Gli ormoni fanno parte della fisiologia delle donne e contribuiscono al benessere generale. E quando mancano, la salute ne risente. Nelle donne in età fertile, soprattutto durante la gravidanza, c’è un aumento di queste sostanze per preparare il terreno alla crescita del feto. In altri periodi, come la menopausa, c’è invece un netto calo ormonale che influenza negativamente la salute della donna. Le conseguenze sono note a tutte: vampate, atrofia vaginale, insonnia, disturbi dell’umore, calo del desiderio sessuale e delle performance fisiche. Come ovviare a questi inconvenienti? Esistono terapie che potrebbero sostituire gli ormoni, in caso di carenze, e quando consigliarne l’assunzione?
Ne abbiamo parlato con Rossella Nappi, professore associato di Clinica Ostetrica e Ginecologica presso il Dipartimento di Scienze cliniche-chirurgiche, diagnostiche e pediatriche dell’Università degli studi di Pavia, in occasione del 17° Congresso della Società Internazionale di Ginecologia Endocrinologica (ISGE), che si è appena concluso a Firenze.
Quale ruolo hanno gli ormoni nella donna in età fertile?
«Gli ormoni sessuali, estrogeni e progesterone anzitutto, ma anche una piccola quota di androgeni, hanno un ruolo fondamentale: non solo perché regolano la funzione riproduttiva femminile e dunque la fertilità, garantendo il buon funzionamento degli organi che sono responsabili dell’ovulazione (ovaio) e della mestruazione (utero), ma agiscono anche a livello di organi e apparati (cervello, osso, cuore, mammella, pelle, ecc) al fine di sostenere il corpo femminile, preservandone la salute. La “macchina biologica donna” funziona dunque al meglio se l’equilibrio ormonale è garantito da una regolare attività del sistema riproduttivo. Questo serve a preparare la donna al suo compito più importante, che è quello di affrontare una gravidanza in salute. Gli ormoni della riproduzione, soprattutto gli estrogeni, sono dunque un privilegio che la natura ha fornito alla donna per essere più forte biologicamente nel momento in cui deve adattarsi al cambiamento fisico e mentale della gravidanza e prepararsi al parto. E’ chiaro poi che gli ormoni sessuali influenzano anche altri aspetti della vita femminile come la salute ossea e cardiovascolare, oltre a modulare il tono dell’umore, l’estetica cutanea…».
Parliamo quasi sempre di pillola contraccettiva solo per evitare le gravidanze. Quando invece possiamo utilizzare questi ormoni a scopo terapeutico?
«La pillola introdotta negli anni ‘60 ha rappresentato una rivoluzione copernicana nella vita della donna ed è stato un importante strumento nel percorso di emancipazione femminile, perché le ha permesso di scegliere con chi e quando diventare madre. Oggi, però, la pillola è sempre più un importante strumento terapeutico nelle mani del ginecologo per prevenire e curare molte patologie connesse al disequilibrio ormonale, come per esempio la sindrome dell’ovaio policistico e l’endometriosi, che rappresentano due principali killer della fertilità femminile, se non adeguatamente curati. La pillola serve anche a regolarizzare il ciclo mestruale, ridurre il dolore associato alla mestruazione e i flussi mestruali abbondanti, oltre a migliorare il problema dell’acne e della peluria superflua, stabilizzando il tono dell’umore».
Anche nelle donne non fertili si usano gli ormoni per aiutare il concepimento. Gli ormoni dunque sono una “linfa” che nutre il corpo e lo prepara addirittura alla gravidanza?
«Esatto, senza ormoni della riproduzione, la donna non è donna a tutti gli effetti. Le terapie della fertilità hanno lo scopo di ottimizzare il momento dell’ovulazione per aiutare il processo della fecondazione, naturale o in provetta. Gli schemi di trattamento attualmente disponibili sono sempre più sicuri sul versante del tipo di molecole e sul loro dosaggio: le donne dunque non devono temere gli effetti collaterali e i rischi a lungo termine. E’ giusto ricordare a tutte le donne che in gravidanza si raggiungono livelli di ormoni estrogeni e progesterone elevatissimi, proprio a protezione della madre e del bambino: di conseguenza non dobbiamo avere timori ingiustificati sull’uso corretto di una terapia ormonale».
