Secondo le ultime stime fornite dalla SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale), in occasione dell’evento ‘Enuresi notturna e dismicrobismi intestinali in pediatria‘ tenutosi di recente a Milano, fanno la pipì a letto all’incirca il 20% dei bambini italiani a 5 anni – età nella quale dovrebbe essere maturato il controllo vescicale anche notturno – il 5-10% a 6 anni, con percentuali che scendono all’1,5-5% tra i bambini di 9-10 anni, e all’1% in età adolescenziale. «Una grossa percentuale di bambini con enuresi – dichiara Giuseppe Di Mauro, Presidente SIPPS – non viene adeguatamente trattata, ritenendo questo disturbo poco rilevante e, sia nell’opinione dei genitori che di alcuni medici, di sicura auto-risoluzione nel tempo». Sottovalutando però alcune implicazioni, innanzitutto psicologiche: ovvero che i bambini e gli adolescenti enuretici, sebbene il disturbo di norma si auto-limiti nel tempo, tendono ad abbassare il livello di autostima, come se fossero portatori di una malattia cronica, con possibili problemi depressivi e ripercussioni sull’adattamento scolastico.
Un errore ‘terapeutico’ pediatrico che potrebbe avere un forte impatto anche sulla vita adulta; infatti recenti studi evidenzierebbero un aumentato rischio di incontinenza urinaria nelle donne ed anche in adulti o anziani che avevano sofferto di enuresi e/o di problemi di disfunzione vescicale in tenera età..«Da queste ricerche – continua Di Mauro – emerge come la rapida presa in carico del bambino con disturbi della minzione e dell’enuresi possa contribuire a una significativa riduzione della percentuale di incontinenza da iperattività vescicale in età adulta e senile. E’ fondamentale che il piccolo venga innanzitutto aiutato dalla famiglia, fin dalle prime manifestazioni, a prendere consapevolezza del proprio problema, e che sia reso attivo protagonista del successo terapeutico intrapreso con uno specialista e/o con il pediatra di famiglia. Il quale potrà identificarsi con l’amico per aiutarlo a risolvere il “problema del letto bagnato” e della “vergogna” che ne può derivare». E la soddisfazione più grande per mamma e papà, sarà quella di vedere tornare sul viso del proprio bimbo un sorriso, trasformando l’enuresi in un brutto ricordo, ormai dimenticato. (Francesca Morelli)