Non è solo un problema di pressione oculare. Il glaucoma potrebbe essere considerato una malattia neurodegenerativa, che priva progressivamente l’occhio della sua energia vitale, interessando anche il sistema nervoso. Riflettori puntati su questa patologia dal 9 al 15 marzo in occasione della Settimana mondiale del Glaucoma che quest’anno ha come tema “Uniti per un mondo senza glaucoma” con l’obiettivo di riunire tutte le comunità per combattere insieme la cecità causata da questa patologia. In Italia il glaucoma, che rappresenta la prima causa di cecità irreversibile, colpisce un milione di persone, ma circa la metà non ne è consapevole. Studi recenti hanno confermato che il glaucoma non è solo una patologia della pressione intraoculare, ma una vera neurodegenerazione che segue le orme dell’Alzheimer e del Parkinson. Al centro della progressiva perdita di cellule ganglionari retiniche sembra essere coinvolta una disfunzione mitocondriale. Un tema che sarà oggetto il 14 marzo di una relazione dal titolo “Piruvato e mitocondrio: strategie metaboliche per contrastare la neurodegenerazione” nell’ambito del Congresso dell’Associazione Italiana per lo Studio del Glaucoma (AISG) che si svolgerà a Genova dal 13 al 15 marzo.
<Il glaucoma è una patologia del nervo ottico che comporta un aumento della pressione oculare>, spiega Matteo Sacchi, professore associato di Oftalmologia, responsabile del Centro Glaucoma UOC di Oftalmologia, Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari. <Oggi il glaucoma viene considerato anche una patologia mitocondriale, poiché colpisce direttamente le centrali energetiche delle cellule. I mitocondri producono l’energia necessaria per il funzionamento cellulare e quelle ganglionari della retina, presenti nel nervo ottico, ne possiedono una grande concentrazione. Questo ci fa comprendere quanto il nervo ottico sia un tessuto ad altissimo consumo energetico e quanto dipenda dai mitocondri per la propria funzione e sopravvivenza>. Quando i mitocondri diventano disfunzionali, come accade nel glaucoma, la produzione di energia si riduce di oltre il 30%: invece di supportare la cellula, generano radicali liberi, causando stress ossidativo e tossicità. Il risultato è un lento avvelenamento delle cellule ganglionari, che muoiono in un processo simile a quello delle malattie neurodegenerative. Il danno si accumula silenziosamente fino a quando la percezione si offusca, i contorni si dissolvono e la visione scompare. <Recenti studi – prosegue il professor Sacchi – hanno dimostrato che esiste una correlazione fra glaucoma, progressione della malattia e ridotta funzione respiratoria cellulare. Questa evidenza supporta la necessità di agire con un’azione anche a livello mitocondriale>.
Mentre fino a poco fa l’unico approccio terapeutico per il glaucoma consisteva nel ridurre la pressione intraoculare, adesso il mitocondrio è diventato un nuovo target terapeutico con trattamenti che mirano a preservarne la funzione. Tra le nuove soluzioni disponibili c’è un tris di molecole (piruvato, nicotinamide, coenzima Q10) in grado di migliorare la funzione energetica mitocondriale e proteggere il mitocondrio dalla neurodegenerazione. <Queste tre molecole agiscono sinergicamente per stimolare la funzione mitocondriale, aumentando la produzione di energia e proteggendo anche le cellule ganglionari retiniche dallo stress ossidativo e dall’apoptosi>, spiega Luca Agnifili, professore associato e responsabile del Centro regionale dei glaucomi presso l’Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara. <Le tre molecole agiscono con meccanismi diversi, ma con lo stesso obiettivo: ottimizzare la produzione di energia mitocondriale, ridurre l’ossidazione cellulare e limitare la morte programmata delle cellule (apoptosi)>. L’efficacia di tali composti è stata dimostrata in importanti studi clinici, pubblicati su prestigiose riviste internazionali. In questi studi si è dimostrato come la combinazione di nicotinamide e piruvato, ad elevati dosaggi, determini un significativo miglioramento della funzione visiva, confermando sull’uomo i risultati di recenti ricerche sperimentali. <Proprio alla luce di queste evidenze scientifiche – aggiunge Agnifili – oggi è necessario un approccio multifattoriale alla malattia che includa, accanto alla riduzione della pressione intraoculare, l’adozione di strategie neuroprotettive mirate, ovvero capaci di agire alla radice del problema: la disfunzione mitocondriale. La neuroprotezione è più efficace se iniziata precocemente>.
Paola Trombetta