Aurora ha 61 anni ed è da poco diventata nonna. Il suo cuore, oltre a gioire per la nascita della nipotina, è stato di recente “messo a nuovo” grazie all’inserimento di una protesi (stent) bioriassorbibile che le ha risolto un’angina instabile. <Ero terrorizzata dall’idea di avere un corpo rigido metallico, vicino al cuore, che temevo provocasse fastidio e che sopratutto sarebbe rimasto dentro di me per sempre!!> confida Aurora. <E invece mi hanno assicurata che questo nuovo “stent” è di uno speciale materiale plastico che si riassorbe facilmente, come i punti di sutura: non mi accorgo nemmeno di averlo. La mia paura, per la quale ho rimandato nel tempo questo intervento, era anche l’introduzione dello stent dall’arteria femorale. E invece me lo hanno inserito dall’arteria del polso: ho visto tutto l’intervento e non ho avvertito alcun dolore o disagio. E ora finalmente posso fare una vita normale, senza più sentire l’affanno ed i dolori oppressivi che sentivo al petto ogniqualvolta mi muovevo e posso finalmente correre felice con la mia nipotina>.
Si chiama “BVS (Bioabsorbable Vessel Scaffolding)” ed è il primo device riassorbibile per il trattamento della malattia coronarica, presentato in questi giorni a Milano, ma già in uso nella sperimentazione clinica da diversi anni. E’ stato inserito lo scorso luglio alla signora Aurora presso la Cardiologia Interventistica dell’Ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto.
<La signora era affetta da una temibile patologia che noi cardiologi chiamiamo “angina instabile” che provocava affanno quando camminava o faceva le scale> spiega il dottor Carlo Cernetti, Primario di Cardiologia che l’ha operata. <La nostra proposta di inserire uno stent metallico per dilatare l’arteria e favorire il flusso del sangue al cuore non era stata accettata in passato dalla signora Aurora perché temeva le complicanze dell’intervento che era abbastanza invasivo, richiedendo l’inserimento di un catetere nell’arteria femorale. Utilizzando invece l’accesso radiale e questi nuovi BVS “stent”, con un intervento più rapido e meno rischioso, è stato meno gravoso per Aurora. Essendo stent riassorbibili, non provocano alcun fastidio e dopo circa 18-24 mesi vengono completamente “riassorbiti” e fanno tornare l’arteria coronarica al suo stato naturale>.
Lo studio internazionale Absorb Extend, su un centinaio di pazienti a cinque anni, ha dimostrato che questi stent sono particolarmente adatti alle persone giovani, le cui coronarie, più elastiche, rispondono bene alla dilatazione provocata da questo device. <Una volta inseriti, infatti, questi stent sono in grado di dilatare il lume della coronaria, aumentando così il flusso sanguigno circolante> conferma il professor Antonio Bartorelli, direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia Interventistica del Centro Cardiologico Monzino di Milano. <Gli studi condotti finora hanno confermato che, dopo 18-24 mesi , il device si riassorbe, ma la dilatazione dell’arteria permane perché si riabitua in modo fisiologico al passaggio del flusso sanguigno. L’aggiunta di un farmaco antiproliferativo (everolimus), che riveste lo stent, contribuisce ad impedire il riformarsi della placca e la ristenosi della coronaria>.
<Un ulteriore vantaggio di questi nuovi stent rispetto ai precedenti è la possibilità di poter interrompere con minor rischio, in caso di necessità per interventi chirurgici, la terapia antiaggregante che, con i devices metallici, doveva essere assunta per tutta la vita> aggiunge il professor Ciro Indolfi, ordinario di Cardiologia e direttore della Scuola di specializzazione all’Università Magna Graecia di Catanzaro. <Sembrano inoltre particolarmente indicati per le donne, che hanno le coronarie più sottili e non sempre presentano le placche da aterosclerosi. Da ricordare che, anche per le donne, la malattia coronarica è la prima causa di mortalità, perché spesso non viene tempestivamente diagnosticata, a causa dei sintomi meno tipici rispetto all’uomo. Da una recente indagine si è visto che al Sud Italia la mortalità cardiovascolare è più alta: pare infatti che le donne meridionali siano più obese, perché hanno una dieta più ricca di carboidrati e non fanno attività fisica, oltre a fumare di più>.
di Paola Trombetta