), in cui cercare informazioni per la diagnosi precoce del melanoma, ma anche per altre forme cutanee benigne, i fattori di rischio e utili consigli per una adeguata esposizione al sole. «Il melanoma è una patologia seria – spiega la professoressa Caterina Catricalà, direttore del Dipartimento di Dermatologia Oncologica e della Melanoma Unit degli IFO di Roma e responsabile scientifico del sito. Occorre conoscere la propria pelle e le macchie che presenta e, al primo segnale che qualche cosa non va, andare da uno specialista perché la tempestività nella diagnosi e il trattamento corretto di un neo sono l’unica arma per abbattere la mortalità per melanoma». Dunque tenere d’occhio quelle piccole macchioline, subito dopo l’estate e l’esposizione al sole, è fondamentale facendo attenzione alle indicazioni delle prime cinque lettere dell’alfabeto, ossia alla regola dell’ABCDE:
A – Asimmetria dei nei. Dividendo idealmente a metà un neo, le due parti dovrebbero essere simmetriche. In caso contrario meglio effettuare una visita.
B – Bordi irregolari dei nei. Contorni frastagliati potrebbero essere indice di un melanoma.
C – Colore dei nei. Se i nei da chiari diventano scuri o viceversa possono essere sospetti.
D – Dimensioni dei nei. Se le dimensioni superano i 6 millimetri è meglio sottoporsi a ulteriori indagini.
E – Evoluzione progressiva dei nei. I nei che si trasformano nel tempo, anche rapidamente, sono sempre a rischio.
«Ogni lettera –commenta la professoressa Catricalà – indica una condizione che dovrebbe allertare la nostra attenzione e spingerci a effettuare, nei casi sospetti, un controllo specialistico, seppure il fattore più importante resti l’evoluzione e la trasformazione di un neo o la comparsa di una nuova macchia, solo apparentemente simile a un neo, o di un piccolo nodulo sulla pelle in età adulta». Se al sole è correlato il rischio di tumori e/o di invecchiamento precoce della cute, come va intesa la relazione pelle-sole-organismo? «Il sole è comunque un alleato del nostro corpo e un fattore essenziale per il benessere psicofisico – commenta il professor Antonino di Pietro, dermatologo plastico di Milano. Una modica esposizione alle radiazioni solari è fondamentale per la prevenzione del rachitismo nei bambini e dell’osteoporosi negli adulti, soprattutto nelle donne dopo la menopausa, poiché stimola il metabolismo della vitamina D e, accompagnato a una dieta completa e ricca in latte e derivati, favorisce la corretta mineralizzazione delle ossa e dei denti». Ma per coglierne tutti i benefici, bisogna anche sapere come e quando esporsi: infatti il colore dei capelli, dell’iride e la presenza di lentiggini, influenzano fortemente la sensibilità ai raggi UV. «Chi ha i capelli rossi, pelle molto chiara, che si scotta e non si abbronza, è più esposto al “rischio da sole” – precisa Di Pietro – mentre un fototipo, seppure chiaro ma capace di abbronzarsi, può prendere sole con cautela (nelle prime ore del mattino e nel pomeriggio per abbronzarsi senza scottarsi) e senza mai esagerare». Una corretta esposizione richiede, sempre, una adeguata preparazione e in vista del bagno di sole la pelle andrebbe aiutata fin dalla primavera con una dieta ricca di alimenti, come le carote o i pomodori, che stimolano l’abbronzatura a cui aggiungere, in caso di pelle particolarmente chiara, prodotti specifici a base di carotenoidi, disponibili in farmacia, ma da usare sempre previa prescrizione del medico. Per una abbronzatura a prova di rischio, indipendentemente dal tipo di pelle, valgano per tutti alcune buone regole. «Occorre anzitutto applicare prodotti solari con cura prima di indossare il costume – dichiara il dermatologo – senza dimenticare zone importanti come labbra, spalle e piedi, che sono particolarmente sensibili». Alle prime esposizioni meglio assicurare alla pelle una protezione completa usando prodotti con SPF tra 10 e 50+, secondo il fototipo di pelle, ed efficaci contro i raggi UVB e UVA che non contengano ingredienti a potenziale rischio cutaneo (alcuni conservanti e gli allergeni presenti nei profumi). Ogni due ore e dopo ogni bagno è necessario riapplicare i solari, anche se si resta all’ombra. «Il sole va preso in modo graduale – dice ancora Di Pietro – il primo giorno non più di mezz’ora, il secondo un’ora e così via, sempre evitando le ore più calde tra le 12 e le 16. Un colorito ottenuto con pazienza è più duraturo e soprattutto più sano. Poi, al termine della giornata in spiaggia, è consigliato detergere la pelle con un emolliente delicato e idratarla con una dose abbondante di crema doposole». E se facesse comparsa una scottatura? Per combattere prurito e bruciore, favorendo al contempo la guarigione, si può applicare per qualche giorno sulla zona interessata una pomata all’ossido di zinco, un medicinale da banco acquistabile senza ricetta medica, e combattere la disidratazione bevendo molta acqua, meglio se arricchita con sali minerali.
