Tre donne su dieci, soprattutto sotto i 25 anni, sono a rischio di una gravidanza indesiderata. Se il picco massimo della fertilità si raggiunge a 22-25 anni, è questo anche il periodo più a rischio di gravidanze non volute, il 50% delle quali si trasforma in interruzione volontaria, come attestano i recenti dati del Ministero della Salute. Impressionanti i tassi di abortività nei vari Paesi europei: se in Italia si attestano su 9,9 per mille, in Francia raggiungono il 17,2 negli Stati Uniti il 19,6 e nella Federazione Russa addirittura il 40,5. Questi dati sono stati presentati al Congresso mondiale sulla riproduzione umana che si è svolto i giorni scorsi a Venezia (14-16 marzo) e ha visto la partecipazione di 1500 specialisti da tutto il mondo. Un altro dato è interessante: gran parte delle donne che interrompono una gravidanza utilizzano metodi contraccettivi che falliscono a causa di dimenticanze o dell’utilizzo scorretto (41% rottura del preservativo, 26% dimenticanza della pillola; nel 45% dei casi, invece, le donne avevano sospeso il contraccettivo). Può inoltre capitare che la finestra del periodo fertile si allarghi prima del decimo giorno e dopo il 17° del ciclo mestruale. In questi casi la probabilità di un concepimento non desiderato aumenta significativamente. Per ovviare a questi rischi, quali interventi adottare in caso di dimenticanza o insuccesso del metodo contraccettivo? Una soluzione può venire dalla contraccezione d’emergenza, ancora poco conosciuta. In Italia viene utilizzata solo nel 2,7%, mentre in Svezia, Norvegia e Gran Bretagna raggiunge anche il 10-15%. Scarsa informazione e pregiudizi sono ancora molto diffusi: il 45% delle donne pensa che abbia effetto abortivo; il 35% ignora il meccanismo d’azione; c’è addirittura chi è convinta che funzioni solo nelle giovanissime o addirittura che possa provocare infertilità. Sono alcuni dati emersi dall’indagine su oltre 7 mila donne, di cui 1234 italiane, in cinque Paesi europei, condotta dall’Istituto di ricerca BVA Healthcare per conto di HRA Pharma e presentata nei giorni scorsi al Congresso di Venezia. «La nuova pillola d’emergenza, a base di ulipristal acetato, agisce a livello dell’ipotalamo e dell’ipofisi bloccando l’azione del progesterone prodotto dall’ovaio che determina il picco dell’ormone luteinizzante (LH) responsabile della maturazione dell’ovulo, non ancora fecondato», spiega la professoressa Rossella Nappi, responsabile del Centro di Endocrinologia ginecologica del Policlinico San Matteo/Università di Pavia. «Posticipa dunque l’ovulazione e la sua azione dura fino a cinque giorni. Rispetto alla pillola finora usata, a base di levonorgestrel, che riusciva a rallentare la maturazione dell’ovulo di 24 o al massimo 72 ore, ha una doppia efficacia; se poi viene assunta nelle prime 24 ore l’effetto aumenta addirittura del 75% e abbatte di 2-3 volte il rischio di una gravidanza indesiderata. Da precisare che non ha assolutamente un’azione abortiva, tanto da essere stata ammessa di recente dalla Chiesa cattolica tedesca nei casi di stupro. E anzi potrebbe essere un metodo efficace proprio per ridurre i casi di interruzione volontaria di gravidanza, molto frequenti soprattutto tra le giovanissime. In Italia, all’obbligo di prescrizione con ricetta medica, si aggiunge la richiesta di un test di gravidanza: una richiesta incomprensibile, tenendo conto del fatto chela pillola non interferisce minimamente su un’eventuale gravidanza in corso. Per questo i ginecologi di molte società scientifiche stanno cercando di sensibilizzare l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) a eliminare questo obbligo, anche perché i tempi di assunzione sono molto brevi e tanto più precocemente viene assunta quanto più risulta efficace. Non a caso può essere anche denominata la “pillola del prima possibile”. Una raccomandazione è però d’obbligo – tiene a precisare la professoressa Nappi – questa pillola deve essere assunta occasionalmente, solo nel caso di rapporti a rischio, non certo come scelta da ripetere nel tempo. Anzi, il ricorso a questa pillola potrebbe essere l’occasione per una scelta contraccettiva più consapevole, proprio per evitare di doverla ancora usare, evitando tutte le ansie che ciò potrebbe comportare».
di Paola Trombetta