<p> </p> <div> <span style=”line-height: 1.4;”>E’ un messaggio incoraggiante quello che hanno dato gli specialisti ematologi riuniti a Bologna per il convegno: “Leucemia Mieloide Cronica: Path to Cure”. Quattro/cinque pazienti su dieci, tra quanti ottengono dalla terapia una risposta molecolare completa, ovvero un livello molto basso di cellule leucemiche residue, possono essere considerati “guariti”. Ad oggi non è possibile definire con certezza quanti e quali malati possono raggiungere questo obiettivo, ma i progressi sono incoraggianti e fanno ben sperare per il futuro. La leucemia mieloide cronica (LMC), che fino a qualche anno fa sembrava una malattia invincibile, trattabile solo in casi selezionati con il trapianto di midollo, oggi può essere sconfitta grazie ai moderni inibitori della tirosin-chinasi, come nilotinib. </span></div> <div> <Questa patologia ha una frequenza di circa 15 nuovi casi per milione per anno, che in un paese come l’Italia vuol dire circa 900 nuovi casi ogni anno>, spiega il Prof. Michele Baccarani, Professore di Ematologia Università di Bologna . <Dal 2000 il farmaco più usato è stato imatinib, alla cui categoria appartengono oggi almeno altri quattro inibitori delle tirosin-chinasi. Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, che per almeno 20 anni era stato lo strumento terapeutico principale, l’unico in grado di produrre guarigioni, è ora impiegato solo nei casi di comprovata resistenza agli inibitori delle tirosin- chinasi. La leucemia mieloide cronica rappresenta un modello di malattia “pre-maligna” che inevitabilmente diventerebbe maligna, se non fosse trattata da farmaci mirati che, essendo molto specifici, sono poco tossici per la parte sana dell’organismo>.</div> <div> Grazie all’introduzione delle nuove terapie con più potenti inibitori della tirosin-chinasi, come nilotinib, è aumentato il tasso di sopravvivenza dei pazienti affetti da Leucemia Mieloide Cronica e dunque di coloro che vivono con la malattia. Ma soprattutto le ricerche più recenti dimostrano che oggi è possibile anche giungere ad una completa guarigione, cioè a non aver più bisogno di trattamenti farmacologici. E’ l’obiettivo dello studio ENESTFreedom, che partirà nelle prossime settimane, con il sostegno di Novartis, per valutare la possibilità di sospendere definitivamente la terapia nei pazienti trattati con nilotinib Il trial, che dovrebbe concludersi nel 2018, sarà effettuato in diversi Paesi del mondo e coinvolgerà otto centri italiani, coordinati dal Dipartimento di Ematologia dell’Università di Bologna.</div> <div> </div>