«Ho avuto una frattura di femore all’età di 65 anni. Da allora ho sempre dolori, soprattutto quando il clima diventa umido e quando cammino molto. Mi hanno diagnosticato un’osteoporosi severa. Per questo sto assumendo una terapia specifica e integratori di calcio e vitamina D, ma sono terrorizzata dall’idea di poter rischiare un’altra frattura». Come Maria, si stima che nel 2017 saranno 48 mila le donne over 65 con una frattura di femore causata da osteoporosi. Ma l’aderenza al trattamento farmacologico, nelle pazienti con pregressa frattura, potrebbe far ridurre il 37% delle ri-fratture (2.500 casi all’anno) in 5 anni e comportare un risparmio di 25 milioni di euro annui per i costi sanitari.
Sono i dati emersi da un’indagine condotta da CliCon Srl nell’ambito del Progetto educazione “Stop alle Fratture” (www.stopallefratture.it) che organizza il “Mese della Prevenzione delle Fratture da Fragilità Ossea”, promosso da SIOMMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo minerale e delle Malattie dello scheletro), SIOT (società Italiana di Ortopedia e Traumatologia), SIR (Società Italiana di Reumatologia), ORTOMED (Società Italiana di Ortopedia e Medicina), GISOOS (Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi severa). A partire dal 20 ottobre, Giornata mondiale dell’osteoporosi, per tutte le donne con pregressa frattura e rischio elevato di fratturarsi, sarà possibile effettuare una visita specialistica gratuita presso uno dei 43 Centri che hanno aderito all’iniziativa, mettendo a disposizione 800 visite. Per informazioni e prenotazioni, www.stopallefratture.it. Sul sito è possibile effettuare il Test di prevenzione (DEFRA Test), per la valutazione del proprio rischio di frattura.
Per conoscere più a fondo la patologia ed essere in grado di prevenirla, abbiamo rivolto 10 domande alla professoressa Maria Luisa Brandi, docente di Endocrinologia all’Università di Firenze e presidente della Fondazione FIRMO (Fondazione Raffaella Becagli) per la ricerca sulle malattie dell’osso (www.fondazionefirmo.com) che è intervenuta al recente dibattito promosso da OnDa “Osteoporosi e farmaci: quale futuro?” presso la Fondazione Culturale San Fedele, a Milano.
1.
Funziona veramente la prevenzione dell’osteoporosi con l’alimentazione e l’attività fisica? A partire da quale età?
«La prevenzione primaria (introito di calcio, proteine e attività fisica regolare) funziona sempre, o meglio la non prevenzione causa perdita di massa ossea. Ogni età deve vedere una prevenzione primaria che inizia dalla nascita e ci lascia al momento della morte».
2.
In caso di familiarità (madre che ha avuto una frattura) o in presenza di fratture in età giovanile, si è automaticamente a rischio?
«La familiarità aumenta il rischio di fratturarsi, ma non è così scontato. Fratturarsi, soprattutto da bambini o in giovane età, rappresenta un segno tangibile di fragilità che va studiato per escludere malattie congenite dell’osso».
3.
Le donne che vanno in menopausa precoce o che non possono utilizzare la “terapia ormonale sostitutiva” (magari a causa di un tumore al seno) sono destinate ad avere l’osteoporosi?
«A differenza della menopausa fisiologica, la menopausa precoce quasi sicuramente è seguita da osteoporosi. Se poi è presente un tumore alla mammella, il rischio aumenta per l’uso di terapie anti-ormonali che impoveriscono l’osso».
4.
L’osteoporosi procura dolori ossei?
«Sicuramente causa dolori diffusi, soprattutto dopo tante ore di inattività (al mattino). Se poi l’osteoporosi causa una frattura, il dolore è acuto e intollerabile».
5.
Per una prima indagine, a quale età conviene fare la MOC e quale tipo di MOC si deve eseguire?
«La MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) è solo DEXA, con misurazione di total body, femore, colonna lombare e avambraccio. Va eseguita alla menopausa oppure in condizioni di sospetta osteoporosi secondaria (uso di cortisone, iperparatiroidismo primitivo, ecc…). Gli ultrasuoni, invece, vanno utilizzati in screening di massa».
6.
Qual è lo specialista giusto a cui rivolgersi?
«Sarebbe opportuno rivolgersi a un centro osteometabolico; anche l’endocrinologo è certamente un buon riferimento».
7.
Quando si comincia a fare terapia, bisogna continuare per sempre?
«Certamente, la terapia è cronica e la situazione ossea deve essere valutata nel tempo, per decidere se proseguire con la stessa terapia o se deve essere cambiato il farmaco».
8.
A quanto tempo di distanza dall’ultimo ciclo mestruale è consigliato iniziare la cura?
«Non esiste un tempo definito dopo la menopausa per iniziare una terapia anti-fratturativa. Poiché la menopausa viene definita tale, dopo sei mesi di interruzione continuativa del ciclo, con aumento delle gonadotropine, dopo questi sei mesi si può iniziare una terapia ormonale».
9.
In quali casi è indicata una cura specifica contro l’osteoporosi?
«Una terapia con farmaci anti-fratturativi si deve iniziare se c’è osteoporosi (valutabile con la MOC) oppure se abbiamo sofferto di una frattura da fragilità».
10.
Quali sono i farmaci più promettenti e a chi devono essere somministrati?
«I farmaci devono essere personalizzati in base al metabolismo della singola persona (misurabile con i marker di turn-over osseo). Questi devono essere prescritti a pazienti definiti “fragili” sulla base dei risultati della MOC e/o di carta di rischio di frattura».
di Paola Trombetta