ICTUS, CONOSCERLO PER NON AVERNE PAURA

Mercoledì 29 ottobre è la Giornata mondiale per la lotta all’ictus cerebrale. Un’importante scadenza che quest’anno è dedicata alle donne, maggiormente colpite dalla malattia rispetto agli uomini. Le cause? Gli elevati fattori specifici di rischio come diabete, fibrillazione atriale, ipertensione, emicrania con aura, depressione; ma anche per le condizioni ormonali o legate alla gestazione, e soprattutto per gli esiti spesso più invalidanti. Non va poi dimenticato che sono sempre le donne a doversi prendere cura dei parenti malati cronici.

Le iniziative in occasione della Giornata mondiale sono tantissime.
Fino al 29 ottobre, con l’appoggio di alcuni sponsor istituzionali, A.L.I.Ce. Italia, l’associazione che promuove la prevenzione e cerca di favorire il reinserimento sociale, organizza, presso le farmacie delle città italiane, il controllo della pressione arteriosa mediante un apparecchio che rileva l’eventuale presenza di fibrillazione atriale, un’anomalia del ritmo cardiaco che causa ben tre ictus su 4, che potrebbero però essere evitati grazie a una costante prevenzione e a un’attenta diagnosi precoce.
Su tutto il territorio nazionale sono organizzati screening in piazza e in strutture ospedaliere, aperti alla Cittadinanza. All’Ospedale Nuovo di Legnano, sabato 25 ottobre, l’Unità Operativa di Neurologia in collaborazione con A.L.I.Ce, tiene un incontro per informare la cittadinanza sull’ictus cerebrale. Ai presenti la possibilità di compilare la Carta del rischio cerebro-vascolare.
Ma l’ictus cerebrale non è solo emergenza sanitaria, è anche un problema sociale. Così, per evitare che le persone colpite restino sole a fronteggiare la tragedia, A.L.I.Ce., l’associazione di volontari che hanno già conosciuto l’ictus, s’impegna costantemente. Sotto la guida del Presidente Giacomo Falzi, l’associazione organizza incontri di informazione e prevenzione. Obiettivo: creare una rete tra i parenti e, con l’aiuto di sanitari specializzati, restare informati. La promozione è alla base della lotta: comunicare uno stile di vita più sano, controlli periodici e comportamenti virtuosi sono informazioni valide per tutte le età.
Come individuare i sintomi? Il campanello d’allarme scatta quando ci si trova davanti a: improvvisa debolezza, insensibilità o comparsa di formicolii a una metà del volto, a un braccio o a una gamba oppure a tutta la metà del corpo. La bocca si piega, incapacità di esprimersi e di comprendere chi parla, oscuramento o perdita della vista da un solo occhio, inspiegabile sensazione di vertigine, capogiro, sbandamento o caduta e mal di testa.
L’ictus è dunque un’emergenza. Perciò, all’Ospedale di Legnano, lo scorso aprile è stato attivato da A.L.I.Ce. il nuovo sportello dedicato. Il servizio, oltre a sostenere le famiglie, vuole fornire informazioni a scopo preventivo in modo da individuare immediatamente i segni premonitori e arginare i danni. Infatti la persona con sospetto attacco deve ricevere istantaneamente le cure più adatte: va contattato subito il 118 (al massimo entro 6 ore), poiché è fondamentale trasportare l’ammalato con urgenza in ospedale, meglio se nei centri organizzati per l’emergenza. Proprio come quello di Legnano dove da 6 anni, grazie all’impegno della dottoressa Maria Vittoria Calloni, è attiva “l’Unità Urgenza Ictus – Stroke unit”, pronta a curare il malato e assistere i familiari con la collaborazione dell’associazione.
«L’ictus cerebrale, chiamato “colpo” – spiega il presidente Falzi – è una lesione cerebrovascolare causata dall’interruzione del flusso di sangue al cervello, dovuta a ostruzione o a rottura di un’arteria. Come un attacco di cuore, può colpire improvvisamente, spesso senza preavviso e senza dolore. Nel caso in cui l’ictus sia determinato da un’ischemia è possibile procedere alla trombolisi, una tecnica in grado di sciogliere il coagulo che impedisce al sangue di arrivare al cervello. Il fattore tempo è determinante».
La cosa importante, dunque, è agire il più presto possibile: prima si interviene, più parti di cervello si possono salvare. «I volontari che affiancano i parenti delle persone colpite da ictus sono già passati dalla stessa situazione – spiega il presidente di A.L.I.Ce.  – e quindi conoscono i dubbi e le domande. Sanno bene quale sia la sensazione di smarrimento nel vedere il proprio caro stare male all’improvviso. Ciò permette di creare una rete anche al di fuori dell’ospedale: le famiglie, attraverso l’associazione, hanno la possibilità di contattarsi tra loro, aiutandosi».

Per info: www.aliceitalia.org  

(Giovanna Tettamanzi)