I cibi integrali, indipendentemente dalla qualità – segale, avena, frumento, muesli, grano contenente tutte e tre le componenti del chicco (endosperma, crusca, germe) o altro – aiutano a prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 2 o, comunque, a ridurne sensibilmente il rischio. Lo attesta un ampio studio cooperativo della Chalmers University of Technology, in Svezia, e del Danish Cancer Society Research Center, in Danimarca, che ha monitorato per 15 anni i consumi “integrali” di 55 mila volontari, tutti iscritti nella coorte del Danish Diet, Cancer and Health. A seconda delle quantità di prodotti con cereali consumati, i partecipanti allo studio sono stati suddivisi in 4 gruppi e gli esiti non lascerebbero dubbi: i maggiori consumatori di cereali integrali, ovvero coloro che raggiungevano quantità pari a almeno 50 grammi quotidiani, quantificabili ad esempio in una porzione di porridge di fiocchi d’avena e una fetta di pane di segale, avevano meno probabilità di sviluppare o manifestare nel tempo diabete di tipo 2, con un rischio ribassato fino al 34% per gli uomini e al 22% per le donne. Dove sta la novità delle ricerca? «La maggior parte degli studi sull’argomento – ha spiegato Rikard Landberg, Professore di Alimenti e Salute presso la Chalmers University of Technology a Goteborg in Svezia – sono stati condotti in America dove si consumano prevalentemente cereali integrali sotto forma di frumento. Nel nostro studio, invece, abbiamo valutato diverse qualità di cereali per identificare l’eventuale differente impatto sulla salute fra un tipo di cereale e un altro». Se la buona notizia è che tutti i cereali apportano benefici all’organismo, la cattiva è che l’Italia, insieme alla Spagna, è tra i paesi a minor consumo di alimenti integrali. I cui benefici, aggiungono gli autori, potrebbero essere ulteriormente potenziati dall’introito di caffè e dalla riduzione di carni rosse, un dato già emerso da precedenti studi.
Qual è, allora, il “take home message” degli autori? Sarebbe un errore evitare del tutto il consumo di cereali, con l’obiettivo di impostare una dieta “low carb”, a basso contenuto di carboidrati (nel tentativo anche di dimagrire), poiché si perderebbero i benefici sulla salute dati in particolare da crusca e germe di grano. Un consiglio giustificato anche da evidenze scientifiche: «Non esistono studi – concludono gli autori – che abbiano registrato effetti negativi derivati dal consumo di cereali». Soprattutto se integrali.
Francesca Morelli