Un tempo, quando a una donna in gravidanza veniva diagnosticato un tumore, si poneva il drammatico dilemma se salvare la madre o il bambino. Oggi, per fortuna, il problema è superato: grazie alle nuove opzioni terapeutiche e chirurgiche, si può addirittura operare un tumore e utilizzare farmaci chemioterapici (purché dopo il primo trimestre di gravidanza) senza provocare danni al piccolo.
Ne hanno parlato oncologi e specialisti in occasione della XX Conferenza Nazionale di Oncologia Ginecologica organizzata dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (www.aiom.it) che si è tenuta a Mestre. <Il 15% dei tumori al seno diagnosticati in donne sotto i 35 anni si verifica durante la gestazione, in pratica una gravidanza su mille>, puntualizza il professor Carmine Pinto, segretario nazionale AIOM e responsabile dell’Unità di Oncologia medica del Policlinico Sant’Orsola-Università di Bologna. <Oggi è possibile utilizzare alcuni farmaci chemioterapici che non sono dannosi per il feto perché non passano la barriera placentare, come taxani e antracicline, purché dopo il primo trimestre di gravidanza. E si può persino praticare l’intervento chirurgico di asportazione del tumore, cercando di renderlo meno demolitivo possibile, se è presente in zona pelvica. La radioterapia è invece controindicata durante la gravidanza, a meno che il tumore sia molto lontano dall’utero>. Uno studio pubblicato di recente su Lancet Oncology conferma che i bambini nati da mamme sottoposte a chemioterapia durante la gravidanza, dalla 14a settimana in poi, hanno una crescita e uno sviluppo nella norma, anche se la nascita, in alcuni casi può venir anticipata, per consentire alla mamma di sottoporsi alle cure più efficaci. Un dato incoraggiante che consente oggi, nella quasi totalità dei casi, di poter salvare la mamma e il suo bambino.
Un’altra problematica, affrontata al Congresso, riguarda la conservazione della fertilità dopo un tumore. Ogni anno in Italia 2500 donne, con meno di 40 anni, sono colpite da tumore al seno e più di un terzo di loro non ha avuto figli. I dati presentati attestano che, dopo i trattamenti chemioterapici, solo il 10% delle donne con meno di 40 anni conserva la propria fertilità e il 90% perde l’opportunità di diventare madre. Purtroppo, però, solo il 7% delle donne che ha avuto un tumore decide di affrontare una gravidanza. <Non ci sono controindicazioni alla gravidanza, purchè si attenda almeno quattro o cinque anni dalla chemioterapia e questo potrebbe diventare un problema se la donna ha più di 40 anni> fa notare il dottor Fedro Alessandro Peccatori, responsabile del Centro di Fertilità e procreazione in Oncologia dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.<Se la donna è ancora in età fertile, dopo qualche anno dalla chemioterapia, in molti casi si ripristina naturalmente il ciclo ovulatorio e la donna può decidere, con la consulenza dell’oncologo, di programmare un figlio. La gravidanza, infatti, non aumenta il rischio di recidive di tumore. La conferma viene da diversi studi scientifici, come quello pubblicato sulla rivista internazionale “The Breast Journal”su più di 100 donne. Anche il nostro Istituto ha condotto di recente uno studio su una settantina di pazienti che rassicura le donne sulla possibilità di portare avanti una gravidanza dopo un tumore. Ovviamente, se la donna ha più di 30-40 anni, si consiglia il prelievo e la crio-conservazione di ovociti o tessuto ovarico, prima di sottoporsi alla chemioterapia>. <Purtroppo non in tutti i centri oncologici la donna viene avvisata dell’eventualità di poter crioconservare i propri ovociti o parte del tessuto ovarico, per programmare una gravidanza futura>, fa notare la professoressa Vanni Chiarion Sileni, responsabile dell’Oncologia medica II dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova. <E questo è un impegno che gli oncologi dovrebbero prendere, coordinandosi con i Centri di fecondazione assistita, per poter garantire alle donne questa opportunità che in futuro potrebbe permettere loro di diventare madri>.
Per ogni informazione sulla gestione delle problematiche conseguenti ai tumori e a future gravidanze o ai tumori insorti durante la gravidanza, si può consultare il nuovo sito, certificato dall’AIOM: www.sempredonna.net.
di Paola Trombetta