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Perchè le donne italiane fanno poca contraccezione? E quali contraccettivi scelgono? Ne abbiamo parlato con la professoressa Chiara Benedetto, direttore della Struttura complessa di Ginecologia e Ostetricia all’Ospedale Sant’Anna/Città della Salute e della Scienza, Università di Torino.
Solo il 19% delle donne utilizza la contraccezione ormonale, il 40% ricorre al preservativo, il 20% ai metodi naturali, il 20% si affida al coito interrotto. Quali sono i maggiori ostacoli per un buon rapporto con i contraccettivi?
«I principali ostacoli all’uso dei contraccettivi ormonali sono rappresentati da una serie di timori immotivati verso le terapie ormonali e gli effetti collaterali, come l’aumento di peso, che con gli attuali estro-progestinici non si modifica, e la ritenzione idrica. Alcune donne, inoltre, temono il mancato ripristino della fertilità, dopo l’interruzione del contraccettivo.Tutti miti da sfatare! Anzi, dopo l’utilizzo della contraccezione ormonale, l’ovulazione riprende subito nel primo mese dalla sospensione, nel 90% delle donne. Dopo un anno, il tasso di concepimento supera addirittura il 92%».
Altri benefici misconosciuti?
«Si tratta spesso dei benefici non contraccettivi di queste terapie ormonali, come l’efficacia nei confronti della dismenorrea, della sindrome premestruale, delle irregolarità del ciclo, dell’endometriosi e dell’ovaio policistico. Recenti studi scientifici hanno addirittura dimostrato che la mortalità complessiva nelle donne che utilizzano contraccettivi ormonali è inferiore a quella delle donne che non li utilizzano: in particolare, è stata evidenziata una riduzione della mortalità per il tumore all’ovaio, all’endometrio e al colon-retto, e per malattie cardiovascolari di natura ischemica. Non ci sono limiti, in termini di anni consecutivi nei quali una donna può assumere contraccettivi ormonali: possono essere utilizzati fino ai 50-55 anni se non sussistono fattori di rischio, come la predisposizione alla trombosi che ne sconsiglia l’utilizzo».
Molte donne hanno pregiudizi sui contraccettivi ormonali perché ritengono che possano interferire con la normale fisiologia e sono alla ricerca di un contraccettivo “light”. Da oggi è in commercio un nuovo cerotto, con un dosaggio ormonale ancora più ridotto. Ci può spiegare di cosa si tratta?
«E’ un nuovo contraccettivo ormonale combinato che si applica per via transdermica. Il cerotto contiene due componenti ormonali, che vengono rilasciate in maniera costante: il gestodene e l’etinilestradiolo. Il primo è uno dei progestinici più utilizzati nella contraccezione ed è in grado di inibire l’ovulazione con dosi più basse rispetto a quelle di altri progestinici, consentendo l’utilizzo di dosi minime. Anche l’etinilestradiolo è a basso dosaggio: 13 microgrammi anziché i 20 microgrammi della pillola. La via transdermica, infatti, evitando il passaggio epatico, consente un assorbimento più veloce e costante degli ormoni nelle 24 ore e nei 7 giorni di assunzione, a differenza della pillola che raggiunge il picco massimo dopo 24 ore e poi si riduce. Il patch offre anche il vantaggio di essere applicato una sola volta a settimana, rendendo più difficile il rischio di dimenticanze».
Come e quando deve essere applicato questo cerotto?
«Ogni confezione contiene tre cerotti: si comincia il primo giorno del flusso mestruale con un cerotto che rimane per 7 giorni. Poi un nuovo cerotto alla settimana, in totale tre settimane consecutive (21 giorni), avendo l’accortezza di applicare il nuovo cerotto in un sito diverso da quello del cerotto appena rimosso (si possono applicare sul braccio, sull’addome, sui glutei, premendo per 30 secondi). Nella quarta settimana non viene applicato alcun cerotto e durante questo periodo inizia una simil-mestruazione. Una settimana dopo la rimozione dell’ultimo cerotto, inizia un nuovo ciclo di trattamento, applicando un nuovo cerotto (lo stesso giorno della settimana in cui è stato rimosso l’ultimo cerotto precedente), indipendentemente dal fatto che il flusso da sospensione sia ancora in corso o sia terminato».
