Tutto si modifica in modo incessante. Solo loro restano. I quattro elementi, protagonisti indiscussi di tutte le metamorfosi. Ognuno – a modo suo – ci dà la vita. L’Aria con il respiro, l’Acqua placa la sete, dalla Terra nascono gli alberi e il grano, il Fuoco riscalda la pelle e non solo. Cambiano seguendo lo scandire del tempo, ma soprattutto il battito delle stagioni. Per sentirlo, questo battito, basta sfiorare il suolo (umido o asciutto, accogliente o inospitale), annusare i sentori dell’atmosfera (sa di sole o di pioggia?), ascoltare il rumore dell’acqua che scorre (ci rende inquieti o gioiosi) e il crepitio del fuoco (calore o fastidio per la pelle). Di questa intrigante scoperta si fanno complici i profumi. In inverno,
più caldi, voluttuosi quasi incandescenti, rimandano a passioni mai sopite, evocano la nostalgia dei fiori addormentati, si accendono delle luci e della candida meraviglia di una festa sotto la neve. Seguire la loro scia aiuta
a riconoscere l’abito nuovo della natura.
ARIA, soffio di energia
Non si vede, non si tocca, né si taglia con il coltello… Eppure ci circonda, avvolge le forme, insinuandosi in ogni anfratto. Nelle crepe dei muri, tra le foglie degli alberi o i capelli di una donna. L’Aria. L’origine di tutto per Anassimene, tra i primi pensatori occidentali. Sembra cielo, ma non lo è. A scuoterci da questa falsa credenza, basta la girandola colorata di un bambino che gira vorticosamente. All’apparenza leggiadra e volatile, può diventare ‘densa’ come un macigno, gravando sui polmoni, come sugli umani umori. È l’aria insana delle metropoli, corrotta da fumi, polveri e veleni. Meglio dimenticarla, per ritrovarne l’essenza più pura e vitale su una vetta solitaria. Pare immobile, eppur si muove. Più ‘pesante’ del fuoco, più leggera di terra e acqua, l’aria si libra verso l’alto. Se è felice, sospinge le nuvole, scompiglia l’erba, apre l’orizzonte. Se infuriata, si fa turbine, tempesta, uragano e non perdona. L’Aria. Specie quando il freddo preme, è aspra e pungente, litigiosa e irascibile. Non intende ragioni, taglia la pelle, irrigidisce mani e pensieri… Solo a tratti, si lascia percorrere da un soffio di nostalgia. Per quel piccolo fiore sbocciato anche d’inverno, per quella luce remota, che preannuncia (forse) la rinascita della primavera.
ACQUA, fonte di bellezza
Dalle sue onde emerse Afrodite, bellezza fatta donna, metà femminile del cosmo. Non a caso, visto che lei, l’Acqua, è origine di ogni cosa, vastità degli oceani, utero materno, sostanza stessa del nostro corpo. Che, pur composto di carne, sangue e organi, alla fine si stempera in Acqua. Ospita i pesci e mille sfaccettate forme di vita, scaturisce dalle rocce come sorgente, bagna – quando vuole – il deserto, inonda – se stuzzicata nel suo trasparente candore – città, campagne, distese abitate. Imprevedibile come pochi, ti asseconda con l’immobilità di un lago, o ti sorprende con le voraci onde che divorano le rive. Quella di mare era governata dal dio Poseidone e, prima ancora – quando le donne la facevano da padrone – dalla splendida Anfitrite. Tanto mitizzata dagli antichi – per Talete, il primo filosofo greco, era il principio dell’universo -, quanto indifferente ai moderni, abituati a disporne a piacimento. Lei non se la prende. Sa che le basta sparire un attimo, per trasformare un giardino fiorito in deserto. Ed essere invocata come il bene più grande, l’oro più prezioso. Riposti i capricci dei mesi più caldi, in inverno ama i contrasti. A tratti pigra e stagnante, si trasforma in ghiaccio, sorta di spartiacque tra mondi. O, al contrario, si fa tumultuosa e invadente, gonfia fiumi e mari e non trova pace, spostandosi da un continente all’altro, senza sosta. Ma, questione di mesi e ritroverà il buon umore in una goccia di rugiada, tersa come cristallo.
