La tendenza è quella di considerarla un affare da capelli bianchi, ma l’incontinenza urinaria in Italia riguarda circa 5 milioni di persone e oltre il 60 per cento sono donne. Soffrono di incontinenza non solo le anziane, ma molte donne in gravidanza, quelle che hanno partorito da poco e quelle in menopausa.
Nella vita il corpo femminile subisce forti stress e grandi cambiamenti: cambia il metabolismo, il corredo ormonale, la muscolatura perde elasticità e tono, ed ecco che basta un colpo di tosse per far fuoriuscire involontariamente qualche goccia di urina. Fastidio, disagio, ma non è il caso di rassegnarsi e nascondersi. Il disturbo può essere contrastato e senza ricorre necessariamente a soluzioni invasive come un intervento chirurgico. Sono molte, infatti, le ricerche che attestano l’efficacia contro l’incontinenza urinaria di una particolare fisioterapia: la riabilitazione del pavimento pelvico; ultimo, uno studio dell’Università di Montreal pubblicato su Menopause e condotto su 46 donne in menopausa e con osteoporosi, condizione spesso associata a una maggiore probabilità di sviluppare incontinenza.
Nelle pazienti in cui è stata testata, la riabilitazione del pavimento pelvico ha mostrato, già dopo tre mesi, di ridurre del 75 per cento gli episodi di incontinenza urinaria. Benefici che permanevano anche a distanza di un anno. La ricerca canadese si è concentrata su un tipo particolare di donna, ma l’efficacia della riabilitazione pelvica non si limita a questo caso. «Riuscire a governare il proprio pavimento pelvico porta benefici a tutte le donne e a qualsiasi età», dichiara Dialma Guida, ostetrica e presidente dell’Accademia della Rieducazione Pelvica Femminile. «Questa riabilitazione può fare molto per la qualità di vita femminile, ma le donne devono imparare a conoscere questa parte del corpo e a usarla in modo automatico e naturale come se fosse un braccio o una gamba».
Il pavimento pelvico è quell’insieme di muscoli e legamenti che chiude la parte inferiore del bacino. Nascosto tra le gambe, in una zona considerata spesso con imbarazzo, non lo si vede e non gli si dà la giusta importanza. Eppure svolge un grande ruolo nel supporto dei visceri ed è fondamentale per le funzioni urinarie, di svuotamento intestinale e sessuali.
Gravidanza, parto e il fisiologico invecchiamento ne minano integrità ed elasticità, e col tempo possono arrivare i problemi: prolassi, disfunzioni urinarie… e anche dolori durante i rapporti sessuali. «Con una fisioterapia appropriata, però, tutto questo si può prevenire. L’importante è fare un’attenta valutazione della condizione del pavimento pelvico e iniziare una riabilitazione con esercizi mirati sotto la guida della terapista che insegna alle donne a far intervenire nel quotidiano muscoli che neanche pensavano di avere», continua l’ostetrica. Già dopo 3-4 sedute la donna acquisisce una maggiore coscienza di questa parte del corpo che può allenare anche a casa e muovere in modo più consapevole durante le attività giornaliere.
«E i risultati ci sono, non solo in termini di riduzione dell’incontinenza, troppe volte trattata chirurgicamente, ma anche in termini di benefici per la postura e anche per un ritrovato benessere sessuale». Ed è bene che le donne comincino per tempo ad avere più confidenza con il pavimento pelvico. Sforzi e movimenti senza la giusta consapevolezza di quest’area nel tempo possono riservare brutte sorprese, a cominciare dallo sport che si pratica da adolescenti. «Pallavolo e altre attività fisiche d’impatto svolte senza controbilanciare le sollecitazioni, controllando il pavimento pelvico, portano a incontinenza già in giovane età ed è quindi importante che si familiarizzi con questa importante muscolatura il prima possibile».
E sarebbe anche importante riconoscere alla riabilitazione del pavimento pelvico l’importanza che merita. In molti paesi, ad esempio, dopo il parto è obbligatoria e agevolata dal sistema sanitario. In Italia è un disciplina sempre più conosciuta, ma esiste ancora molta reticenza culturale anche da parte della classe medica. «Si cerca quindi, con iniziative ed eventi, di fare informazione e prevenzione presso le donne», conclude l’ostetrica, «in modo che capiscano come agire per cercare di raggiungere un benessere fisico, emotivo e mentale lungo le varie fasi della vita».
di Cristina Gaviraghi
COME CAMBIANO LE DONNE DOPO GLI “ANTA”?
La vita delle donne “riprende” a 40 anni, ma con una svolta significativa. Riacquistano interesse per se stesse e attenzione al proprio corpo; si dedicano ad attività e passioni, soprattutto culturali – come il piacere di una lettura, l’ascolto di buona musica, la visita di una mostra – meglio ancora se queste ultime sono fatte in compagnia. Perché a questa età, le donne riscoprono il valore della convivialità e della vita sociale. A differenza degli uomini che, in maturità, diventano “casalinghi” riappropriandosi del ruolo di capo famiglia o di referente per i propri cari e per questioni di ordine pratico. Lo rivela un’indagine Doxa-TENA “Il tempo che mi cambia, cosa mi fa la differenza?”, realizzata on-line in gennaio su un campione di oltre 570 persone di età compresa fra 40 e 65 anni, di cui oltre 300 donne. «Gli italiani – commenta Clara Salmeri, Qualitative Research Manager – forti della consapevolezza dei propri gusti e delle loro preferenze, scelgono di coltivare e dedicare il proprio tempo a passioni certe, piuttosto che esplorare nuovi e molteplici orizzonti contemporaneamente».
Ma la “seconda giovinezza”, per gli italiani, non è solo occasione di cambiamento nelle abitudini o del tempo libero, è anche fonte di qualche timore per la salute. A preoccupare sono soprattutto i disturbi alla vista (85%), l’insonnia (73%), i problemi digestivi (68%), l’incontinenza e i disturbi urologici (49%), questi ultimi vissuti con maggior apprensione per l’impatto sulla qualità della vita, come rivelato da un italiano su 3. «L’incontinenza urinaria – dichiara Debora Marchiori, specialista in urologia a Bologna e rappresentante nazionale Gruppo Giovani Società di Uro-Oncologia – è ancora vissuta come un tabù e un forte limite al proprio stile di vita». Per risolvere questo problema, secondo un italiano su 3, sono soprattutto i prodotti specifici per l’incontinenza (29%) che offrono diverse protezioni secondo i gradi del disturbo, seguiti dalla ginnastica pelvica (15%) e dalla dieta (6%). «Sul rapporto tra la comparsa del problema urinario e il proprio corpo – continua la dottoressa – le donne sembrano meno spaventate, rispetto agli uomini, all’idea che questi fenomeni possano associarsi all’inevitabilità del tempo che passa. Una delle ragioni potrebbe essere attribuibile al fatto che sono più abituate a considerare il proprio corpo in continua trasformazione o forse perché sopportano meglio la malattia». Inoltre le donne sono anche più propense ad avvicinarsi a servizi e iniziative utili, a conoscere e convivere con problemi di salute legati all’età, incontinenza urinaria compresa, senza cambiare il proprio stile di vita e senza perdere in qualità.
Per ulteriori informazioni su iniziative e servizi: www.dedicatoame.it.
(Francesca Morelli)