Alba è una donna in sovrappeso, ha 55 anni, e ogni due settimane va in farmacia ad acquistare una scatola di antidolorifici che sistematicamente consuma nell’arco di 15 giorni. Il motivo? Persistenti dolori alle ginocchia, alle caviglie, ai gomiti e alle mani che le rendono difficile camminare e fare i lavori domestici. Il farmacista ha provato a dissuaderla dal prendere tanti medicinali, cercando di convincerla a dimagrire e stare a riposo. Ma non c’è stato verso! “Ho una casa da mandare avanti e non posso fermarmi” replica lei. “Così mi tocca prendere gli antidolorifici per riuscire a sopportare il dolore…”.
Sono 9 milioni le persone che in Italia soffrono di dolori articolari, spesso concentrati a mani, piedi, gomito e ginocchia, praticamente il 34% della popolazione che ha superato i 55 anni: il 64% sono donne, nel 56% dei casi in sovrappeso. Lo confermano i dati di una ricerca realizzata da Eurisko, per conto di Novartis. «Dopo la menopausa, la percezione del dolore aumenta a causa del crollo degli estrogeni che prima “proteggevano” la donna anche dai danni di infiammazione articolare», fa notare il professor Silvano Adami, direttore della Divisione di Reumatologia dell’Università di Verona. «La donna, inoltre, soffre maggiormente perché il suo carico di lavoro è superiore a quello dell’uomo – lavori domestici, borse della spesa… ma forse li sopporta maggiormente».
Solo il 48% di chi ha dolore cronico utilizza un trattamento mirato contro l’infiammazione e per rallentare eventuali fenomeni degenerativi della cartilagine articolare. Come cura specifica per questo tipo di dolore, è in commercio da poco un nuovo gel antinfiammatorio a base di diclofenac, con una doppia concentrazione di principio attivo (2% anziché 1%) che permette il controllo del male e dell’infiammazione per 12 ore consecutive.
«Il vantaggio di questo trattamento per uso topico è indubbiamente una migliore tollerabilità e un minor sovraccarico epatico», fa notare il professore. «Tenendo conto del fatto che dopo i 55/60 anni si assumono magari altri farmaci per bocca, l’uso di questo gel non interferisce con il metabolismo e consente una maggior concentrazione di principio attivo laddove si rende necessaria. Uno studio confronto con un farmaco antidolorifico per bocca (ibuprofene) conferma la pari efficacia rispetto al diclofenac al 2% per uso topico. Questo prodotto è indicato anche per le contratture muscolari in altra sede (lombare, dorsale, cervicale). Se però il dolore e l’infiammazione permangono oltre le due settimane, si raccomanda di rivolgersi al medico ed eseguire approfondimenti diagnostici».
di Paola Trombetta
Nel Dna la traccia della sensibilità al dolore
La predisposizione a sviluppare dolore cronico è scritta nei geni, in particolare nelle variazioni di alcuni di essi. A rivelarlo è un recente studio condotto dal Beijing Genomics Institute, il più grande centro di sequenziamento genomico, su 2500 volontari che ne ha testato la soglia di tolleranza al dolore attraverso emissioni di calore da una speciale sonda. <Lo studio – spiega la dottoressa Rossella Marzi, Coordinatrice della Commissione Terapia del Dolore della Regione Piemonte e Direttore della struttura di Algologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Novara – apre nuove prospettive sulla valutazione della soglia di percezione del dolore e la variazione di alcuni geni. Occorreranno ulteriori studi per comprendere i meccanismi genetica-dolore correlati, ma si punta ora a lavorare su questi geni target per poter utilizzare molecole analgesiche in grado di tradursi in terapie sempre più specifiche e personalizzate>. Malattia vera, il dolore cronico ha un forte impatto psico-fisico sulla vita della donna: limitazione nelle attività quotidiane, immobilizzazione e depauperamento delle masse muscolari, spesso già compromesse da inappetenza, disturbi del sonno, depressione, isolamento familiare, affettivo e socio-lavorativo. Una realtà che impone di cambiare l’approccio diagnostico e terapeutico al dolore, superando la concezione che sia sintomo di un’altra patologia da spegnere solo con farmaci al bisogno, soprattutto Fans, ma utilizzando oppioidi con sempre maggiore frequenza. E questo grazie anche alla legge 38/2010 che ha esteso il ricorso di tali farmaci per il trattamento del dolore c ronico. Sarà compito dello specialista algologo delle strutture Hub, ossia dei centri di riferimento per la terapia del dolore, valutare i singoli casi e le terapie più adatte. Per maggiori informazioni su questi centri, si possono consultare i siti ddelle associazioni: Vivere senza dolore, www.viveresenzadolore.it; Associazione Itaiana per la Lotta al Dolore, AILAD, www.ailad.it; Dolore no grazie, www.dolorenograzie.com
di Francesca Morelli