TERRA, madre che accoglie
Greve e pesante, il suo ‘luogo naturale’ – diceva Aristotele – è di cadere verso il basso. Meno elegante dell’Aria, distante anni luce dalla purezza dell’Acqua, la Terra ribadisce, comunque, il suo ruolo primario della storia del tutto. Da lei nascono fiori e frutti, persino l’ultimo stelo d’erba le deve la vita. E sempre a lei, tutto ritorna, trovando il riposo. Né manca – la Terra – di prendersi le sue rivincite: l’Aria le fa solo il solletico, sollevando qualche grumo di polvere, niente più. Il Fuoco può bruciarne la… scorza, ma non il cuore. L’Acqua la bagna sì. Ma, invece, di farle un dispetto, la rende ancor più fertile e gravida di sorprese. La sua maestà, del resto, era già nota agli antichi che, prima di affidare il governo del cosmo a Zeus, dio dei cieli, avevano eletto Gea (letteralmente Terra) a sovrana dell’universo. Se, dunque, l’Aria regala ossigeno ed energia. l’Acqua sazia la sete, Il Fuoco accende le guance, lei porta sicurezza e stabilità. Basta sdraiarsi sul suolo per sentirsi a casa. O “stare con i piedi per terra” per dare a ogni cosa il suo giusto valore. In inverno la Terra si riposa, celandosi sotto un tappeto di foglie colorate, muschi e aromi speziati. Nasconde la vita dai rigori del freddo, le concede una pausa, un sonno, un lungo viaggio per ritemprarsi. E allora? Meglio chiudere gli occhi e attendere.
FUOCO, sfuggente mistero
Eraclito, grande saggio greco, ne fu tanto colpito, da considerarlo l’origine dell’universo. Il Fuoco. È lui, diceva, con le sue perenni e inafferrabili trasformazioni, il simbolo del Divenire che attraversa ogni cosa, rendendola perennemente diversa, mai uguale a se stessa, avviata verso il suo destino. Con un inizio e una fine. Il Fuoco. Anche lui ha due facce. Accogliente e premuroso, quando siamo soli e percorsi da brividi di paura. Spietato e divorante, se segue i suoi istinti distruttivi. Si mostra con vezzosa vanità agli uomini: splendido nei suoi look cangianti, sa sfoggiare ogni istante forme e abiti nuovi. Ma su una cosa è davvero irremovibile. Non ama essere toccato, neppure a fior di pelle, geloso com’è della sua scoppiettante vitalità. Che placa solo quando è stanco: allora si rifugia sotto le ceneri, sornione. Il suo habitat preferito? Nei crateri dei vulcani, dove brontola e ribolle a piacimento, obbedendo soltanto a Efesto che, da oltre duemila anni, inganna il tempo… dell’eternità forgiando oggetti utili agli dei: tridenti, carri del sole, spade ed elmi. In inverno? Lui, il Fuoco se la ride. Sa che è il suo momento di gloria. Tutti lo cercano, tutti lo osannano, nessuno lo rifugge. Non solo per scaldarsi dal freddo incombente. Ma per trovare l’amore, che dal fuoco nasce, al Fuoco si alimenta. Bello ritrovarlo, vivere solo per lui, quasi una segreta ossessione che fa sentire vivi.
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FUOCO Caldo e conturbante come la passione, Belle d’Opium Yves Saint Laurent (edp, 50 ml, 74 euro) rievoca le volute di un accordo di narghilé, unione di note aeree e fruttate di tabacco e ambra, che si si sviluppano intorno a legni nobili, pesca vellutata e incenso vibranti. |
TERRA Per lui (ma piace anche a lei) Terre d’Hermès Hermès Paris (edt, 50 ml, 58 euro) mixa sentori minerali di pietra focaia e silice con le note vellutate e decise del cedro, più un pizzico tenero e armonioso di balsamo di benzoino. |
ACQUA Autentico bagno di freschezza, Acqua di Gioia Essenza Giorgio Armani (edp, 50 ml, 78,50 euro) sfoggia una cuore intriso di assoluta di gelsomino che, unita al gelsomino d’acqua, esalta la raffinatezza della scia. |
ARIA Prezioso come un gioiello, Un Air de First Van Cleef & Arpels (edp, 60 ml, 72,50 euro) è un bouquet floreale-legnoso-aldeidato, che vanta oltre cento ingredienti, tra cui spiccano gelsomino, narciso, rosa turca, ylang ylang, legno di sandalo, vaniglia, muschio, fava tonka e ambra. |