canadese – l’accoppiata responsabile dell’asma nei bambini in età prescolare. «Diversi fattori di rischio genetici, prenatali, postnatali e ambientali – spiega la dottoressa Francine Ducharme, ricercatrice del CHU Sainte-Justine, Côte Sainte-Catherine (Canada) – si associano al respiro sibilante prescolare e diverse ricerche mostrano un deficit polmonare che può persistere in età adulta. Ciò suggerisce una maggiore suscettibilità alla malattia nei primi anni di vita, con possibili conseguenze a lungo termine, ed evidenti ricadute sul maggior utilizzo di terapie farmacologiche da parte di bambini sotto i 5 anni rispetto a ragazzi più grandi o agli adulti che combattono con il respiro sibilante e/o le crisi asmatiche».

Ma, laddove è necessaria, quale terapia prediligere, fra quelle disponibili, nei più piccoli? La risposta è emersa da un’indagine su oltre 2 mila studi sull’asma prescolare pubblicati tra il 1980 e il 2014. «Dalla nostra ricerca – continua la ricercatrice canadese – è stato possibile evidenziare che i corticosteroidi assunti quotidianamente per via inalatoria sembrano essere i più indicati per il fischio ricorrente nei bambini con sintomi asmatici intermedi o atopia (iperproduzione di immunoglobuline E – IgE), mentre la somministrazione intermittente ad alte dosi di steroidi inalatori risulta efficace nelle riacutizzazioni asmatiche da moderate a gravi, scatenate da infezioni virali. È invece ancora da chiarire il ruolo degli antileucotrienici (farmaci contro gli agenti coinvolti nelle reazioni asmatiche) nel trattamento dei più piccoli».

Tuttavia limitare l’utilizzo dei farmaci nel bambino, riducendolo di oltre due terzi e migliorando anche di tre volte il controllo della malattia, sarebbe possibile con l’adozione di un corretto stile di vita: dieta sana, attività fisica e controllo del peso. Questa “educazione” (e la conseguente riduzione terapeutica) è l’obiettivo che si propone il programma pediatrico “Io e l’asma” (www.ioeasma.it), nato nel 2009 e sviluppato a Brescia grazie alla collaborazione tra l’Università e gli Spedali Civili, alcuni centri americani leader internazionali da sempre dediti alla ricerca in questo campo e il supporto dell’Associazione Laboratorio Clinico Pedagogico e Ricerca Biomedica Onlus (ALCPeRB). «Intervenire sullo stile di vita – spiega il dottor Sebastiano Guarnaccia, Responsabile del Laboratorio Clinico Pedagogico e Ricerca Biomedica/Centro “Io e l’Asma” – non solo aiuta il controllo e la prevenzione dei sintomi dell’asma ma evita anche che si inneschino relazioni amicali difficoltose con ansia e depressione che costringono ad aumentare i farmaci e il rischio di effetti collaterali sulla crescita del bambino». “Io e l’Asma” utilizza il Percorso Diagnostico Terapeutico Educazionale (PDTE), costruito e condiviso col medico di famiglia sulle linee guida internazionali, integrandolo con l’educazione terapeutica al fine di rendere proattivi e autonomi nei confronti della gestione della malattia il bambino/ragazzo e la famiglia. «Grazie a questo programma i risultati su 730 pazienti – aggiunge ancora Guarnaccia – confermano che, dalla prima alla terza visita e dopo 6 mesi di monitoraggio, i risvegli notturni diminuiscono di quattro volte e le limitazioni nelle attività quotidiane del 60%. Inoltre si azzerano le visite dal medico, gli accessi al pronto soccorso e i ricoveri con risultati economici tangibili e l’adozione da parte dei pazienti, dopo il colloquio motivazionale, di uno o più percorsi per migliorare i nodi critici riguardanti alimentazione, attività fisica, fumo e/o relazioni amicali». Il programma di “Io e Asma” però non vorrebbe limitarsi a questa patologia: «Ora ci poniamo un ulteriore ambizioso obiettivo – conclude il professor Sergio Pecorelli, Rettore dell’Università bresciana – adattare il programma ad altre malattie croniche, estendendolo anche agli adulti».

di Francesca Morelli

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