Le raccomandazioni dell’International Menopause Society sono chiare: i sintomi della menopausa non sono da sottovalutare, ma da trattare con opportune terapie. E la donna non deve vergognarsi di rivolgersi al medico e richiedere un trattamento appropriato. Una donna su due in menopausa accusa problemi come vampate di calore, sbalzi di umore, insonnia, dolori osteo-articolari, ma anche secchezza e atrofia vaginale, dolore ai rapporti, cistiti ricorrenti. Nonostante questo, solo una donna su quattro ne parla con il proprio medico. E solamente il 3% delle italiane usa la terapia ormonale sostitutiva (TOS), contro il 15-20% degli altri Paesi europei. Per incoraggiare le donne ad avere fiducia nel proprio ginecologo e non temere di assumere le terapie, che potrebbero risolvere i disturbi, abbiamo intervistato la professoressa Rossella Nappi, grande esperta di menopausa, in quanto membro del Comitato direttivo della Società Internazionale della Menopausa e responsabile dell’Ambulatorio del Centro di Endocrinologia Ginecologica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo-Università di Pavia.
Come possiamo definire la menopausa?
<La definizione scientifica di menopausa si riferisce al periodo in cui la donna ha cessato di avere le mestruazioni da almeno 12 mesi consecutivi. In realtà, la menopausa vera e propria è preceduta da un periodo, detto perimenopausa, in cui si cominciano ad avere irregolarità del ciclo, associate quasi sempre ai primi disturbi>.
Quali sono i principali disturbi e quali sono ritenuti dalla donna i più fastidiosi?
<Tre donne su quattro soffrono di vampate di calore, il disturbo ritenuto più fastidioso, accompagnate da tachicardia e rossori prolungati. Il 55-60% delle donne aumenta di peso (da 3 a 5 chili) e cambia la propria forma corporea, con ampliamento del giro vita, assumendo una forma cosidetta “a mela”. Insonnia, irritabilità, ansia, disturbi dell’umore sono poi all’ordine del giorno. In più una donna su due avverte disturbi legati alla sfera uro-genitale: secchezza e atrofia vaginale (ne soffre il 75% delle donne), dolore ai rapporti, cistiti ricorrenti. Si aggiunge un’aumentata frequenza di dolori osteo-articolari e cefalea muscolo-tensiva, che spesso la donna sottovaluta, non attribuendoli alla menopausa. Anche i disturbi ginecologici sono spesso sottovalutati e considerati naturale conseguenza dei processi di invecchiamento: solo una donna su quattro parla con il medico di questi problemi>.
Perché tanta diffidenza a riconoscere e parlare di questi problemi?
<Esiste ancora una sorta di pudore da parte delle donne di parlare con il proprio ginecologo di problemi legati alla sfera genitale. La donna si accorge di avere secchezza vaginale, dolori ai rapporti, infezioni genitali e cistiti ricorrenti, ma attribuisce questi problemi al fisiologico invecchiamento del proprio organismo, come avere le rughe o i capelli bianchi. Anzi capita, a volte, che le donne considerino questi disturbi come naturale conseguenza del calo di desiderio sessuale e della minore frequenza dei rapporti, senza rendersi conto che si tratta di un vero e proprio sintomo e come tale deve essere trattato. Se le vampate, nell’arco di qualche anno, possono anche risolversi da sole (e questo avviene in tre donne su quattro),l’atrofia vaginale non guarisce, ma deve essere curata>.
La tanto osteggiata Terapia ormonale sostitutiva (Tos), potrebbe portare giovamento a questi disturbi? Esistono farmaci specifici, magari ad uso locale?
<La terapia ormonale, tanto criticata dopo la pubblicazione dello studio americano Women’s Health Initiative (WHI) che attribuiva agli ormoni in menopausa un aumentato rischio di tumore al seno e malattie cardiovascolari, è l’unico rimedio efficace per eliminare quei sintomi che non si risolvono con altre terapie. Lo confermano le linee guida della International Menopause Society. Se per i sintomi come le vampate di calore, sono indicati i composti ormonali da assumere per bocca, contenenti bassi dosaggi di estrogeno (0,5-1 mg di estradiolo) o i cerotti/gel (25 microgrammi di estradiolo), per l’atrofia vaginale questi dosaggi non sono sufficienti e occorre una terapia, a base di estrogeni, da applicare direttamente in vagina. Queste terapie locali (ovuli, creme o gel vaginali) sono efficaci per tutti i sintomi uro-genitali, compresa la cistite. Da studi recenti, si stanno testando queste terapie vaginali anche per l’incontinenza da urgenza, per cui non si ottengono grandi benefici dalle terapie sistemiche ormonali>.
