Sono quasi due milioni le nuove infezioni di AIDS ogni anno nel mondo. Calano i decessi, grazie alle terapie, aumentano le persone che accedono ai farmaci, ma le nuove infezioni sono in crescita. E spesso non vengono diagnosticate, con il rischio di riaccendere i contagi. Perché l’Aids ormai non fa più paura. L’allarme è stato lanciato dall’Aids Society e dal Programma congiunto dell’Onu sull’Hiv/Aids (Unaids) in occasione della 22° Conferenza internazionale sull’Aids che si è da poco conclusa ad Amsterdam. Nell’occasione sono stati presentati i risultati di fase III dello studio DRIVE-FORWARD, che valuta il profilo di efficacia e sicurezza di doravirina (DOR), una molecola di nuova generazione per il trattamento dell’HIV, che appartiene alla classe degli inibitori non nucleosidici della transcrittasi inversa (NNRTI), utilizzata in combinazione con altri agenti antiretrovirali per il trattamento dell’infezione da HIV nei pazienti adulti naive. Lo studio ha coinvolto 766 pazienti naive alla terapia antiretrovirale, randomizzati in due gruppi (383 in ogni gruppo): il primo ha ricevuto doravirina (100mg) una compressa una volta al giorno, l’altro la combinazione di darunavir+ritonavir (800mg+100mg) una volta al giorno, entrambi in associazione con due analoghi nucleosidici della trascrittasi inversa (TDF/FTC o ABC/3TC). I risultati hanno evidenziato come il 73.1% dei pazienti trattati con una dose giornaliera di doravirina per 96 settimane, abbia raggiunto la soppressione della carica virale a fronte del 66.0% dei pazienti trattati con una dose giornaliera di darunavir in combinazione con ritonavir. Rispetto a questa combinazione, dunque, doravirina ha mostrato anche un miglior profilo lipidico, riducendo il rischio di ipercolesterolemia, frequente nei pazienti più avanti negli anni.
Paola Trombetta