di Francesca Morelli
UN BRACCIALETTO CHE PROTEGGE LA PELLE
“Il braccialetto ti salva la pelle”: è lo slogan della campagna d’informazione con cui la Fondazione Melanoma vuole raggiungere in particolare i più giovani per sensibilizzarli sull’importanza delle regole per una corretta esposizione al sole. Quando i raggi UV diventano pericolosi per la pelle, cambia colore (da bianco a viola) per avvertire che il limite di guardia è stato raggiunto. Sarà distribuito, per tutta l’estate, negli stabilimenti balneari della Regione Campania. Oppure può essere richiestO alla Fondazione melanoma (www.fondazionemelanoma.org). La prevenzione è la prima arma per sconfiggere il melanoma: «è dimostrato che ripetuti eccessi di esposizione da giovani triplicano il rischio di sviluppare il melanoma da adulti», spiega il dottor Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma. «I bambini rappresentano l’anello debole della catena e nei loro confronti va riservata particolare attenzione. Il braccialetto può diventare il simbolo della lotta a questa malattia. Il sole è un grande amico, ma possiede anche un lato “oscuro”, in grado di provocare danni molto gravi. Le creme non possono fare miracoli e devono essere scelte in base al proprio fototipo. Non esistono solari in grado di garantire una protezione totale, e va anche considerato che esiste un tempo di esposizione massimo oltre il quale bisogna stare all’ombra. E il sole deve essere sempre evitato nelle ore centrali della giornata, fra le 12 e le 16». Il melanoma è il tumore che, nel mondo, ha fatto rilevare il maggior incremento: negli ultimi 60 anni è aumentato di 7 volte. Ma oggi il 70% dei nuovi casi è diagnosticato in fase iniziale e il merito deve essere attribuito anche alle capillari campagne di prevenzione svolte in questi anni. L’area del corpo in cui si riscontra con maggiore frequenza nelle donne è rappresentata dalle gambe (42% vs 15% uomini), negli uomini dal tronco (38% vs 17% donne). «L’incidenza della malattia è in aumento, ma fortunatamente la mortalità non incrementa, anche se è leggermente più alta negli uomini, probabilmente perché si sottopongono meno agli screening e sul tronco è più difficile per il paziente scoprire nei a rischio rispetto alle gambe», afferma il professor Nicola Mozzillo, direttore del Dipartimento Melanoma, Tessuti molli, Muscolo-Scheletrico e Testa-Collo del Pascale di Napoli. «I nei devono essere controllati una volta all’anno dallo specialista: una visita medica accurata permette di identificare le lesioni sospette e il melanoma, se individuato in fase iniziale, può essere asportato chirurgicamente ed è guaribile nel 90% dei casi. Attenzione all’esposizione solare troppo intensa in brevi periodi dell’anno. Infatti la categoria professionale più a rischio è rappresentata dai cosiddetti colletti bianchi, cioè persone che trascorrono per lavoro l’intera settimana in ufficio e nel week-end prendono il sole senza protezione per troppo tempo. Un altro fattore di rischio è rappresentato dalle lampade abbronzanti, che dal 2011 sono vietate in Italia agli under 18. Si tratta di una legge molto importante, per la cui approvazione la Fondazione Melanoma si è fortemente impegnata. Queste apparecchiature infatti aumentano il rischio di melanoma del 75% se utilizzate prima dei 30 anni, come dimostrato da uno studio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC)».
di Paola Trombetta