«Tutto è cominciato da una banale tosse stizzosa, soprattutto di mattina», ricorda Isabella Frigo, 52 anni di Milano, appassionata giocatrice di golf. «La diagnosi dello “pneumologo” fu in un primo tempo di sinusite, e poi di reflusso gastro-esofageo. Poiché la tosse persisteva, si era pure ipotizzata un’infezione da Aspergillus, una muffa presente sulle foglie di alcune piante che può causare infezioni polmonari. Giocando spesso a golf in mezzo ai prati, questa infezione sembrava più che plausibile. Per scrupolo, però, poiché la tosse continuava e si era aggiunto un forte affaticamento respiratorio anche mentre parlavo, sei mesi fa decisi di sottopormi a un check-up più approfondito e dalla Tac spirale si è avuta subito la diagnosi: adenocarcinoma bilaterale multifocale, a uno stadio già avanzato. Ero disperata anche perché, non essendo fumatrice, il tumore al polmone era per me impensabile! Dopo i primi giorni di totale sconforto, mi sono imposta di reagire e ho deciso di rivolgermi allo IEO, dove subito sono stata inserita nel “Programma Polmone”, un preciso percorso di cura dove la paziente viene presa in carico da diversi specialisti per ottimizzare i trattamenti e le cure. Nel mio caso la chirurgia non era praticabile, per l’estensione delle masse tumorali in entrambi i polmoni. Nella mia estrema sfortuna, ho avuto almeno la “fortuna” di avere un tipo di tumore con la mutazione del gene EGFR che risponde bene a una terapia mirata con un nuovo farmaco che mi è stato subito somministrato. Una cura innovativa ed efficace che mi era stata indicata anche da un consulto, fatto quest’estate allo Sloan Kattering Hospital di New York. Ho iniziato ad assumere una compressa al giorno e dopo soli due mesi la massa tumorale si è ridotta del 30%. Spero con tutto il cuore che al termine della cura, tra circa un anno, il tumore si riduca ancora di più. Per fortuna questi farmaci non mi danno gravi problemi, al contrario della chemioterapia, ad eccezione di rush cutanei che riesco comunque facilmente a controllare con gli antibiotici. Devo riconoscere che la medicina oggi ha fatto passi da gigante nella cura dei tumori. E l’idea che posso assumere tranquillamente un farmaco anti-tumorale, mentre sto viaggiando in mezzo al deserto o sto giocando a golf mi rassicura e mi dà la forza di continuare a lottare!».
Isabella rientra nel 14% di pazienti con adenocarcinoma polmonare, quasi tutti non fumatori, che hanno una specifica mutazione del gene EGFR, per il quale sono oggi a disposizione farmaci mirati e molto più efficaci della chemioterapia e senza tanti effetti collaterali. «Si tratta di farmaci biologici che agiscono in modo mirato contro quei geni “mutati”, come EGFR, bloccando l’azione di proliferazione delle cellule tumorali», rassicura il professor Filippo De Marinis, direttore dell’Oncologia toracica dello IEO. «Per il tumore al polmone si stanno aprendo nuove strade con farmaci che agiscono a livello del sistema immunitario, come gli antiPD-1/PDL-1, in grado di sbloccare e potenziare il sistema immunitario contro le cellule tumorali».
Oggi stiamo dunque assistendo a un cambio di rotta nel trattamento di questo tumore, una sorta di rivoluzione copernicana, con farmaci sempre più mirati e personalizzati che, in certi casi, sostituiscono la chemioterapia. Premessa di questo nuovo approccio è la possibilità di tipizzare i diversi tipi di tumore al polmone in base alle loro caratteristiche genetiche. «La chirurgia si avvale di tecniche avanzate per il prelievo istologico del tessuto da analizzare e poter così valutare la terapia innovativa più indicata», puntualizza il professor Lorenzo Spaggiari, direttore della Chirurgia toracica dell’IEO. «Per questo motivo è nato il “Programma Polmone” che integra le competenze e gli strumenti di imaging, di chirurgia e di ricerca genetica per ridurre la tossicità delle cure e garantire il massimo dell’efficacia, anche negli stadi più avanzati di malattia. In questo programma il paziente è al centro dell’attenzione, mentre un gruppo di specialisti gli ruota intorno, accompagnandolo passo dopo passo dal momento in cui arriva per la prima visita fino al follow-up delle cure. Anche per la chirurgia ci sono precisi protocolli che tendono a preferire interventi sempre meno invasivi (laparoscopia): oggi si può asportare un polmone con un taglio di soli 4 cm. Se il tumore è al primo stadio, guarisce con un intervento mininvasivo nell’85% dei casi, se è allo stadio II nel 40-60% con l’impiego dei nuovi farmaci a target molecolare. Nello stadio III si può ancora intervenire chirurgicamente, con l’aggiunta però di farmaci chemioterapici, somministrati in base al profilo genomico del tumore. E anche allo stadio IV, dopo biopsia di tessuto, si decide il tipo di intervento con farmaci biologici “a target”, coordinando l’accesso del paziente negli studi clinici di nuove terapie».
di Paola Trombetta