<La violenza familiare è la più insidiosa perchè si consuma in silenzio dentro le mura domestiche, giorno dopo giorno>, sottolinea Jole Milanesi, consigliere di Corte d’appello a Milano, che coordina l’Associazione Amici dell’Asilo Mariuccia. <Invitiamo le donne a denunciare il loro aguzzino, ma poi dove vanno? Ci sono pochissimi centri di accoglienza, pochissime case rifugio>, denuncia il magistrato. <Il primo alleato della violenza è proprio l’isolamento delle vittime, che invece hanno bisogno di trovare un luogo protetto dove si sentano sicure, insieme ai loro bambini, vittime innocenti, costretti ad assistere a scene di inaudita violenza. La violenza subita dalla madre ha ripercussioni su tutta la sfera del minore: mina la fiducia nella relazione, indebolisce le potenzialità di apprendimento, lascia “segni” sui comportamenti interpersonali. Più sono piccoli i bambini, più è lungo l’arco della violenza a cui hanno assistito e più è difficile il recupero. Rischiano di ripetere poi gli stessi gesti degli adulti: aggressivi i maschi, sacrificali le bambine>. Centri di accoglienza come l ‘Asilo Mariuccia sono luoghi protetti in cui le donne incontrano parole, pensieri, presenze di altre donne che sono lì ad ascoltarle, a sostenerle nel faticoso lavoro di rileggere la propria storia, di riscoprire risorse ed energie per dare una nuova progettualità alla propria vita. <La ratifica della Convenzione di Istanbul è un passo incoraggiante. Ma contro la violenza sulle donne non bastano le leggi>, avverte Jole Milanesi. <Occorre una battaglia culturale che può e deve essere affrontata. Occorre da subito lavorare su tre punti: stereotipi, linguaggio, educazione. E’ necessario ripartire dall’educazione e dalla scuola, al fine di introdurre la cultura del rispetto delle identità di genere e il superamento degli stereotipi sessisti. Perché la violenza di genere è anzitutto retaggio di una mentalità patriarcale che vede la donna come un oggetto di proprietà dell’uomo, ed è un fenomeno fortemente legato alle rappresentazioni culturali, alle abitudini e mentalità maschiliste che resistono forti. E’ necessario dunque operare sulla formazione culturale e sulla coscienza degli uomini. Di passionale in questi delitti non vi è nulla: sono omicidi premeditati e lucidi e spesso hanno a che fare con l’incapacità di questi uomini di fare i conti con la libertà delle compagne, mogli e amanti: lo schema è sempre lo stesso, lei minacciava di lasciarlo e lui l’ha uccisa>, ricorda Jole Milanesi. Altrettanto importante è operare culturalmente sulla autostima delle donne, sulla loro consapevolezza e indipendenza. <Non chiamatelo amore: l’amore non è fatto di calci, pugni e schiaffi. Fa impressione pensare che le donne vittime della violenza ancora oggi spesso tacciano, nella speranza che non si verificherà più, o terrorizzate dalla paura di denunciare>. C’è una cultura da cambiare. Intanto, proteggiamo quel poco che abbiamo: i centri antiviolenza.
Contatti
Associazione “Amici dell’asilo Mariuccia”
via Pacini 20, Milano
tel. 02 270634232
info@asilomariuccia.org
“CERCHI D’ACQUA” PER ALLARGARE LA CONSAPEVOLEZZA
Da oltre dieci anni, Cerchi d’Acqua di Milano, con esperienza e competenza, aiuta le donne colpite dalla violenza a riappropriarsi della propria vita. La cooperativa offre, gratuitamente, ascolto telefonico, colloqui di accoglienza, percorsi di sostegno psicologico, psicoterapia, gruppi di auto-aiuto e consulenza legale. <Dal 2001 ad oggi , abbiamo incontrato 7.672 donne. L’obiettivo è quello di restituire a ogni donna coscienza di sè e della propria dignità, ovvero tutto ciò che la violenza ha tolto loro, offrendo l’opportunità di affrontare il mondo più sicure sul piano personale e più preparate su quello professionale. Crediamo che dalla violenza sia sempre possibile uscire>, dice Francesca Scardi, psicologa, psicoterapeuta e socia fondatrice di Cerchi d’Acqua . <Ogni donna ha in sé la forza e le risorse per uscire dal disagio e recuperare la propria autonomia. Ma è importante il lavoro dei centri antiviolenza, delle case protette, dei centri d’ ascolto, dei rifugi dove iniziare il percorso di recupero psicologico. Perché, proprio come i cerchi prodotti da un sasso lanciato nell’acqua, la consapevolezza si allarga ogni giorno di più, l’omertà viene corrosa e la voglia di guarire prende il sopravvento>.
Info Centro Antiviolenza Cerchi d’Acqua
Via Verona n. 9, Milano -Tel. 02.58430117
di Cristina Tirinzoni