E’ stato di recente approvato in Europa e da pochi giorni è in commercio in Italia un nuovo gel vaginale (Gelistrol) che sembra particolarmente promettente per questi disturbi: qual è la novità rispetto ai prodotti precedenti?
<Si tratta di un gel vaginale a base di estriolo, un estrogeno naturale simile a quello prodotto dalla donna. E’ più “stabile” rispetto agli estrogeni finora usati nelle creme vaginali e non si trasforma in molecole, come l’estrone, che hanno attività proliferativa sul tumore mammario. Essendo un estrogeno debole, l’estriolo non va a stimolare i recettori degli estrogeni a livello mammario e endometriale. Non interagisce neppure con i fattori che aumentano la coagulazione del sangue, evitando così alla donna il rischio di trombosi. Essendo applicato solo a livello vaginale, non entra in circolo. Uno studio recente di farmacocinetica ha dimostrato che l’estriolo in gel, dopo 21 giorni dall’applicazione in vagina, ha una concentrazione inferiore rispetto a quello in crema, con un dosaggio di principio attivo dieci volte inferiore (50 microgrammi in un grammo di gel rispetto a 500 microgrammi in un grammo di crema). E poi ha il vantaggio pratico di aderire meglio alla parete della vagina e non fuoriuscire o generare untuosità come le creme, più oleose>.
Come agisce questo gel? Oltre ai benefici sui disturbi vaginali, potrebbe avere un effetto anche sulla vescica?
<L’azione del gel si concentra a livello vaginale, ma può estendersi anche alla vescica. Ha un effetto non solo di lubrificazione, ma di “nutrizione” del tessuto che diventa così più trofico, favorendo la produzione di collagene. Per questo, il gel funziona bene non solo sull’atrofia vaginale, ma anche sulla vescica, migliorando le problematiche urinarie. Ma non solo. Poiché il gel contiene un estrogeno (estriolo), favorisce la proliferazione dei batteri “buoni” (bacilli di Doederlein) che nutrono la vagina e mantengono un pH acido (3,5-5), riducendo così la comparsa di infezioni, per lo più causate dai batteri coliformi che si sviluppano in ambiente meno acido. Il gel in questione sembra ridurre anche il rischio di cistite. Sono da poco stati avviati alcuni studi scientifici proprio per valutare questi benefici, già confermati sulle cistiti post-coitali dall’uso di creme e ovuli vaginali a base di estriolo e promestriene>.
Come abbiamo visto questo gel contiene un estrogeno “debole” che non entra in circolo e agisce solo a livello locale. Potrebbe allora essere indicato anche nelle donne con familiarità per il tumore al seno o in quelle con tumore non ormono-dipendente?
<Le donne operate di tumore mammario e trattate con tamoxifene o inibitori dell’aromatasi, soffrono ancora di più di secchezza e atrofia vaginale, a causa di questi anti-ormoni che le privano completamente degli estrogeni. Un prodotto come il gel, che agisce solo a livello vaginale e non entra in circolo, potrebbe essere indicato, con una sola eccezione per chi utilizza gli inibitori dell’aromatasi. Può essere consigliato alle donne dopo un tumore all’endometrio, che finora si limitavano ad usare creme lubrificanti, a condizione che la malattia sia completamente risolta. Una differenza sostanziale rispetto ai lubrificanti è che il gel vaginale a base di estriolo è un farmaco a tutti gli effetti e “cura” l’atrofia vaginale, non essendo un prodotto da usare solo al bisogno. Se ne consiglia di solito un’applicazione giornaliera, la sera prima di coricarsi, per tre settimane; dalla 4a alla 12a settimana si suggerisce un regime di mantenimento di due volte la settimana, da proseguire nell’arco dell’anno su valutazione medica>.
a cura di Paola Trombetta