«Ho deciso di farmi vaccinare per poter avere rapporti sessuali col mio ragazzo senza i patemi d’animo di prendere l’HPV, che in futuro potrebbe provocarmi un tumore».
Come Laura, 16 anni, sono molte le ragazze che ad oggi in Italia si sono sottoposte alla vaccinazione contro l’HPV. L’adesione alla vaccinazione raggiunge il 70% in 11 Regioni per le ragazze nate nel 1997, in 9 Regioni per le ragazze nate nel 1998 e in 5 Regioni per quelle nate nel 1999: percentuali buone, ma ancora lontane dalla copertura vaccinale del 95% prevista dal Piano nazionale, soprattutto in Regioni come Campania e Sicilia dove non raggiunge il 50%.
«Siamo comunque sulla giusta strada e il vaccino contro l’HPV è il primo passo per proteggere le ragazzine da questo virus e ridurne la diffusione», puntualizza la dottoressa Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna) che ha promosso il Progetto europeo AURORA per diffondere i programmi di vaccinazione e di screening anche in nuovi Paesi dell’Unione Europea, come Grecia, Cipro, Romania, Bulgaria, Lettonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Polonia. E dall’Europa partono, in questa Settimana della prevenzione che durerà fino al 29 gennaio, numerose iniziative di informazione e divulgazione sul vaccino e sul nuovo test HPV, più efficace del Pap-test per la prevenzione del tumore.
«In Italia si registrano ancora 3.500 nuovi casi l’anno di tumore al collo dell’utero, un tumore per il quale la ricerca ha ottenuto grossi successi», fa notare il dottor Mario Sideri, direttore dell’Unità di Ginecologia preventiva dell’IEO di Milano. «La malattia potrebbe addirittura scomparire tra le nuove generazioni se si seguissero alla lettera i protocolli vaccinali predisposti dal Ministero. Tanto più la vaccinazione è praticata in età giovanile, quanto più è efficace. Fino a 25 anni protegge di più il vaccino; dopo è meglio lo screening, con il nuovo HPV test. E’ molto più sensibile del Pap-test e “dimezza” il rischio di tumori: lo conferma uno studio del National Cancer Institute su 330 mila donne, pubblicato di recente su Lancet. L’HPV test riconosce, infatti, lesioni iniziali che con il Pap-test non vengono evidenziate, se non a uno stadio già avanzato. E nei casi di test negativo, si può addirittura spostare il Pap-test dopo 5 anni. Per questo le recenti linee-guida americane raccomandano di eseguire, ogni 5 anni, HPV test e Pap-test contemporaneamente». Nel nostro Paese, In alcune regioni come la Toscana, è stato approvato un nuovo protocollo diagnostico per l’utilizzo dell’HPV Test (al posto del Pap-test) ogni cinque anni, invece che ogni tre. Purtroppo però c’è ancora molta diffidenza tra i ginecologi per questo nuovo test, di cui non si valutano adeguatamente i vantaggi, primo fra tutti l’individuazione precoce del virus prima che dia segni clinici e, viceversa, se il test è negativo, la possibilità di non ripetere ogni tre anni, ma ogni cinque, il Pap-test ed evitare inutili e costosi esami di approfondimento.
UN NUOVO CENTRO MULTIDISCIPLINARE
Esperti di Papilloma virus dell’Istituto Regina Elena e del San Gallicano di Roma sono a disposizione di cittadini e medici nel nuovo Centro per lo studio dell’HPV, sotto la guida del dottor Luciano Mariani, ginecologo e del dottor Aldo Venuti, virologo. Già da tempo è iniziato il programma di vaccinazione nazionale contro questo virus, principale responsabile del tumore al collo dell’utero, ma anche alla vulva, vagina, ano, pene. In molte Regioni viene anche rimborsato l’HPV-DNA test, un esame più sensibile del Pap-test, in grado di riconoscere i tipi di virus più a rischio di provocare un tumore. «Purtroppo sono ancora scarse le conoscenze su queste infezioni e sulla necessità di effettuare la vaccinazione anche nei maschi, soprattutto se a rischio, a causa di rapporti promiscui», si rammarica il dottor Luciano Mariani che ha partecipato, con l’Istituto Regina Elena, alla sperimentazione del vaccino quadrivalente. «Obiettivo del nostro centro è di fornire percorsi clinico-diagnostici e terapeutici di eccellenza ai pazienti e pianificare studi scientifici in collaborazione con i principali istituti che si occupano di HPV a livello internazionale».
Per ulteriori informazioni: www.ifo.it/AspOne.aspx990019134
di Paola Trombetta