Il sole invernale danneggia la pelle, ma gli italiani sembrano non essere consapevoli. Secondo una recente ricerca, condotta da GfK Eurisko, oltre 2 milioni di vacanzieri “fuori stagione” tornerebbero a casa scottati dopo una settimana di relax in montagna, sulle piste da sci, o anche dal solleone delle isole tropicali. Le scottature, sia d’estate che d’inverno, sono il principale rischio di melanoma. E’ il tumore della pelle più aggressivo e temuto, in aumento anche in Italia (oltre 11mila nuovi casi nel 2015), la cui mortalità annua resta ancora elevatissima: 1.900 casi, cinque ogni 24 ore. Se si considera poi che ogni italiano, in media, accumula ben 5-6 scottature nell’arco della vita (eritema compreso che è la prima forma di bruciatura), che il 15% supera la soglia critica delle 10 ustioni e il 7% ne subisce addirittura più di 20, la questione assume aspetti davvero… scottanti per il Dna, che viene messo ko. E una volta “bruciato”, il danno è irreparabile. Per questo, anche d’inverno, non si deve abbassare la guardia verso la protezione della pelle: sulle piste da sci è corretto mettersi la protezione solare adeguata al proprio fototipo e in abbondanza, perché non solo la pelle d’inverno è fuori allenamento nel ricevere i raggi del sole, ma anche perché i rischi aumentano quando ci si espone in modo intenso e intermittente, come accade durante i week-end o nelle settimane bianche.
«Non bisogna poi trascurare il fatto che i livelli di raggi ultravioletti aumentano del 10-12% ogni mille metri di altezza e che la neve riflette circa l’80% dei raggi contro il 25% del mare e il 15% della sabbia», puntualizza la professoressa Paola Queirolo, Presidente dell’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI) e responsabile DMT Melanoma e Tumori Cutanei dell’IRCCS San Martino di Genova.
Più a rischio di melanoma sono i giovani e le donne, non solo quelli che vanno a sciare. Lo sono soprattutto nell’età compresa tra i 18 e i 34 anni: hanno infatti dichiarato di amare le lampade, che emettono raggi ad alte dosi, danneggiando l’epidermide con un rischio maggiorato del 16% di incorrere in un melanoma. Non a caso in Italia e in Europa il sole artificiale è stato vietato ai minorenni, che si sono scottati negli ultimi anni con una media di un caso su 3, in modo più frequente nelle donne rispetto agli uomini. «Un dato, quest’ultimo che riflette le stime dello sviluppo del melanoma divenuto tra 0 e 39 anni la seconda neoplasia più elevata per frequenza tra i giovani, a tal punto che si verificano sempre più casi di malattia a soli 50 anni, di cui un caso su 5 prima dei 40 anni», conferma Michele Del Vecchio, referente dell’Unità Melanoma di Medicina e Oncologia 1, del dipartimento di Oncologia dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano. «Con un’incidenza quindi più che raddoppiata negli ultimi 30 anni e una crescita di circa il 3% all’anno, sia negli uomini che nelle donne».
La prevenzione è dunque fondamentale, ma non solo verso il sole che è comunque necessario perché procura vitamina D all’organismo, incapace di sintetizzarla. Occorre effettuare anche controlli periodici annuali dei nei (invece il 62% degli italiani non si è mai sottoposto a una “mappatura”), soprattutto se si appartiene alla popolazione più a rischio, cioè con la pelle molto chiara, familiarità per questa neoplasia o un numero di nei superiore alla media. Occorre anche seguire una sana alimentazione, nei confronti della quale resistono però falsi miti. Infatti circa la metà degli italiani crede che tutta la frutta e la verdura abbia il potere di diminuire il rischio di insorgenza del melanoma, incriminando invece la carne rossa. Non si può generalizzare, perché gli alimenti non sono mai tutti rigorosamente buoni o cattivi. Facciamo l’esempio della frutta. «Uno studio statunitense avrebbe negato la “bontà” degli agrumi sul melanoma, stabilendo un possibile incremento tra il consumo quotidiano di questi frutti e lo sviluppo di malattia», fa notare il dottor Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative della Fondazione Pascale di Napoli. «Mentre una bevanda spesso demonizzata quale il caffè, sempre in uno studio americano, avrebbe dimostrato un potenziale effetto benefico, con riduzione del rischio di melanoma del 20% tra i bevitori di 4 o più tazzine di caffè giornaliere».
