È endoscopica e mininvasiva la via ‘curativa’ dei tumori più difficili, come quelli endonasali, della base-cranio, spinali ed endoventricolari, per sede anatomica e complessità. Merito dell’alta tecnologia entrata a grandi passi in sala operatoria. «Si tratta di neuronavigatori che fungono da ‘tom tom’ per localizzare con precisione millimetrica la sede dello strumento chirurgico – spiega il professor Paolo Castelnuovo, direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica all’Università dell’Insubria-Varese – ma anche di strumentazioni in 3D che hanno migliorato la profondità del campo visivo e strumentari raffinati, che consentono più radicalità e incisività sul tumore». Si rispetta dunque il principio della ‘massima efficacia con il minimo trattamento’ anche in tumori vicini a nervi, bulbi oculari, vasi sanguigni con significativi benefici per il paziente: «Si asporta la malattia attraverso cavità naturali, come le fosse nasali – aggiunge il Dottor Ernesto Pasquini, direttore dell’U.O.C. Otorinolaringoiatria, dell’Azienda AUSL di Bologna – senza più ricorrere a interventi demolitivi e deturpanti che causavano seri problemi funzionali e di recupero della normalità della vita». Vantaggi ulteriori? «Ricoveri più rapidi (passati dalle 3 ad una sola settimana di degenza), conservazione delle strutture ossee e/o craniche con post-operatori meno dolorosi – precisa il dottor Davide Locatelli, direttore del dipartimento di Neuroscienze, U.O.C. Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Legnano – e riduzione delle terapie riabilitative». Un traguardo auspicato che oggi si realizza: «Siamo riusciti a portare il chirurgo dentro il corpo umano – conclude il Dottor Giorgio Frank, già Coordinatore Scientifico del Centro di Chirurgia dei Tumori Ipofisari e Chirurgia Endoscopica del Basi-cranio dell’Ospedale di Bellaria (Bologna) –come aveva ipotizzato un vecchio film di fantascienza, in cui un gruppo di medici ‘rimpiccioliti’ a bordo di una navicella entrano nel corpo del malato, lo operano dall’interno e, dopo aver perso l’orientamento, escono con una lacrima». (Francesca Morelli)