La prevenzione della prematurità deve essere una priorità della ricerca

Sono circa 24 mila i neonati che ogni anno in Italia, nascono prima della 37a settimana gestazionale. Un numero importante, pari al 6,3% del totale delle nascite: di questi il 75,3% tra la 34a e la 36a settimana gestazionale e lo 0.9-1% prima delle 32 settimane. Evento che porta con sé possibili gravi implicazioni, principalmente disturbi del neurosviluppo dovuti alla non completa maturazione nell’utero materno, che impatta con effetti a breve e lungo termine sulle funzioni del cervello e sull’armonia dello sviluppo. In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità 2024 (17 Novembre), la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) sottolinea come la prevenzione e la cura della prematurità debbano essere una priorità della ricerca. Sono fondamentali interventi precoci nei bambini pretermine finalizzati a promuovere la plasticità cerebrale e tutte le funzioni motorie, sensoriali, comunicativo-linguistiche, cognitive ed emotivo-relazionali, utili a ridurre anche il carico emotivo di mamma e papà e favorire la nascita della relazione genitori-bambino.

«Negli anni – spiega Elisa Fazzi, Presidente SINPIA, Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Professore dell’Università di Brescia sono diminuite le problematiche motorie e cognitive gravi, come le paralisi cerebrali e la disabilità intellettiva grave, un tempo le più temute, ma sono aumentati problemi legati alla coordinazione motoria, alle funzioni di apprendimento, comunicativo-linguistiche, emotivo-relazionali e sociali. Pertanto un bambino pretermine può potenzialmente rappresentare il “prototipo” di un piccolo a rischio di un disturbo del neurosviluppo». Tuttavia una quota di bambini pretermine, nati di peso estremamente basso, sviluppa ancora deficit di tipo motorio come paralisi cerebrale infantile (5-10%), ritardi di sviluppo, disabilità cognitiva di varia gravità, problemi comportamentali, deficit dell’attenzione e/o iperattività, difficoltà di regolazione delle emozioni, disturbi dello spettro autistico (25-50%), con un impatto importante  sulla persona, sulle famiglie e per l’assistenza sanitaria pubblica, tenuto conto delle conseguenze di queste problematiche che spesso permangono per tutta la vita. Dato positivo: il numero di bambini che crescono oggi senza disabilità gravi è aumentato perché sono diminuite le lesioni cerebrali più gravi, ma resta importante la percentuale di coloro con età gestazionale più bassa ad alto rischio di sviluppo neuropsichico non del tutto ottimale. Occorre pertanto intervenire presto. «Prevenire o mitigare gli eventi che rallentano lo sviluppo nell’arco dei primi mesi di vita – aggiunge Antonella Costantino, Past President SINPIA e Direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – è fondamentale perché il cervello in questa precoce fase evolutiva è plastico, capace di modificare la propria struttura e funzione in base all’esperienza, attraverso meccanismi “epigenetici”, influenze ambientali che possono agire sul DNA “accendendo” o “spegnendo” determinati geni capaci di influenzare lo sviluppo. L’ambiente agisce come un “farmaco” sul cervello del pretermine, tracciando in qualche modo le basi dello sviluppo futuro». Da qui l’importanza di esperienze e relazioni precoci, di cure neonatali tempestive mediate dalla relazione con i genitori e con la famiglia, primo e fisiologico ambiente in cui un neonato cresce. Non ultimo è fondamentale accompagnare bambini e famiglie anche dopo le dimissioni dalla Terapia Intensiva Neonatale attraverso programmi di follow-up che coinvolgano neuropsichiatra infantile e pediatra neonatologo, avviando laddove necessario programmi abilitativi tempestivi, monitorati fino all’età scolare quando possono emergere nuove problematiche del neurosviluppo.

Francesca Morelli

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