Cosa significa invecchiare bene? Non ci sono dubbi: evitare soprattutto malattie invalidanti, cerebrali in particolare, il cui rischio cresce con l’avanzare dell’età, e quelle tipiche dei senior. Insomma mantenendosi in salute quanto più possibile. Come? La medicina risponde: con il “controlled aging”, la nuova frontiera antiaging che punta a limitare l’azione dello stress ossidativo, legato alla produzione di particolari molecole chiamate ROS, e a sfruttare al meglio la “seconda giovinezza” che coincide all’incirca con il 60° compleanno. «L’aging – spiega il dottor Stefano Fais, specialista in Gastroenterologia, ricercatore all’Istituto Superiore di Sanità e Presidente AIMF (Associazione Italiana di Medicina Funzionale) – è un processo naturale legato all’invecchiamento del DNA in associazione a cause ambientali. Anche il cervello invecchia, secondo un processo che coinvolge tutti gli altri organi: per pensare, per camminare, per vivere, si consumano ossigeno ed energia e, così facendo, si innesca una produzione di radicali liberi (ROS) che, se eccessiva, può velocizzare il normale excursus dell’aging, portando allo sviluppo di patologie quali Alzheimer, Parkinson, tumori».
Cosa può essere utile per decelerare l’aging? In primo luogo un’alimentazione sana, di prevalenza vegetale, con cibi combinati per tipologia, caratteristiche e varietà, ad alto apporto di polifenoli e fibre, quali cereali integrali, legumi, verdure e frutta, ad azione antiossidante, che supportano (anche) il benessere del cervello. Occorre includere anche un consumo quotidiano di cibi fermentati tra cui la Papaya. «Questo processo – dichiara il dottor Pierre Mantello dell’Osato Research Institute in Giappone – consente al frutto (e ai cibi in generale) di diminuire lo sviluppo di microrganismi nocivi, aumentare il contenuto vitaminico e variare il profilo enzimatico, trasformando la papaya da semplice frutto multivitaminico a vero e proprio composto antiossidante e immunomodulante, in grado di fornire energia subito pronta al cervello». Ma non è tutto: «La papaya fermentata, grazie al processo subito – aggiunge il dottor Stefano Erzegovesi, Direttore del Centro per i Disturbi Alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano – aiuta anche il secondo cervello, l’intestino, migliorando il microbiota intestinale, favorendo i batteri “amici” probiotici e aumentando la biodisponibilità dei polifenoli, naturalmente presenti nel frutto. Vi è inoltre evidenza di un effetto regolatore della papaya su fattori e molecole coinvolti nella produzione di sostanze antiossidanti». Studi scientifici dimostrano che è possibile trasformare l’invecchiamento in longevità, principalmente con l’alimentazione e lo stile di vita sano. «Vi è una differenza fondamentale tra vecchiaia e longevità: – commenta la dottoressa Evelina Flachi, nutrizionista, specialista in Scienza dell’alimentazione – la vecchiaia, condizione fisica di debilitazione e inattività, ha come conseguenza la dipendenza dagli altri, mentre la longevità, come buona condizione fisica, dà la possibilità di una vita autonoma. Obiettivo, quest’ultimo, potenziabile con 10 consigli “pro-longevità”: mangiare bene e sano; moderare le porzioni; consumare cibi di qualità e sicuri; seguire il “Five a day”, il consumo di 5 porzioni di frutta e verdura al giorno; bere nel modo giusto; curare il benessere fisico; promuovere il benessere emotivo; coltivare il benessere sociale; sviluppare il benessere intellettivo; favorire il benessere spirituale». Perché l’aging è il risultato di molte componenti e di diversi fattori che interagiscono e la longevità può essere favorita da un insieme di azioni legate all’auto-consapevolezza e allo stile di vita.
Francesca Morelli