Potrebbe essere rivoluzione nella diagnosi (precoce) della celiachia. E la notizia arriva proprio in occasione della seconda “Settimana nazionale di informazione dedicata a celiachia e sensibilità al glutine”, in programma dal 10 al 16 giugno, promossa da DS-gluten free, con il supporto scientifico del Dr. Schär Institute e patrocinata dall’Associazione Italiana di Dietetica e di Nutrizione Clinica (www.adiitalia.net). Si tratta di un test, semplice e di facile esecuzione, perché attuato su di un prelievo di sangue, in grado di rivelare la predisposizione genetica allo sviluppo della celiachia anche con dieci anni di anticipo e prima della positivizzazione ai classici test diagnostici (screening seriologici, ricerca degli anticorpi anti-trasglutaminasi e biopsia intestinale). Ad attestarlo è uno studio italiano, pubblicato su Immunologic Research, condotto presso il Laboratorio di Immunologia Clinica Sperimentale dell’Istituto “Giannina Gaslini” di Genova, in collaborazione con l’Università di Verona. «Per diversi anni – spiega il dottor Antonio Puccetti del Laboratorio della struttura genovese e ideatore del test – abbiamo tenuto sotto osservazione oltre 300 bambini geneticamente predisposti: di questi circa il 10% ha sviluppato la malattia durante il follow-up». Nei campioni di sangue di tutti i bambini celiaci erano presenti alcuni anticorpi diretti contro una particolare proteina del Rotavirus – la Vp7 – in alcuni casi già esistente dieci anni prima della manifestazione della malattia. «Gli anticorpi anti-Vp7 – continua Puccetti – interagendo con le cellule dell’intestino possono destabilizzare la barriera intestinale lasciando aperta una via al glutine contro il quale si rivolge la risposta infiammatoria che tipicamente si innesca nel sistema immunitario dei soggetti celiaci». Il test, per la sua capacità prognostica e predittiva, rappresenta un passo avanti nella diagnosi della celiachia, soprattutto nelle forme di malattia con sintomatologia atipica extraintestinale o silente. Ad oggi disponibile solo presso il Laboratorio del Gaslini, il test potrebbe presto diventare un kit diagnostico commerciale. Ad affiancare questa novità, altre se ne aprono in tema di sensibilità al glutine, una condizione che manifesta sintomi simili a quelli della celiachia e dell’allergia al grano, senza tuttavia la presenza né dall’una né dall’altra patologia, a volte caratterizzata da transitorietà che può risolversi dopo un periodo di alimentazione senza glutine. In evidenza sono gli ultimi studi effettuati da Detlef Shuppan, professore di Medicina Molecolare e Traslazionale all’Università di Mainz in Germania: oltre alla “gliadina”, responsabile della sensibilità al glutine della celiachia, un’altra proteina (ATI, Amilase Tripsin Inhibitor) innescherebbe l’allergia al grano e risposte alterate del sistema immunitario intestinale, alla base della sensibilità al glutine non celiaca (SGNC). Oggi anche questa seconda condizione è più chiara: la SGNC è “di genere” – colpisce nella maggior parte dei casi donne di età compresa fra i 25 e i 45 anni – e ha una marcata sovrapposizione con la sindrome dell’intestino irritabile, che in almeno il 28-30% dei casi risponde positivamente a una dieta senza glutine. «La mancanza di un marcatore specifico – dichiara il professor Carlo Catassi, associato di Pediatria presso l’Università Politecnica della Marche di Ancona e coordinatore del comitato scientifico del Dr. Schär Institute – rappresenta ancora un limite nella diagnosi accurata e precoce della SGNC, ma un modello sierologico per identificarne la presenza è a buon punto». Ad oggi, sia la SGNC che la celiachia, hanno un’unica terapia conosciuta: la dieta senza glutine. «Alla luce delle false credenze e delle difficoltà iniziali a modificare gli stili di vita – aggiunge il professor Lucio Lucchin, presidente di ADI – come specialisti della nutrizione, dobbiamo dare messaggi chiari su come e quando adottare una dieta aglutinata, in modo da evitare la diffusione di informazioni non corrette e l’esplosione incontrollata di “diete fai da te”». Niente azzardi, raccomandano gli esperti, specie nella SGNC (spesso non chiara): una dieta aglutinata potrà essere presa in considerazione solo dopo che test specifici – il prick o il rast test, il primo inoculando sottocute del braccio una piccola quantità di grano e il secondo ricercando nel sangue la quantità di anticorpi IgE specifici contro il grano – abbiano escluso con certezza altre patologie (anche celiachia e allergia al grano). Per chiarire dubbi sulla celiachia, il tipo di alimentazione o per saperne semplicemente di più, dal 10 al 12 Giugno è possibile aderire all’iniziativa: «L’esperto risponde», sul sito: www.megliosenzaglutine.it (o telefonando al numero 02/39990160) e prenotare un consulto telefonico gratuito dalle 9:00 alle 18:00 fino a esaurimento disponibilità, con più di 60 esperti gastroenterologi, dietologi e dietisti dei centri di celiachia.
di Francesca Morelli