La parità di genere? Ancora un’utopia per quasi metà degli italiani e non solo sul lavoro. Sebbene principalmente nell’ambito professionale si notino le maggiori differenze: le donne sono infatti meno (e più difficilmente) rappresentate in ruoli “alti”, nella leadership politica e amministrativa e, per loro le retribuzioni anche a parità di incarico, sono sensibilmente inferiori. Opinione che è condivisa da gran parte delle donne (67%), ma anche dal percepito degli uomini (56%): il gentil sesso trova più ostacoli ad accedere alle professioni e al mondo del lavoro a causa delle scarsa forza, resistenza e capacità fisica (46.9% di uomini vs 43% di donne) o del loro carattere (27.9%). Dunque l’opportunità di carriera è “naturalmente” di appannaggio degli uomini: oltre un italiano su 5 ritiene che in una coppia eterosessuale, in cui entrambi i componenti lavorano, è giusto che l’uomo abbia maggiore opportunità di crescita professionale/lavorativa.
È quanto emerge dall’indagine Inclusion, condotta da AstraRicerche per Gilead Sciences, su un campione rappresentativo della popolazione italiana, i cui risultati sono stati diffusi in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza (11 febbraio), promossa dal 2017 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, patrocinata dall’UNESCO per favorire la partecipazione femminile in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM). Dalla ricerca emerge anche un altro dato: sempre 1 italiano su 5 ritiene che “le bambine che amano giocare con i giochi tipici dei maschi (robot, costruzioni, …) e i bambini che amano quelli tipici della femmine (bambole, mini-cucina giocattolo, …) cresceranno con confusione nella loro mente sui ruoli di donne e uomini”. Mentre la direzione deve essere all’inclusività e alla parità di genere: con questo scopo Gilead riconosce e promuove il valore dei progetti di ricerca indipendenti di ricercatrici e ricercatori italiani grazie al Fellowship Program, bando di concorso per la ricerca scientifica che migliora la qualità di vita dei pazienti, gli esiti della malattia o favorisce il raggiungimento di obiettivi di salute pubblica nell’area delle malattie infettive, oncologiche e oncoematologiche, giunto quest’anno alla sua undicesima edizione.
«Sostenere la ricerca scientifica libera è molto importante in questo momento storico e la pandemia ci ha insegnato quanto lo studio delle malattie infettive sia importante», dichiara Miriam Lichtner, vincitrice del Fellowship Program, direttore del reparto di Malattie Infettive all’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina e professore associato Università La Sapienza di Roma. «E’ il riconoscimento a un settore che in Italia subisce il peso di mancanza di investimenti e risorse, nonostante l’eccellenza dei ricercatori italiani nel mondo. Il Fellowship Program, realizzato all’insegna della parità di genere, dell’inclusione e del valore etico, è per le ricercatrici italiane una grande opportunità di far valere il proprio valore scientifico».
Gilead rilancia l’edizione del bando 2022, al via il prossimo 28 febbraio, e per la seconda volta il Premio speciale dedicato alle tematiche di Inclusion&Diversity, quest’anno rivolto a sottogruppi di popolazione culturalmente minoritari e discriminati all’interno della loro comunità di appartenenza o a gruppi sociali che siano penalizzati, oltre che dalla condizione socio-economica, anche dall’isolamento e dallo scarso interesse da parte del terzo settore. «Siamo orgogliosi di contribuire a promuovere la piena parità di genere anche attraverso il Fellowship & Community Award Program – precisa Gemma Saccomanni, Senior Director, Public Affairs Gilead Sciences Italia. «Crediamo nel valore della ricerca indipendente italiana perché il lavoro di ricercartici e ricercatori è fondamentale per migliorare la qualità di vita e di cura di chi è colpito da malattie gravi come Hiv, epatiti virali o patologie oncologiche e oncoematologiche. Con questo progetto sosteniamo idee che possano trasformarsi in progetti concreti, creando innovazione, cambiamento, eccezione. Consapevoli che le idee non hanno genere».
Francesca Morelli