www.lafestadellamamma.it, vedi news). E oggi, grazie al progetto “Diventa ciò che sei”, promosso da Groupon, in collaborazione con Piano C, l’associazione italiana che offre soluzioni personalizzate per le donne che cercano lavoro o vogliono cambiarlo, ha ottenuto il finanziamento di una “Start Up” AIRC, che prevede un percorso quinquennale per ricercatrici under 35, rientrate dall’estero, con il desiderio di avviare in Italia un proprio laboratorio in cui svolgere ricerche e studi sui tumori femminili in particolare, ma non solo. E così Federica ha potuto creare presso l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano il “suo” gruppo indipendente, dove si dedica allo studio del tumore del colon-retto. Un laboratorio già operante da qualche anno e costituito da un team di sole donne. «Non per scelta – spiega la dottoressa – ma per effettiva valutazione delle competenze e meriti femminili. Le donne sono più creative e flessibili, due doti essenziali perché in ricerca le cose possano accadere: si parte da un’idea e poi questa si sviluppa in maniera imprevedibile. Le donne sono più portate ad adattarsi alle situazioni, non hanno idee preconcette e riescono a ricavare il meglio da ogni contesto». Grazie anche al buon affiatamento: «Tra noi c’è grande sinergia – aggiunge la dottoressa Facciotti– facciamo “rete”, in cui ciascuna di noi porta le proprie competenze, senza rivalità. Per questo, l’esperienza americana è stata fondamentale, perché ha insegnato a tutte noi ad aprire la mente, confrontandoci con mentalità e modi di lavoro diversi. Sviluppare un pensiero critico consente di sapersi rimettere in gioco, pensando che non sempre si è dalla parte della ragione: una considerazione tanto più vera in ricerca, dove spesso la prima ipotesi non è mai quella corretta, ma nella quale anche un errore potrebbe portare a scoprire informazioni interessanti. Anche nel mio team operiamo così, con criticità, consapevoli che non siamo sole a fare ricerca, ma che questa è il “luogo” in cui si scambiano idee per puntare a un comune e importante obiettivo». E il nostro obiettivo è di poter attivare il sistema immunitario nella lotta al tumore. «Le cellule del sistema immunitario – dichiara la ricercatrice – sono in grado di riconoscere il tumore, ma quando si avvicinano, il tumore stesso le spegne. Abbiamo però capito quali sono gli interruttori da “azionare” per spegnere questo processo, affinché le cellule del sistema immunitario possano uccidere e non essere spente dalla malattia. Il nostro compito è ora di farli funzionare al meglio, con un chiaro obiettivo: riuscire a trovare le cure utili per tutti». Così la ricerca diventa, come i ricercatori, “cittadina del mondo”, arrivando a scoperte e applicazioni universalmente applicabili: in Italia, in Europa, a pazienti stranieri. Ovunque e a chiunque. Prima della cura, però, è fondamentale la prevenzione: «Il tumore del colon-retto – conclude la dottoressa Facciotti – colpisce le donne in percentuale inferiore rispetto all’uomo, ma sempre nella fascia di età tra i 50-60 anni. Occorre tenere alta l’attenzione non solo sui tumori prettamente femminili, come quello al seno, ma anche su altri tipi che vengono tenuti meno sotto controllo. Tra questi, il tumore al colon retto che colpisce sempre di più anche le donne». Dunque anche per la donna resta importante un esame periodico delle feci e, laddove indicata, l’esecuzione di una colonscopia e l’attenzione agli stili di vita – abolizione del fumo, riduzione o eliminazione dalla dieta di carni molto lavorate, specie carni rosse, controllo del peso prevenendo sovrappeso e obesità, regolare pratica fisica – che possono influire sensibilmente sulla componente genetica, che rimane comunque il primo fattore di rischio per i tumori intestinali.
di Francesca Morelli