Anche nell’ambito della cura ci sono stati progressi: «Negli ultimi dieci anni, grazie alla ricerca, siamo riusciti a caratterizzare il melanoma a livello molecolare, ovvero del Dna, scoprendo la ricorrenza di alcune mutazioni, quali il BRAF, presente in circa un paziente su 2 con melanoma, e il NRAS e KIT che regolano la crescita cellulare», dichiara il professor Giuseppe Palmieri, responsabile dell’Unità di Genetica dei Tumori del CNR di Sassari e Presidente eletto IMI (Intergruppo Melanoma Italiano). «Un’ulteriore scoperta riguarda l’importanza dell’ereditarietà: il 10% dei pazienti con melanoma sembra avere almeno un parente di primo grado affetto dalla stessa patologia». Queste informazioni hanno consentito di cambiare l’approccio nella cura, soprattutto in caso di malattia avanzata, cioè con metastasi, dove la chemioterapia era considerata il trattamento standard, con un sensibile miglioramento delle aspettative di vita. Grazie all’identificazione di quei geni specifici, coinvolti nello sviluppo del melanoma, è stato possibile creare farmaci mirati a riconoscere e colpire proprio “quel” bersaglio molecolare alterato, secondo una medicina di precisione che consente di calibrare l’intervento terapeutico sulle caratteristiche della malattia e offrire un trattamento personalizzato al paziente.
Oggi infatti le possibili linee di cura sono due: «Abbiamo le terapie target o a bersaglio molecolare che comprendono farmaci quali il vemurafenib, dabrafenib, trametinib e cobimetinib, sviluppati per bloccare quei geni che causano la crescita e la diffusione delle cellule tumorali. Particolarmente efficace nel melanoma avanzato e metastatico BRAF mutato sembra essere l’associazione di vemurafenib+cobimetinib, già approvata dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), in grado di aumentare sensibilmente la sopravvivenza media di circa 2 anni e una riduzione del rischio di mortalità del 30%. A favore anche di una diminuzione della tossicità cutanea». La seconda opzione terapeutica riguarda gli anticorpi immunomodulati, o immunoterapia: ipilumab, pembrolizumab, nivolumab: «In questo caso – conclude la Queirolo – si stimolano le difese immunitarie ad agire contro il tumore a favore di un migliore controllo della malattia». L’immunoterapia approvata nel trattamento del melanoma metastatico utilizza interferoni e interleuchine: una terapia ad alto dosaggio che presenta effetti collaterali anche importanti e che necessita di essere somministrata in contesti ospedalieri, da un’équipe di esperti e in casi ben selezionati.
di Francesca Morelli
“IL SOLE PER AMICO”: LA CAMPAGNA DEDICATA AI PICCOLI
È partita dalla Liguria e toccherà altre 6 regioni, la campagna “Il Sole per amico”, promossa da Imi (Intergruppo Melanoma Italiano) con la collaborazione del Ministero dell’Istruzione, il patrocinio del Ministero della Salute e dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, Aiom, realizzata grazie a un contributo di Merck & Co, tramite la consociata italiana Msd. Medici dermatologi del GIPMe (Gruppo Italiano Polidisciplinare sul Melanoma), attraverso simpatici personaggi appositamente ideati quali Rey, un alieno catapultato sulla spiaggia da un’astrobolla solare, e due fratellini “terrestri” Geo e Gea, insegneranno ai bambini, ma anche ai grandi (insegnanti e genitori) i segreti per proteggere la pelle dal sole.
È a questa età, in cui la pelle è più sensibile e delicata, che si comincia ad alimentare il rischio di melanoma: infatti le scottature prese nell’infanzia possono innescare un processo patologico che, anche a distanza di molti anni, è in grado di favorire, soprattutto in soggetti predisposti, lo sviluppo di questo tumore, spesso sollecitato dalla scorretta esposizione ai raggi UV solari e/o a fonti artificiali «Sono molto orgogliosa – afferma Paola Queirolo – che proprio la mia Regione, la Liguria, abbia dato il via alla campagna “Il Sole per amico”, insegnando ai bambini a “salvarsi la pelle” con l’acquisizione delle giuste regole e modalità per esporsi al sole e ridurre così, già dalla più tenera età, il rischio di tumori cutanei per tutta la vita».
Ulteriori informazioni sui rischi di un’esposizione non protetta ai raggi UV o i tumori della pelle, si possono trovare sul sito www.ilsoleperamico.it e sulla pagina Facebook: www.facebook.it/ilSoleperamico. (F.M.)