Ha curato migliaia di persone, soprattutto lebbrosi e malati di Aids. Ha nutrito migliaia di bambini, destinati a morte sicura. Madre Teresa di Calcutta non era un medico, ma ha soccorso migliaia di persone malate. Ed altrettante ha salvato dalla fame. Ha creato in tutto il mondo centri di cura, case di assistenza per i poveri e i moribondi. Ha fondato la Congregazione delle Missionarie della Carità che oggi sono più di 6mila e continuano la sua opera in 130 Paesi nel mondo. Per questo Papa Francesco, domenica 4 settembre, l’ha proclamata Santa con una celebrazione in Piazza San Pietro alla quale sono intervenute più di 100mila persone. Madre Teresa nasce a Skopje, oggi capitale della Macedonia, il 26 agosto 1910 con il nome di Anjeze Gonxhe Bojaxhiu, da una famiglia di etnia albanese. Il 12 ottobre 1928 entra nel Convento delle suore di Loreto in Irlanda e prende il nome di suor Mary Teresa, ispirandosi a Teresa di Lisieux a cui era particolarmente devota. Nello stesso anno parte per l’India dove trascorrerà la maggior parte della sua vita, fondando la congregazione delle Missionarie della Carità. Servire i poveri, gli ammalati, gli ultimi, i reietti della terra: ecco la mission di Madre Teresa, una donna di corporatura minuscola, ma di grandissima fede e forza di volontà che, dalle bidonville di Calcutta, è approdata oggi agli onori degli altari. Lontana dalle luci della mondanità, nel 1979 viene insignita dal Premio Nobel per la Pace, che riceve personalmente a Oslo, superando le remore del suo carattere schivo e riservato, e riesce a far devolvere le spese per il banchetto cerimoniale (6mila dollari) ai poveri di Calcutta. In mezzo ai poveri, ai lebbrosi, ai derelitti si sente a proprio agio, soccorrendoli per le strade. E li raggiunge, li cura, dà loro da mangiare, li riporta alla vita. «L’altro giorno ho raccolto una bambina a Calcutta: dai suoi occhi scuri ho capito che aveva fame. Le ho dato un po’ di pane e ho visto che lo mangiava una briciola alla volta. Le ho chiesto perché mangiasse così lentamente. “Ho paura di mangiare in fretta perché quando finirò questo pane, avrò di nuovo fame”. Allora l’ho rassicurata e le ho promesso di darle altro pane… Ho visto bambini piccoli morire per la mancanza di una tazza di latte. Ho visto madri soffrire perché i loro figli morivano di fame tra le loro braccia. Non dimenticate queste realtà! Non vi chiedo soldi. Vi chiedo però di sacrificare qualcosa che vi piace per aiutare questa gente». E’ il messaggio riportato nel libro, in questi giorni nelle librerie: “Madre Teresa: il miracolo delle piccole cose” (Rizzoli Editore), curato da Padre Brian Kolodiejchuck, missionario della Carità, lo stesso ordine fondato da Madre Teresa e postulatore della sua causa di canonizzazione. E proprio nell’introduzione al libro si parla del tema attuale del Giubileo: Misericordia è “miseris-cordare”, ovvero “dare il cuore ai miseri”. E chi meglio di Madre Teresa può essere testimone di questo messaggio, che non è rivolto solo ai credenti, ma a tutti coloro che si considerano appartenenti all’umanità.
di Paola Trombetta