Nei due anni di pandemia i ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare sono triplicati, con un trend in ulteriore aumento in questo inizio del 2022. Nello stesso periodo l’età d’esordio di tali disturbi si è abbassata, con casi gravi anche a partire dagli undici, dodici e tredici anni. È l’allarme lanciato dalla SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla (15 marzo), secondo cui tra gli effetti della pandemia c’è, tra gli adolescenti e i preadolescenti italiani, la maggiore incidenza di disturbi legati al comportamento alimentare, come l’anoressia e la bulimia.
<Le richieste sarebbero ancora maggiori – spiega la professoressa Elisa Maria Fazzi, presidente della SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili di Brescia – dato che molte, soprattutto ragazze, non potendo essere accolte nei reparti per mancanza di posti letto, vengono appoggiate in realtà non adeguatamente attrezzate e non ricevono le cure idonee per la loro patologia, per la quale l’approccio del neuropsichiatra infantile è fondamentale soprattutto nei soggetti più giovani. Stiamo parlando di pazienti molto complessi in cui, alle problematiche internistiche e psicopatologiche del disturbo, si associano spesso diverse e gravi comorbidità psichiatriche e le competenze dei servizi di neuropsichiatria infantile sono indispensabili nei percorsi di presa in carico di queste pazienti, come pure l’importanza del coinvolgimento della famiglia nel percorso di cura>.
I disturbi del comportamento alimentare o disturbi dell’alimentazione, che insorgono prevalentemente in adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile, sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia e il disturbo da alimentazione incontrollata. Durante il lockdown la preoccupazione per la salute, per l’aspetto fisico e per l’attività sportiva sono stati tra i fattori principali per l’insorgenza dei disturbi alimentari tra gli adolescenti. A questi si aggiungono altri fattori di rischio come l’eccessivo tempo trascorso utilizzando i social media e l’influenza che questi hanno sull’ideale di magrezza. Inoltre, isolamento e solitudine sono conseguenze dell’anoressia e possono essere peggiorate dalle quarantene imposte durante la crisi sanitaria.
<La paura dell’infezione dal virus – spiega la Dottoressa Rosamaria Siracusano, Coordinatore della Sezione Scientifica di Psichiatria della SINPIA e Dirigente Medico Neuropsichiatria Infantile AOU Federico II di Napoli – ha favorito la sensazione di perdita di controllo che, nelle persone con disturbi alimentari, è spesso gestita con un aumento delle restrizioni dietetiche o altri comportamenti estremi di controllo del peso o con episodi da abbuffata>.
Secondo la SINPIA, la gravità di casi legati a disturbi alimentari si è tradotta in modo drammatico sui ricoveri di pazienti sempre più compromessi, che trovano solo nei reparti ospedalieri un immediato luogo di accoglienza in situazioni gravi. Inoltre, l’aumento della complessità e della gravità dei casi si ripercuote in degenze più lunghe rispetto al passato, anche per la carenza di strutture intermedie, di percorsi ambulatoriali o day-hospital, in cui permettere al paziente un ritorno al territorio o a strutture più specificamente riabilitative. Infine, la cura di pazienti con disturbi alimentari richiede il coinvolgimento attivo della famiglia, processo che rende necessario un percorso di sostegno ai genitori, di graduale reinserimento della paziente nell’ambiente familiare e nella vita sociale e scolastica, mantenendo uno stretto percorso di sorveglianza.
Paola Trombetta