Non aspettate a chiedere aiuto, ma rivolgetevi a un esperto all’insorgere di un sintomo, che possa fare sospettare un disagio psichico o in presenza di difficoltà in età evolutiva, per evitare di incorrere in una conclamata patologia: è l’appello degli esperti radunati di recente a Cagliari, in occasione di un Convegno congiunto promosso da Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e Sinpf (Società di NeuroPsico Farmacologia). Cambiamenti importanti in ambienti di vita, routine quotidiane, reti relazionali, educative e sociali sconvolte durante la pandemia, hanno messo di fronte 9 milioni di bambini e adolescenti italiani alle loro fragilità. In molti casi “esplose” in disturbi e disagi psico-emotivi e mentali, come attestano i dati che evidenziano circa 84% di accessi in più al Pronto Soccorso e ai servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza, documentati anche da uno studio in corso che riporta oltre 3000 accessi al pronto soccorso per motivi psichiatrici nel 2021, rispetto a poco più di 2000 nel 2019, di cui 839 per autolesionismo e ideazione comportamento suicidario. A questi si aggiungono un aumento dei tentativi di suicidio dell’82% e dell’ideazione suicidaria sino al 200%; visite urgenti per psicopatologia grave si sono quintuplicate, a fronte di un calo del 48% di accessi per altri disturbi, prevalentemente a causa della paura dei contagi.
«Il mancato supporto sociale o sanitario, dall’insegnante e altri adulti di riferimento extra-familiare e la drammatica diminuzione dell’interazione diretta con amici e compagni – spiega Alessandro Zuddas, Vicepresidente SINPIA e professore di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza all’Università di Cagliari – ha fatto esplodere in manifestazioni serie il disagio psichico e con esse anche la prescrizione di farmaci a volte con scelte prescrittive incongrue, orientate a antidepressivi o antipsicotici efficaci e sicuri negli adulti, molto meno nei bambini e ragazzi. Oggi invece disponiamo anche per i giovani di un importante armamentario terapeutico, di sicura efficacia».
Diagnosi e interventi precoci possono prevenire una prognosi negativa, garantire una buona qualità di vita e un adeguato funzionamento in tutti i contesti di vita. «Le terapie farmacologiche, nei casi moderati e severi – precisa Sara Carucci, Segretaria della Sezione di Psichiatria della SINPIA e neuropsichiatra infantile presso la ASL di Cagliari – fanno parte di progetti riabilitativi multimodali per la cura e la tutela della salute psichica dei minori, all’interno di protocolli clinici controllati e sicuri». Eppure solo la metà dei disturbi psichiatrici viene appropriatamente diagnosticata e solo un quinto può venir preso in carico dai servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza con le conseguenze sulla salute mentale di questi giovani, adulti di domani. «La carenza di servizi dedicati– aggiunge Claudio Mencacci, Co-Presidente Sinpf e direttore emerito di Psichiatria all’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano – è aggravata dalla disinformazione, tabù e stigma sociale e culturale, difficili da abbattere, con conseguenze importanti sul bambino/adolescente; la frequente condizione di comorbidità con altri disturbi psichiatrici contribuisce a complicare il quadro clinico e la risposta ai trattamenti». Da qui la necessità di informare, attivando azioni preventive e di screening per giovani e adolescenti sulle opportunità di riconoscimento del disagio psichico e sulle opzioni terapeutiche, rendendoli protagonisti del loro percorso di cura, in grado di potere scegliere di rivolgersi a un esperto, coinvolgendo i genitori o gli adulti di riferimento.
«Occorre implementare strutture e ambulatori –prosegue Matteo Balestrieri, Co-Presidente Sinpf e professore di Psichiatria all’Università di Udine – implementare le risorse umane affinché possano offrire servizi più efficaci e efficienti per dare aiuto concreto a famiglie e ragazzi, estendendo l’azione di sensibilizzazione anche alle autorità territoriali e istituzioni competenti. I bambini e i ragazzi, spesso la parte più vulnerabile della popolazione, hanno diritto alle cure specifiche per la loro età, di cui oggi disponiamo».
Francesca Morelli