Essendo utilizzato già da un anno in Europa, ci sono dati sulla sicurezza, tollerabilità o eventuali problemi emersi dall’uso di questo patch?
«Si sono verificati temporanei sanguinamenti intermestruali o spotting in percentuale però molto bassa che diminuisce nel tempo, passando dall’11,4% al 6,8% nell’arco di 12 mesi di utilizzo. Gli effetti collaterali sono soprattutto di tipo locale, e consistono in reazioni nel sito di applicazione (rash, prurito, irritazioni, eritema e ipersensibilità), perlopiù di grado lieve, che si risolvono spontaneamente e si possono evitare cambiando ogni settimana la zona di applicazione. Anche la percentuale di distacco è molto bassa, inferiore al 5%. E’ importante evitare di applicarlo in zone dove sono possibili sfregamenti con indumenti come cinture o maniche troppo strette; oppure in zone arrossate o con tagli; o in zone dove sono applicate creme, oli, lozioni. Come accorgimento, è bene premere per 30 secondi il patch all’atto dell’applicazione. L’adesione del cerotto è stata valutata come ottima, pertanto le paure legate alla possibilità che si stacchi sono ingiustificate».
Altri benefici?
«In merito ad alcuni effetti collaterali estrogeno-correlati, è stata evidenziata una minore incidenza di mastodinia rispetto al cerotto con norelgestromina, e di cefalea rispetto alla pillola contenente 20 microgrammi di etinilestradiolo e levonorgestrel. Il patch ha un’elevata efficacia contraccettiva: il Pearl Index (l’indice usato per misurare l’efficacia dei metodi contraccettivi, che esprime il numero di gravidanze che si potrebbero verificare in un anno in 100 donne che usano un determinato sistema contraccettivo) risulta ottimale, pari allo 0,40-0,76. La tollerabilità e la compliance raggiunte da questo preparato transdermico risultano superiori a quelle di altri metodi contraccettivi, come quelli orali e di barriera. In particolare, la compliance del patch raggiunge addirittura il 98-99%».
Ci sono controindicazioni all’uso di questo cerotto?
«Sono le stesse di tutti gli altri contraccettivi contenenti estroprogestinici e sono rappresentate dalla presenza dei seguenti fattori di rischio: predisposizione alle tromboembolie arteriose e venose, come in caso di trombofilie congenite o acquisite; ipertensione arteriosa non controllata dalla terapia medica; malattie cerebrovascolari; diabete scompensato, con complicanze nefrologiche, vascolari o neuropatiche; emicrania con aura. Inoltre, come tutti i prodotti contenenti estro-progestinici non dovrebbe essere utilizzati in corso di allattamento. Le donne che hanno partorito e non allattano al seno possono iniziare ad utilizzarlo dopo sei settimane dal parto».
A quale tipologia di donna potrebbe essere più indicato questo patch?
«Lo ritengo adatto a tutte le donne. Potrebbe essere particolarmente indicato per le donne che viaggiano molto o hanno lavori stressanti, che necessitano di una contraccezione sicura, efficace e senza rischio di dimenticanza. Può essere inoltre un’efficace soluzione per le donne che hanno intolleranza al glutine o al lattosio (usati come eccipienti nella pillola). Lo vedrei molto bene anche nelle adolescenti, che spesso conducono stili di vita irregolari e riferiscono di dimenticare la pillola e di interromperne l’assunzione più frequentemente rispetto alle donne adulte. Inoltre questo patch ha un ottimo profilo metabolico, è di dimensioni minime ed è trasparente: è quindi una valida scelta da proporre alle giovanissime. Essendo un contraccettivo con una minima dose di estrogeno e con un buon profilo metabolico, può essere preso in considerazione anche nelle donne in perimenopausa che non presentino fattori di rischio».
di Paola Trombetta