Regole chiare, formazione specifica e obbligatoria all’interno di una non più rinviabile disciplina del settore: è il prossimo traguardo della medicina estetica, delineata nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati nel corso di un importante incontro scientifico-istituzionale dal titolo “Garantire la qualità e la professionalità nella Medicina estetica”. Voluto dall’onorevole Annarita Patriarca, della Commissione Affari sociali della Camera, patrocinato dall’Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione, e promosso da AMEI (Associazione Medicina Estetica Italiana), con il supporto non condizionato di ICAMP (Scuola Internazionale Medicina Estetica Pratica), l’incontro ha delineato un’analisi dell’intero settore, evidenziando come l’aumento esponenziale della domanda, unito alla carenza di norme su chi, come, con quale formazione e quali regole possa occuparsi di medicina estetica, abbia creato una situazione da “far-west”, dando spazio, accanto alle migliori competenze, a studi improvvisati, figure professionali inadeguate, corsi di formazione discutibili e fonti informative inaffidabili. E a questa confusione, rileva un’indagine condotta da CSA- sigla di Havas Media Network/ricerche e analytics- si associa il disorientamento del pubblico. La maggior parte degli intervistati indica infatti nei medici qualificati (medici estetici, chirurghi plastici, odontoiatri) le figure professionali di riferimento, ma il 32% sostiene che ci si debba rivolgere agli estetisti. Il 70% ritiene fondamentale la sicurezza delle terapie, ma il 33% afferma di rivolgersi a ricerche online per individuare operatori e strutture.
Da qui l’urgenza di un riordino dell’intero comparto. Va ribadito il ruolo della Medicina estetica che, come precisa la Presidente di Onda ETS, Osservatorio nazionale salute della donna e di genere Francesca Merzagora, <non deve solo “correggere”, ma migliorare la qualità della vita del paziente, per rispondere al suo benessere psico-fisico, anche rimuovendo e curando le cause legate all’insorgenza dell’inestetismo, all’interno di una dimensione di medicina preventiva, correttiva, restitutiva e riabilitativa>. <Deve essere avviato un solido assetto legislativo, perché l’attuale assenza di regole chiare e di percorsi formativi rigorosi>, spiega la presidente AMEI e ICAMP Maria Albini, <penalizza gli operatori seri e professionali a discapito della qualità e della sicurezza dei trattamenti e a danno dei cittadini>. E non si tratta di danni di poco conto: l’aumento delle complicanze viene ricordato da molti relatori, fra cui la presidente SICPRE (Societa Italiana Chirurgia Plastica Ricostruttiva Estetica) Stefania de Fazio e il presidente SIME (Società Italiana Medicina Estetica) Emanuele Bartoletti, che nel ribadire la necessità di formazioni adeguate segnala il forte aumento di pazienti (da 5 a 12 la settimana) vittime di complicanze che cercano rimedio nell’apposito centro di medicina estetica dell’Isola Tiberina.
Unanime, quindi, la richiesta di una svolta legislativa globale, che sostituisca le iniziative eterogenee e limitate, attualmente in campo. Una strada, questa, che inizia già a tracciarsi. <Ho avviato da tempo interlocuzioni con le società scientifiche di riferimento, l’ordine dei medici e degli odontoiatri e le Università>, ha spiegato l’onorevole Annarita Patriarca <e il confronto di oggi tra i principali interlocutori del settore pone le basi per iniziative legislative congiunte capaci di garantire a tutti i cittadini standard qualitativi e professionali adeguati e anche accesso semplificato, chiaro e trasparente alle informazioni sulle figure professionali coinvolte e sui trattamenti>.
Marilisa Zito