Una corretta alimentazione può essere un importante alleato per la prevenzione di malattie infettive e croniche, soprattutto negli anziani. A sottolineare questo importante ruolo della nutrizione, in occasione della Giornata Mondiale dell’alimentazione promossa dalla FAO il 16 ottobre è HappyAgeing, l’Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo, che a questa tematica ha dedicato un’ intera sessione di discussione durante gli “Stati Generali dell’Invecchiamento Attivo”, svoltosi di recente a Roma. <In un mondo occidentale che progressivamente invecchia, per far fronte alle possibili patologie e favorire un invecchiamento in salute, occorrono politiche che favoriscano una corretta alimentazione, individuata come fondamentale anche dall’agenda europea per l’invecchiamento attivo>, ha spiegato il dottor Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico HappyAgeing. <Per raggiungere questo obiettivo occorre stare attenti agli effetti della crisi economica, che può cambiare la composizione del carrello della spesa, in qualità e quantità, ma anche puntare a una più precisa e diffusa informazione su questa importante tematica, senza indulgere a mode e falsi miti>. Ha aggiunto la professoressa Stefania Maggi, Dirigente di Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Sezione Invecchiamento di Padova, Presidente Fondazione Dieta Mediterranea: <Un sistema immunitario attivo e “giovane” può fare la differenza, tanto nel difendersi dalle malattie infettive quanto da quelle croniche, e il concetto di gioventù dovrebbe essere inteso, non tanto come un fattore anagrafico ma, prima di tutto, come una questione biologica. Se contro il passare degli anni non si può far nulla, molto si può invece fare per rallentarne l’effetto a livello biologico, agendo su corretti stili di vita, anche a partire dalla nutrizione>. Un tema quest’ultimo sottolineato anche dal professor Amedeo Zurlo, Vicepresidente Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) e Direttore della SC Geriatria AOU Ferrara. <I disturbi dell’alimentazione costituiscono una delle sindromi geriatriche che maggiormente impattano sulla durata e sulla qualità della vita delle persone anziane. Negli ultimi anni le evidenze scientifiche hanno rilevato come uno stato nutrizionale carente possa aggravare il fisiologico calo di efficienza del sistema immunitario senile, ponendo le basi per un’aumentata suscettibilità alle infezioni, di cui si è avuta riprova nelle recenti ondate epidemiche di Sars-CoV-2, che hanno colpito in prevalenza i soggetti più anziani. Al contempo, la ricerca scientifica ha da tempo evidenziato come una corretta alimentazione, finalizzata a prevenire le più comuni carenze nutrizionali (proteine, minerali, vitamine), sia in grado di sostenere il sistema immunitario senile e renderlo attivo nella profilassi dei fenomeni infettivi>.
Proprio sulla corretta informazione in tema di nutrizione delle persone anziane, e dunque sull’individuazione di possibili linee da proporre alle istituzioni, si sono concentrati, gli interventi del professor Claudio Pedone, Direttore UOC Geriatria – Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma e membro Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), e Roberto Copparoni, Dirigente Medico Ufficio 5 – Nutrizione e Informazione ai Consumatori, Direzione per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti del Ministero della Salute. <Nella mia attività clinica mi capita spesso di vedere alimentazioni sbilanciate negli anziani, a seguito di messaggi fuorvianti che si focalizzano sulla necessità di consumare poco un cibo o molto un altro, senza un bilanciamento dei nutrienti>, dichiara il Professor Pedone. <Dire “la carne fa male” o “i grassi vanno eliminati” sono semplificazioni che non aiutano, se non sono inserite in uno stile di vita complessivo. C’è molto da fare sul fronte educativo di tutta la popolazione, degli operatori sanitari e dei caregiver, incluse le persone che assistono gli anziani. Bisogna fornire conoscenze e strumenti e un valido supporto potrebbe venire da una consapevole lettura delle etichette nutrizionali dei cibi>.
Anche il Ministero della Salute ha di recente elaborato il documento Miglioramento della salute dell’anziano per gli aspetti nutrizionali . <Un lavoro importante, ma che da solo non basta>, puntualizza il professor Copparoni. <Bisogna fare formazione su tutto il territorio, creare un sistema di sorveglianza nutrizionale che ci permetta di misurare quanta sensibilità si traduce in risultati e inserire magari nella cartella clinica una scheda nutrizionale, che attualmente manca. Anche le etichette potrebbero essere un utile strumento, ma l’attuale evoluzione della normativa non aiuta perché, volendo semplificare la lettura da parte del consumatore, si è caduti in un eccesso opposto che può finire per orientare la scelta verso i prodotti ad etichetta “verde”, escludendo magari dei nutrienti che nella giusta quantità sono importanti. Un sistema che, in nome della semplificazione, potrebbe finire per deresponsabilizzare anziano e caregiver, con un effetto opposto a quello desiderato per quanto riguarda la nutrizione consapevole>.
Antonella Franchini