Sono trascorsi dieci anni dalla legge contro il fumo nei luoghi pubblici (10 gennaio 2005), che in parte ha scoraggiato molti fumatori e ha tutelato anche la salute di chi subiva il fumo passivo. I risultati ottenuti in questi dieci anni sono stati presentati di recente a Roma, in un incontro promosso dalla Consulta sul Tabagismo e dall’Agenzia Nazionale per la Prevenzione, in occasione della Giornata nazionale dei diritti dei non-fumatori. A commentarli è stato lo stesso firmatario della Legge, ex-ministro della Salute Girolamo Sirchia, attuale presidente della Consulta sul Tabagismo. «La proibizione di fumare nei luoghi pubblici ha ridotto del 18% la percentuale dei fumatori e del 25% la vendita di tabacco», ha commentato lo stesso Sirchia. «Ma il dato più significativo è la riduzione dell’11-13% degli infarti acuti. Questa legge, dunque, che è una delle prime in Europa e nel mondo, ha rappresentato un decisivo progresso per la salute pubblica e ha ottenuto un consenso popolare senza precedenti dell’88%».
Diversi studi condotti in questi anni hanno dato l’allarme anche sul pericolo del fumo all’interno delle automobili, non solo per l’aria insalubre, ma per l’aumento di disattenzione alla guida, motivo per cui il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin si è fatta portavoce della proposta di un decreto per vietare di fumare nelle auto, soprattutto in presenza di bambini.
Per diffondere la cultura della prevenzione, in particolare a livello scolastico dove si registra un aumento di fumatori tra i giovanissimi (la prima sigaretta viene fumata a 11 anni), è stato presentato in questi giorni un progetto educazionale, realizzato dagli allievi delle scuole medie dell’Istituto Visconti di Roma, promosso dall’Agenzia Nazionale per la Prevenzione e dalla Fondazione “Il Sangue” di Milano. «Si tratta di un web-film interattivo, della durata di circa 70 minuti, sui pericoli che provoca il fumo di sigaretta: “The Answer” (La risposta siamo noi) è una sorta di video-game che permetterà all’utente di intervenire, muovere i personaggi e decidere la loro sorte», conferma Giacomo Mangiarancina, presidente dell’Agenzia nazionale per la prevenzione (ANP), coordinatore del progetto, con la dottoressa Anna Parravicini. «Verrà infatti utilizzato un sistema di interazione simultanea che ha una potente capacità di catturare l’attenzione dell’individuo, diventando lui stesso protagonista e trovandosi nella condizione di dover decidere di far agire il suo personaggio. La storia di questo web-film verrà poi ripresa in un vero e proprio film, girato in primavera, dove i ragazzi potranno prendere parte, accanto agli attori professionisti, alle riprese e alle altre attività legate alla produzione».
L’intento di questo sceneggiato è di informare i ragazzi sui danni alla salute provocati dal fumo e scoraggiarli dall’uso di sigarette. Per questo il web-film verrà presentato in alcune scuole pilota e in seguito messo in rete, con una capillare campagna d’informazione, rivolta in particolare alle scuole.
Per informazioni sui programmi di prevenzione, si può chiamare l’info-line dedicata: 348/6433378 o consultare il sito: www.prevenzione.info
di Paola Trombetta
NO ALLE SIGARETTE NEI FILM: SPINGONO I GIOVANI AL VIZIO
«Il 40% degli italiani inizia a fumare tra 15 e 17 anni e l’età di approccio alla prima sigaretta si sta pericolosamente abbassando. L’emulazione è una delle principali motivazioni di chi inizia a fumare. Per questo vanno sostenute le iniziative che mirano a limitare le scene di fumo nei film, stabilendo un’apposita regolamentazione». La prof.ssa Silvia Novello, presidente di WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe), risponde così alla lettera dei registi italiani che hanno criticato la proposta del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di regolamentare le troppe scene di fumo nelle fiction e nei film d’autore. «Le bionde – spiega la professoressa Novello – rappresentano la causa principale del tumore del polmone, che nel 2014 nel nostro Paese ha fatto registrare 40.000 nuove diagnosi. La scienza ci dice che i numeri dei fumatori di oggi si rifletteranno nei pazienti affetti da cancro al polmone fra 20 anni. Il numero di donne colpite da questa malattia 15 anni fa era molto basso, tanto che questo tumore veniva considerato una patologia esclusivamente maschile. Oggi è la seconda causa di morte oncologica anche fra le donne. Se riuscissimo ad eliminare il vizio del fumo dagli 11 milioni di italiani, il tumore polmonare diventerebbe una malattia rara. Il compito della comunità scientifica è quello di educare i cittadini e metterli al riparo da fattori di rischio noti e riconosciuti come dannosi per la loro salute». Potrebbe sembrare un’utopia pretendere di eliminare tutte le scene di fumo dalla cinematografia. Ma pensiamo a quella scena di Sigourney Weaver, che esce dalla capsula di Avatar: sarebbe stata davvero meno incisiva se non avesse chiesto la sua ‘maledetta sigaretta”?
(Paola Trombetta)