Adolescenti: in aumento la depressione “da Covid”

Oggi un adolescente su quattro soffre di depressione “da Covid” e uno su cinque ha sintomi di un disturbo d’ansia: lo ha attestato un’ampia metanalisi, pubblicata su una importante rivista internazionale (JAMA Pediatrics), che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80 mila giovanissimi. Con possibili ripercussioni sulla salute mentale dei ragazzi nella vita adulta e maggiori probabilità di difficoltà socio-relazionali, come dimostrerebbe un secondo studio su 1.500 bambini, ragazzi e giovani fino ai 30 anni, pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry. Sono dati presentati nel corso del XXIII Congresso nazionale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf), che mette in allarme, avvertendo della necessità di intercettare tempestivamente e trattare adeguatamente i giovani a rischio, o comunque di intraprendere azioni di prevenzione. «I tassi di depressione e ansia che si registrano – spiega Claudio Mencacci, co-presidente di Sinpf e direttore emerito di Neuroscienze e salute mentale all’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano – sono direttamente correlati alle restrizioni: si impennano quando viene impedita la socialità, quando si deve tornare alla didattica a distanza, quando non si possono coltivare le relazioni con i coetanei che in adolescenza sono indispensabili. A pagare il prezzo più alto sono i ragazzi della scuola secondaria superiore, una fase essenziale per le nuove esperienze e per i primi traguardi: non vivere nella normalità “pietre miliari” come l’esame di maturità o i primi amori, per la psiche di un giovanissimo è assimilabile a un lutto e, come tale, può essere un fattore scatenante di ansia e depressione. Molti possono avere sintomi di disagio mentale che poi si risolvono, ma tanti stanno mostrando di non riuscire a uscirne: per loro la pandemia è stata una sorta di “catalizzatore”, un evento che li ha portati su una traiettoria di malessere. Senza contare chi era già fragile prima di COVID-19, per i quali la pandemia è stata ancora più difficile da affrontare».

Dati che dichiarano la necessità di intercettare e trattare “presto” la depressione nei giovanissimi. «L’adolescenza – prosegue Matteo Balestrieri, co-presidente di Sinpf e professore ordinario di Psichiatria all’Università di Udine – è un momento centrale per lo sviluppo psichico dell’individuo che richiede l’adeguata gestione delle psicopatologie, qualora si dovessero manifestare, per evitare conseguenze a lungo termine: corretta diagnosi, impostazioni di una terapia, che spesso prevede in primis un percorso psicoterapeutico e l’utilizzo di farmaci solo se necessari, per evitare che la depressione diventi persistente e più pericolosa per il benessere presente e futuro dell’adolescente». Farmaci che vanno assunti, in queste fasce di età, con molta cautela essendo off-label, prescritti cioè al di fuori delle indicazioni per cui sono approvati. Per rispondere a tutte queste richieste di terapia e cura dei più giovani, all’interno di Sinpf è nato il Gruppo di Ricerca in NeuroPsicoFarmacologia dell’Infanzia e Adolescenza che si occuperà anche di ricerca scientifica “giovane”. «Il dibattito sulla prescrizione degli antidepressivi in infanzia e adolescenza è ancora aperto: alcuni sono approvati per l’impiego in questa fascia d’età, altri vengono comunque utilizzati – concludono gli esperti. Tutti devono sempre essere prescritti nella consapevolezza dell’importanza di gestire l’adolescente nella sua complessità: gli antidepressivi possono e devono essere somministrati a un adolescente se è opportuno, sotto stretto e attento monitoraggio, all’interno di un percorso di cura che tenga conto della particolare situazione emotiva e cognitiva del giovane».

Francesca Morelli

 

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