Finalmente primavera. Le giornate si allungano, aumentano le ore di luce, la temperatura si fa piacevole, la natura si predispone ad un vero e proprio rinnovamento. Ma ecco che in questo periodo, spesso avvertiamo una sensazione di calo di energia, nervosismo, sonnolenza o difficoltà di concentrazione. Nulla da temere. E’ risaputo che il cambio di stagione, come quello primaverile, porti con sé alcuni fenomeni importanti che influenzano notoriamente lo stato d’animo, il ritmo sonno-veglia e più in generale l’attenzione e il comportamento. E ciascuno, nel corso della propria vita, ha senz’altro sperimentato quella stanchezza, tecnicamente denominata “astenia”, che è espressione di una verità scientifica e non riguarda soltanto il mondo degli adulti ma anche quello dei bambini e in particolare degli studenti.
Uno studio americano (coordinato dal Department of Psychology, Wesleyan University, Middletown, USA), per esempio, ha dimostrato che l’esposizione a una più elevata luminosità e a un’aria maggiormente ionizzata (condizioni, entrambe, tipiche della stagione primaverile) comporta un miglioramento del tono dell’umore nei ragazzi, indipendentemente dalla preesistenza di un disturbo depressivo (dopo 3 giorni nei soggetti esposti a una maggiore illuminazione ambientale si è osservato un miglioramento complessivo del 36 per cento della sintomatologia depressiva).
“In particolare possiamo differenziare una problematica per così dire acuta da una continuativa o cronica” ha precisato il professor Dario Chiriacò, omeopata, Presidente dell’Ordine dei Medici di Rieti e responsabile della Commissione della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) per le medicine non convenzionali, nel corso di un incontro di aggiornamento medico-scientifico dal titolo “Primavera e Omeopatia” svoltosi di recente a Perugia. “Il primo è per esempio il caso dello studente in condizioni di sovraffaticamento psicointellettivo di fronte a incombenze scolastiche, che spesso determinano un aumento protratto dei livelli di ansia. Chi invece assiste un malato, ha un sonno disturbato o attraversa un periodo di stress particolare, può invece andare incontro a sovraffaticamento persistente. Si può quindi affermare che la stanchezza, in particolare primaverile, non ha limiti d’età e interessa preferenzialmente alcune costituzioni come la carbonica (brevilinea astenica), la fosforica, la muriatica, queste ultime due, tipiche degli individui longilinei e caratterizzate da un orario del cedimento energetico che si colloca di solito verso le 10:30-11:00 del mattino e può manifestarsi con fame, cefalea, nervosismo, irritabilità, sonnolenza o difficoltà di concentrazione”.
Un aiuto efficace nel contrastare la stanchezza primaverile arriva dall’omeopatia, medicina non alternativa bensì complementare, pertanto perfettamente armonizzabile con alcune buone norme comportamentali come il mantenimento di ritmi regolari nel corso della giornata, un periodo di sonno non inferiore alle 8 ore, un adeguato equilibrio tra attività fisica e mentale, un’alimentazione ricca in cibi freschi di stagione, un adeguato apporto di liquidi e l’assunzione di integratori nutrizionali.
“L’approccio omeopatico prevede sia una terapia preventiva della stanchezza, utile agli individui ad essa periodicamente predisposti o esposti a particolari impegni, sia un trattamento sintomatico in caso di improvvisa necessità tale da determinare un immediato miglioramento” aggiunge Chiriacò. “Nel primo caso è importante un’attenta valutazione della costituzione del singolo individuo e delle sue capacità di recupero, in modo da ottenere un tempestivo riequilibrio del metabolismo cellulare”.
“Qualora fosse invece necessaria una terapia d’attacco, il medicinale da considerare è VC15 forte, da assumere alla dose di un flaconcino al mattino prima di affrontare una situazione stressante o a cicli di tre settimane di somministrazione al mattino e al primo pomeriggio”. Fermo restando che in omeopatia è sempre un discorso “individuale”, per contrastare i disturbi primaverili, nel caso di una costituzione “carbonica”, fra le varie possibilità, può essere utile Kalium carbonicum. Se invece la costituzione è “muriatica” (longilineo stenico), l’indicazione è Natrum muriaticum. Mentre per la “fosforica” (longilineo astenico), può andare bene Kalium phosphoricum o Phosphoricum acidum.
L.R.