Tira un’aria cattiva, specie per i bambini, nelle grandi città – Milano in testa – con concentrazioni di agenti inquinanti pari alle peggiori metropoli cinesi e indiane, dove i tassi di mortalità per gas tossici inalati sono altissimi. «E pensare che il 2013 è stato dichiarato dall’Unione Europea “Anno dell’aria pulita” – ha esordito Lidia Rota Vender, presidente di ALT (Associazione Lotta alla Trombosi) in occasione dell’evento “Trombosi… nell’aria”, tenutosi a Milano in Assolombarda. – I risultati finora raccolti sono terribili e confermano le preoccupazioni più di una volta espresse dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) sull’inquinamento causato da veicoli a motore, dalle industrie, dall’agricoltura e dalle stesse abitazioni». È un problema vasto, ancora non risolto (e ben lontano dall’esserlo), e a farne le spese sono i cittadini, soprattutto i bambini.
«Abito in una zona centrale di Milano – racconta il Professor Pier Mannuccio Mannucci, direttore Scientifico della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano – e ogni giorno vado a lavorare a piedi, cercando di percorrere strade a senso unico, quelle per definizione con un traffico più limitato. Passo tutte le mattine davanti a una scuola e mi colpisce vedere come quel breve tratto di strada, prossimo all’ingresso, sia intasato dalle macchine delle mamme, tutte con gli scappamenti accesi. Inutile dire quale concentrazione di smog e inquinamento si respiri in quell’area fazzoletto. Mi domando, ogni volta, se questo non possa essere evitato». E così riuscire anche a risparmiare molte vite: secondo i dati forniti dall’Oms, oltre 3 milioni di morti annue sono causate proprio dall’inquinamento che è anche responsabile nell’adulto di trombosi, infarti, infiammazioni, ictus, emboli e, nei piccoli, di asma, brochioliti e infezioni delle vie respiratorie superiori (sinusiti, adenoidi, tonsilliti). Ma i danni, per i bambini, cominciano ancora da più lontano perché uno studio pubblicato su “Lancet Respiratory” nel 2013 ha dimostrato come donne in attesa esposte a crescenti concentrazioni di particolato, ossia alle polveri sottili in particolare al PM10, partoriscano bambini di peso inferiore alla norma.
«Per contrastare questi effetti e gli enormi danni alla salute, molti con esiti nefasti – continua il Professor Mannucci – non ci sono ricette particolari, bisogna ridurre il traffico e considerare il ruolo non trascurabile dell’inquinamento indoor, presente nelle case, uffici, aule scolastiche, mezzi pubblici». In questi luoghi, secondo le più recenti ricerche sull’argomento, si attesta che gli agenti inquinanti sono maggiori rispetto all’aperto per una ventilazione viziata o inadeguata. «I più a rischio – aggiunge il Professor Sergio Harari, direttore dell’Unità Operativa di Pneumologia e direttore del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Ospedale San Giuseppe di Milano – sono i bambini nei quali il sistema immunitario non è ancora del tutto formato, la ventilazione al minuto è maggiore e l’altezza li rende più prossimi ai tubi di scappamento e dunque sensibili agli effetti nocivi». La prima protezione per i bambini, «i quali non scelgono il loro stile di vita né l’aria che respirano, ma li subiscono – commenta Anna Gerometta, presidente dell’Associazione Genitori Antismog – è metterli nelle condizioni di crescere meglio, instaurando politiche adeguate e adottando un comportamento individuale responsabile che possa contribuire a ridurre i livelli delle polveri sottili e degli inquinanti dell’aria». La prima azione è, dunque, usare l’automobile il meno possibile, soprattutto in città, ed evitando a piedi, in bicicletta o in auto le strade di maggiore afflusso o le ore di punta; trasportare i bambini che ancora non camminano nello zaino o nel marsupio, invece che nel passeggino per tenerli il più possibile lontani dal terreno e a tavola scegliere una dieta ricca di antiossidanti che contrastano gli effetti nocivi dell’inquinamento.
Ma le donne, oltre che pensare ai propri figli, hanno anche il diritto-dovere di tutelare se stesse dallo smog, perché sembrano più a rischio di sviluppare un ictus per inquinamento: «Sebbene sia ancora da validare, una spiegazione della maggiore incidenza nella donna, specie in età avanzata – aggiunge Paola Santalucia, neurologa e vicepresidente Alt – risiederebbe nelle differenze di genere anatomo-biologiche del sistema respiratorio (ha un diametro inferiore) che le rende da un lato più reattive a livello delle vie aeree e dall’altro a un possibile aumento della deposizione di polveri sottili lungo tutto l’albero respiratorio». Ma l’aiuto si Alt non si limita a fare prevenzione o a sensibilizzare al problema, agisce anche in concreto nel post-malattia e ha aperto un Forum: «”Mi curo di te” (www.altforum.it) – conclude la Professoressa Rota Vender – è dedicato a tutti coloro che vivono e assistono le persone in terapia con farmaci anticoagulanti perché hanno già avuto un evento vascolare da trombosi (infarto, ictus cerebrale, trombosi, embolia) o perché sono ad alto rischio di subirne uno». Attraverso il Forum è possibile trovare un aiuto, concreto, per risolvere problemi, migliorare la qualità della vita del malato e del care-giver, imparare a gestire le terapie salvavita, conoscere e confrontarsi. Non per aggiungere anni alla vita, ma vita agli anni: è infatti la qualità, a fare la differenza, specie nella malattia.
di Francesca Morelli