“Tanto ormai…” è il titolo dell’ebook, scaricabile gratuitamente all’indirizzo www.tantormai.it, che racconta il caso della scrittrice Chiara Palazzolo, morta il 6 agosto 2012 al Policlinico Gemelli di Roma per un tumore al fegato, dopo un ricovero di due settimane. <Un ricovero gestito dal personale sanitario in modo negligente e inappropriato, che non ha portato nessun beneficio clinico, né è riuscito a rendere sereni i suoi ultimi giorni di vita, in quanto non sono state erogate neppure le cure palliative e la terapia del dolore>, denuncia il marito, Anselmo Terminelli, giornalista esperto in politica sanitaria e autore del libro. “Tanto ormai…” riprende l’espressione che alcuni medici e infermieri continuano a pronunciare con le parole e con i fatti quando si trovano davanti malati terminali. Questo accade anche in alcuni ospedali d’eccellenza, nonostante sia in vigore in Italia dal 2010 la legge sulle cure palliative, che obbliga invece i sanitari ad attivare una serie di prestazioni per eliminare la sofferenza dei malati. <Grazie a questa legge, “ogni paziente inguaribile dovrebbe essere curabile”>, ribadisce l’autore, <e dovrebbe essere messo nelle condizioni di poter usufruire dei farmaci specifici per la sua malattia, ma anche delle terapie per contrastare il dolore e la sofferenza. Ma poiché la gente non sempre è aggiornata sui progressi della medicina, sarebbe auspicabile la presenza in ogni ospedale di un Garante per la tutela della dignità del malato con la funzione di ripristinare le cure appropriate quando emergono negligenze. Questa figura sarebbe innanzitutto di ausilio ai malati, ma anche all’ospedale poiché bloccherebbe sul nascere eventuali casi di “malpractice”, oggetto poi di contenzioso legale>.
Nel corso del ricovero di Chiara Palazzolo – denuncia il libro – sono emerse numerose negligenze e inadempienze, e non solo sotto il profilo assistenziale. Le più comuni forme di “pietas” per il cadavere, riconosciute ai congiunti del defunto dalle leggi italiane e dalla religione cattolica, sono state tutte vietate ai parenti di Chiara, pur essendo il Gemelli una struttura sanitaria di ispirazione cattolica.
Il libro pone anche la domanda se la negligenza nei confronti di Chiara abbia compromesso non solo una migliore qualità dei suoi ultimi giorni di vita, ma anche la possibilità di vivere più a lungo. Inoltre si chiede anche se, per questo comportamento negligente assunto dai sanitari, non siano configurabili ipotesi di lesioni e se non sia il caso di prevedere una specifica sanzione penale per casi di questo genere.
(Paola Trombetta)