E’ durante la menopausa, la fase più critica della donna in cui la produzione ormonale cala all’improvviso, che gli ormoni diventano “indispensabili”. Vogliamo sfatare i falsi miti e riabilitare queste sostanze come fondamentali per la salute della donna, soprattutto a questa età?
«La terapia ormonale sostitutiva, la cosiddetta Tos, ha attraversato alterne vicende a causa di studi condotti circa 15 anni fa, tra cui il tanto discusso studio americano Whi (Women Health Initiative), che hanno sottolineato ipotetici rischi per la salute femminile se assunti per lungo tempo, più di 5 anni, soprattutto sul rischio di tumore della mammella, senza ottenere un’adeguata protezione sul versante cardio-vascolare e neurodegenerativo. In realtà, dopo attente rivisitazioni di queste casistiche di donne americane e alla luce dei moltissimi studi che sono stati pubblicati negli ultimi anni, si è capito che la Tos assunta nel periodo della perimenopausa/immediata postmenopausa ha più vantaggi che rischi nelle donne con vampate di calore moderate/severe, perché questi sintomi rappresentano, se non vengono adeguatamente curati, un segnale di pericolo per l’organismo femminile, indicando per il futuro un maggior rischio cardiovascolare, metabolico e cognitivo. Per di più la Tos è una terapia importante per prevenire l’osteoporosi e migliorare i disturbi dell’apparato genito-urinario, come secchezza vaginale, dolore nell’intimità, sintomi urinari, che hanno un impatto molto profondo sulla vita personale e di coppia. Preparazioni ormonali sempre più sicure e selettive, a basso dosaggio e ben tollerate, sono oggi disponibili ed è compito del ginecologo decidere con la donna se la Tos è indicata e a quale scopo, facendo un bilancio corretto benefici/rischi, sulla base della storia familiare e personale della donna. Non si deve infine dimenticare la prevenzione primaria in menopausa, che si raggiunge con stili di vita corretti: no fumo, no alcol, sì invece a esercizio fisico e dieta bilanciata. E’ giusto sapere, per esempio, che essere in sovrappeso è un fattore di rischio ben più grande per il tumore al seno, rispetto ad aver assunto la Tos per 5 anni».
Pareri controversi sull’uso della Tos: quando fa bene alla salute della donna e quando invece deve essere evitata? Sono in arrivo nuove molecole simil-ormonali (bazedoxifene) che sembrano essere indicate anche alle donne che hanno avuto un tumore. E funzionano bene sui sintomi della menopausa.
«La Tos fa bene alla donna quando ci sono dei sintomi della menopausa severi che interferiscono con la qualità della vita, ma che soprattutto rappresentano un indicatore di fattori di rischio ben più importanti come ipertensione, ipercolesterolemia, resistenza all’insulina…, che possiamo considerare l’anticamera della patologia cardiovascolare, il killer numero uno nelle donne sopra i 65 anni. Se la donna passa la menopausa indenne, cioè con sintomi lievi che si possono arginare con un corretto stile di vita o con integratori studiati appositamente per questi disturbi, la Tos non serve perché avere pochi sintomi significa che l’organismo non è così sensibile alla carenza ormonale e dunque rischierà meno per il futuro. Riguardo alle nuove molecole in arrivo, sono certamente più sicure, perché combinano basse dosi di estrogeni con una molecola, come bazedoxifene, che ne contrasta gli effetti proliferati negativi, per esempio su utero e mammella. In questi casi non abbiamo la necessità di usare il progestinico che sembra essere il principale colpevole, se usato per più di 5 anni, dei rischi associati alla Tos convenzionale. Dire però che, anche le donne che hanno avuto un tumore della mammella possano usare questi farmaci, è prematuro e non corretto. Dovremo aspettare anni e ancora tanta ricerca per poter fare questa affermazione. Nel frattempo per queste pazienti possono essere indicate molecole non ormonali, da poco in commercio, per il sollievo dei sintomi della menopausa, come le vampate di calore e la secchezza vaginale».
a cura di Paola Trombetta