Secondo i dati del Comune di Milano, le donne a subire violenze sono per lo più italiane e lavoratrici. E’ questo il profilo di chi si rivolge ai servizi sociali milanesi. Su 712 donne prese in carico dai servizi territoriali nel primo semestre del 2011, il 62% era di nazionalità italiana, mentre il 38% era straniera. L’età media per le italiane è più alta, 41 anni, rispetto a quella delle straniere, 34 anni. La violenza subita è nella maggior parte dei casi psicologica (35,7%) e fisica (33,5%), la violenza sessuale rappresenta il 14,9% dei casi, a seguire violenza economica (10,4%) e stalking (5,5%). E l’autore di questa violenza non è quasi mai uno sconosciuto (5,7%): conosce anzi molto bene la vittima, essendo nel 38,8% dei casi il marito, un conoscente (10,7%), il convivente (10,1%), un familiare (7,8%). “La violenza a Milano è un problema sociale e di salute pubblica che coinvolge tutti: – spiega Alessandra Kustermann, Responsabile del Servizio Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) della Mangiagalli – le strutture sanitarie, socio-assistenziali, le associazioni e anche le istituzioni. Per questo a Milano è attiva una solida rete di aiuto nei confronti delle vittime di violenza e maltrattamento. Lavorare in rete è fondamentale, in quanto permette di accompagnare le vittime ai servizi e agli interventi più adeguati nelle diverse fasi del percorso di uscita dalla violenza”. 659 casi sul totale di 712 ha avuto un contatto telefonico, affiancato in molti casi (551) da un supporto psicologico e da un colloquio (415). 222 persone hanno ricevuto una consulenza legale, 137 sono state prese in carico da un punto di vista sociale e 117 hanno usufruito di assistenza sanitaria. “Non è facile commentare i dati riguardanti le violenze sulle donne – spiega Pierfrancesco Majorino, Assessore alle Politiche sociali e Servizi per la salute del Comune di Milano – essi non possono minimamente rappresentare il dolore o il dramma vissuto da chi è vittima di simili azioni odiose, azioni da perseguire e punire con durezza e fermezza. Tuttavia è bene sviluppare alcune riflessioni. La prima, ancora una volta, è quella riguardante la dimensione di “prossimità” tra chi pratica la violenza e chi la subisce. Infatti, in base a quanto da noi rilevato, il 95% delle donne subisce violenza nell’ambito delle mura domestiche, dal marito, dal convivente, da un famigliare, dall’ex partner. La seconda è che ogni giorno ben quattro donne si rivolgono ai nostri servizi sociali per avere sostegno in relazione a violenza di carattere psicologico, fisico o sessuale subita. Siamo consapevoli che quanto possiamo raccontare attraverso la nostra esperienza non dica tutto: siamo infatti consci del fatto che ci siano donne di tutte le età e le origini che ai servizi non si rivolgono e che non ne conoscano la presenza o la qualità degli interventi. Per questo la prima cosa che intendiamo fare, con molta semplicità, è sostenere tutti quei luoghi che possono diventare sempre di più centri d’ascolto e di intervento accoglienti, ospitali, conosciuti”.
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